Papa Francesco si è recato questa sera in visita privata nella Basilica di Santa Maria Maggiore, com’è ormai tradizione alla vigilia di ogni viaggio internazionale. Ha sostato in preghiera davanti all’icona di Maria Salus Populi Romani a cui ha affidato la sua visita in Myanmar e Bangladesh.
Una chiave di lettura del viaggio
“Amore e pace”. “Armonia e pace”. La dichiarazione di intenti campeggia tra le volute che disegnano i due loghi del viaggio. Al di là delle varianti grafiche che li caratterizzano, un cuore e una colomba, i due motti sembrano suggerire che a battere in vista dell’evento sia quasi lo stesso cuore. Non è né può essere propriamente così, ma può starci anche questa tra le tante chiavi di lettura del prossimo approdo di Papa Francesco in Myanmar e Bangladesh.
Periferie al centro
Due Paesi vicini e molto differenti, a cominciare dalla religione di maggioranza e dall’inversa proporzione numerica della popolazione rispetto all’estensione dei propri territori – dove quello bengalese è il sesto tra i più densamente abitati sul pianeta. Ma anche due Paesi uniti dal passaggio di un uomo che da anni, con i suoi viaggi, sta abituando l’Occidente autoreferenziale a voltarsi verso le supposte “periferie” geografiche e da lì portare alla ribalta – “en vivo” direbbe Francesco – situazioni snobbate da certa geopolitica e da certa narrazione mediatica.
Due mondi per la pace
Diversità di storia e di cronaca, dunque, ma che il viaggio che inizia stasera alle 21.40, con il decollo del volo papale da Fiumicino, abbina a una comune richiesta, la pace. Pace invocata anzitutto dalle minuscole Chiese birmana e bengalese in attesa del loro Pastore, che ha appena ripetuto di non vedere l’ora di essere con loro. Pace per il Myanmar buddista, in transizione lenta verso la democrazia e con la questione aperta dei profughi rohingya che il recente accordo sul rimpatrio siglato tra Yangon e Dacca potrebbe portare a soluzione. E pace per il Bangladesh musulmano, per anni etichettato come Paese “tra i più poveri del mondo” ma del quale – grazie soprattutto ai riflettori accesi dall’imminente arrivo del Papa – si scoprono ora i meriti di un significativo progresso negli indici di sviluppo umano, specie nella scolarizzazione.
Gli appuntamenti in Myanmar
Francesco trascorrerà circa tre giorni in entrambi i Paesi. Dopo l’atterraggio a Yangon di domani, ore 13.30 locali, l’inizio degli appuntamenti ufficiali in Myanmar avverrà martedì prossimo con uno spostamento nella capitale Nay Pyi Taw (un milione di abitanti contro i cinque di Yangon) per l’incontro del Papa col presidente Htin Kyaw e il consigliere di Stato e ministro degli Esteri, la Premio Nobel Aung San Suu Kyi e, a seguire, gli interventi al cospetto delle autorità birmane. Mercoledì 29, di nuovo a Yangon, Francesco celebrerà la Messa in un antico ippodromo coloniale, oggi supercentro sportivo, per poi immergersi nelle atmosfere della Kaba Aye paya, la “Pagoda della pace mondiale” dove incontrerà un Comitato di 47 monaci buddisti, quindi di nuovo nella realtà ecclesiale locale assieme a vescovi birmani. Giovedì 30 una nuova celebrazione eucaristica alla St Mary’s Cathedral di Yangon, protagonisti i giovani birmani
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La tappa in Bangladesh
Poi due ore e mezza di volo, e mezz’ora in meno di fuso orario, per risalire verso ovest e raggiungere il Bangladesh alle 15 ora locale. La seconda tappa del viaggio sarà subito aperta dagli appuntamenti protocollari nella capitale Dacca. Dopo gli omaggi al Memoriale dei martiri della patria e al Memoriale del fondatore della nazione, Francesco incontrerà, secondo lo schema consueto, il presidente Abdul Hamid in privato per poi prendere la parola davanti alle autorità politiche, civili e diplomatiche del Paese. Il giorno successivo, primo dicembre, il Papa presiederà la Messa di ordinazione di 16 sacerdoti, riceverà in Nunziatura la visita del primo ministro bengalese, quindi a concludere il momento con i vescovi locali e poi con le migliaia di persone attese all’incontro interreligioso ed ecumenico per la pace. L’ultima giornata, il 2 dicembre, si aprirà con un appuntamento tra i più intensi – la visita di Francesco tra i malati della “Casa Madre Teresa” in Tejgaon – per poi proseguire con l’abbraccio alle consacrate e ai religiosi in Bangladesh e da ultimo l’incontro con i giovani. Anche qui, come in Myanmar, l’ultimo spazio voluto dal Papa sarà per coloro che avranno la possibilità di dare nuova linfa a quella “pace” che da giorni sventola sul cuore e la colomba.
di Alessandro De Carolis per la Radio Vaticana
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