Adriana Masotti – Città del Vaticano per Vaticannews.va
Nella catechesi all’udienza generale di questo mercoledì, Papa Francesco torna a ripercorrere le tappe principali del suo recente viaggio in Kazakhstan per sottolineare il significato dei momenti vissuti e per ringraziare il presidente della Repubblica, le autorità, i vescovi e quanti hanno collaborato alla sua accoglienza nel Paese.
Il Papa ricorda che motivo principale della sua visita è stata la partecipazione al settimo Congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali, promosso nella capitale Nur-Sultan dal governo locale che da vent’anni vuol presentare al mondo il proprio Paese “come luogo di incontro e di dialogo, in questo caso a livello religioso e quindi protagonista nella promozione della pace e della fratellanza umana”.
Questo significa mettere le religioni al centro dell’impegno per la costruzione di un mondo in cui ci si ascolta e ci si rispetta nella diversità. E questo non è relativismo, no: è ascoltare e rispettare. E di questo va dato atto al Governo kazako, che, dopo essersi liberato dal giogo del regime ateistico, ora propone una strada di civiltà che tenga insieme politica e religione, senza confonderle né separarle, condannando nettamente fondamentalismi ed estremismi. E’ una posizione equilibrata e di unità.
Papa Francesco sottolinea la continuità della Dichiarazione finale approvata dal Congresso rispetto a quella firmata ad Abu Dhabi nel febbraio 2019 sulla fratellanza umana e indica questo passo come il “frutto di un cammino che parte da lontano”:
Penso naturalmente allo storico Incontro interreligioso per la pace convocato da San Giovanni Paolo II ad Assisi nel 1986, tanto criticato dalla gente che non aveva lungimiranza; penso allo sguardo lungimirante di San Giovanni XXIII e San Paolo VI; e anche a quello di grandi anime di altre religioni – mi limito a ricordare il Mahatma Gandhi. Ma come non fare memoria di tanti martiri, uomini e donne di ogni età, lingua e nazione, che hanno pagato con la vita la fedeltà al Dio della pace e della fraternità? Lo sappiamo: i momenti solenni sono importanti, ma poi è l’impegno quotidiano, è la testimonianza concreta che costruisce un mondo migliore per tutti.
Il viaggio è stato anche occasione per incontrare le autorità del Kazakhstan e la comunità ecclesiale, prosegue Francesco, e sottolinea ancora la vocazione di quel Paese in cui convivono centocinquanta gruppi etnici e più di ottanta lingue, ad essere un “Paese di incontro, di culture, di lingue”‘. Una vocazione, afferma, che va incoraggiata e sostenuta.
Come pure ho auspicato che possa proseguire la costruzione di una democrazia sempre più matura, in grado di rispondere effettivamente alle esigenze dell’intera società. È un compito arduo, che richiede tempo, ma già bisogna riconoscere che il Kazakhstan ha fatto scelte molto positive, come quella di dire “no” alle armi nucleari e quella di buone politiche energetiche e ambientali. Questo è stato coraggioso. In un momento in cui questa tragica guerra ci porta che alcuni pensano nelle armi nucleari, quella pazzia, questo Paese già dall’inizio dice “no” alle armi nucleari.
Della Chiesa locale, il Papa sottolinea la gioia e l’entusiasmo. I cattolici sono una minoranza, dice, “ma questa condizione, se vissuta con fede, può portare frutti evangelici”. E prosegue indicandone alcuni:
Anzitutto la beatitudine della piccolezza, dell’essere lievito, sale e luce contando unicamente sul Signore e non su qualche forma di rilevanza umana. Inoltre la scarsità numerica invita a sviluppare le relazioni con i cristiani di altre confessioni, e anche la fraternità con tutti. Dunque piccolo gregge, sì, ma aperto, non chiuso, non difensivo, aperto e fiducioso nell’azione dello Spirito Santo, che soffia liberamente dove e come vuole.
In Kazakhstan molti sono stati gli uomini e le donne che nel periodo della persecuzione alla Chiesa hanno dato la loro vita per il Vangelo e a braccio Papa Francesco aggiunge:
I martiri: i martiri di quel Popolo santo di Dio, perché ha sofferto decadi di oppressione ateistica, fino alla liberazione 30 anni fa, uomini e donne che hanno sofferto tanto per la fede nel lungo periodo della persecuzione. Assassinati, torturati, carcerati, per la fede.
Ancora un ricordo e un’immagine: “il piazzale di Expo 2017, circondato da architetture ultra-moderne” dove il Papa ha presieduto alla Messa nella festa dell’Esaltazione della Croce. Francesco commenta: “In un mondo nel quale progresso e regresso si intrecciano, la Croce di Cristo rimane l’ancora di salvezza: segno della speranza che non delude perché fondata sull’amore di Dio”. La riflessione del Papa si conclude con la speranza che il viaggio compiuto porti frutti per il Kazakhstan e per la vita di quella Chiesa.
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