Crisi di vocazioni, questioni inerenti la pedofilia e rapporti con i lefebvriani. Sono alcuni dei temi toccati da Papa Francesco in una lunga intervista concessa al quotidiano cattolico francese La Croix, pubblicata oggi. “Seppure la Francia sia la figlia primogenita della Chiesa”, essa è una “periferia da evangelizzare”, sottolinea il Papa, che conferma di aver ricevuto una lettera di invito dal presidente Hollande e dall’episcopato. Per ora non ci sono date, anche se pare escluso il 2017, anno elettorale in Francia, mentre è citata la tappa eventuale a Marsiglia che rappresenta “una porta aperta sul mondo” e in cui nessun Papa è finora andato.
Importante il ruolo dei laici nell’evangelizzazione
Riguardo l’evangelizzazione, Francesco sottolinea che “non c’è necessariamente bisogno di sacerdoti”, citando l’esempio storico della Corea che nei secoli, dopo l’arrivo dei primi missionari, ha visto i laici in prima fila. “Il Battesimo”, afferma il Papa, “dona la forza di evangelizzare” e lo Spirito Santo ricevuto in esso “spinge ad uscire per diffondere il messaggio cristiano con coraggio”. Poi, mette di nuovo in guardia contro il “clericalismo” che definisce un “pericolo”.
Tolleranza zero nei casi di pedofilia
Il Papa risponde sui problemi odierni della Chiesa di Francia scossa in queste ultime settimane da casi di pedofilia. “In questo ambito”, dice, ”non ci può essere prescrizione”. “A causa di questi abusi”, aggiunge, ”un sacerdote chiamato per vocazione a guidare a Dio un bambino, lo distrugge”. “Semina il male, il risentimento e il dolore. Come ha detto Benedetto XVI, la tolleranza deve essere zero”. A questo proposito il Papa, in base agli elementi di cui dispone, difende il cardinale Philippe Babarin, arcivescovo di Lione e sotto inchiesta. “Ha preso”, dice, ”le misure necessarie”, definendolo un uomo “coraggioso, creativo, un missionario”. Francesco spiega inoltre di attendere l’esito della procedura giudiziaria che riguarda il porporato e sottolinea che non è il caso di parlare di dimissioni: ora sarebbe “un controsenso”, “un’imprudenza”.
Altra questione legata alla Chiesa di Francia, è il rapporto con la Fraternità San Pio X. “Avanziamo lentamente e con prudenza”, dichiara il Papa, che nell’intervista parla dei lefebvriani come di “cattolici in cammino verso la piena comunione”, affermando che il superiore, mons. Bernard Fellay, “è un uomo con il quale si può discutere”.
E’ possibile la coesisteza tra cristiani e musulmani
Spazio anche nell’intervista alle questioni legate alle migrazioni e al rapporto con l’Islam. Sui rifugiati il Papa riconosce che “non si possono spalancare le porte in modo irrazionale”, ma indica che occorre interrogarsi sulla questione fondamentale, cioè il “perchè” delle migrazioni, l’origine della fuga di milioni di persone. Francesco torna a citare quindi un “sistema economico mondiale in preda all’idolatria del Dio denaro” e a invitare gli europei a favorire l’integrazione evitando invece il pericolo di “ghettizzarli”. “La coesistenza tra cristiani e musulmani è possibile”, dice Francesco, “non credo che oggi ci sia paura dell’Islam, in quanto tale”, ma dell’Isis e della sua “guerra di conquista” che è in parte tratta dall’islam. “E’ vero”, continua Francesco, “che l’idea della conquista appartiene allo spirito dell’islam, ma si potrebbe interpretare secondo la stessa idea di conquista la fine del Vangelo di Matteo, quando Gesù invia i suoi discepoli a tutte le nazioni”. Quindi, il Papa invita a interrogarsi sul modo in cui “un modello troppo occidentale di democrazia è stato esportato in Paesi come l’Iraq, dove un governo forte già esisteva in precedenza. Oppure, in Libia, dove esiste una struttura tribale”. “Non possiamo andare avanti senza prendere in considerazione queste culture”, conclude Francesco.
La Stato deve essere laico, non confessionale
Affrontando poi la questione della laicità in rapporto con la libertà religiosa, il Papa afferma chiaramente che uno “Stato deve essere laico”. Gli “Stati confessionali”, aggiunge, “finiscono male”. E poi spiega: “Credo che una laicità accompagnata da una solida legge che garantisce la libertà religiosa offra un quadro di riferimento per andare avanti; siamo tutti uguali, come figli di Dio o con la nostra dignità di persone. Ma ciascuno deve aver la libertà di esteriorizzare la sua fede”. “Se una donna musulmana vuole portare il velo, deve poterlo fare, alla stessa maniera di un cattolico che voglia portare una croce”. La “modesta critica” che il Papa rivolge alla Francia riguarda il fatto che “esagera con la laicità”, a causa di un modo di considerare le religioni come “sotto-culture, piuttosto che culture a pieno titolo con i loro diritti”, un approccio che il Pontefice definisce “una comprensibile eredità dell’Illuminismo, che continua ad esistere”. L’auspicio è che il Paese faccia “un passo avanti su questo tema, per accettare che l’apertura alla trascendenza sia un diritto per tutti”.
Obiezione di coscienza, un diritto da difendere
A Francesco viene anche chiesto, nel quadro delle questioni legate alla laicità, come i cattolici debbano difendere le loro convinzioni di fronte a leggi quali quella sull’eutanasia o sulle unioni civili. Il Papa rimanda al parlamento “discutere, argomentare, spiegare, dare le ragioni” perchè, dice, “è così che una società cresce”. Tuttavia, una volta che una legge è stata approvata, chiarisce Francesco, “lo Stato deve anche rispettare le coscienze”. In tal senso, “il diritto all’obiezione di coscienza deve essere riconosciuto all’interno di ogni struttura giuridica, perché è un diritto umano. Anche per un funzionario pubblico, che è una persona umana. Lo Stato deve anche prendere in considerazione le critiche”.
Cristianesimo per l’Europa è servizio
Altri riferimenti del Papa nell’intervista sono alle differenze tra i due Sinodi che si sono svolti in Vaticano sulla famiglia e ancora alle radici cristiane dell’Europa, radici “plurali” per il Ponterfice, in merito alle quali lamenta toni di discussione che definisce a volte “trionfalisti” o “vendicativi”, e che sanno di “colonialismo”. Il dovere del cristianesimo per l’Europa, invece, secondo Francesco è il “servizio” e il ” dono della vita”.
Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)