Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Nel dichiarare la nullità o la validità del vincolo matrimoniale, voi giudici del Tribunale della Rota Romana “vi ponete come esperti della coscienza dei fedeli cristiani”, e per questo dovete impedire, insieme ai vescovi locali, ma anche ai sacerdoti e laici impegnati nella pastorale, che la coscienza dei fedeli in difficoltà nel loro matrimonio si chiuda ad un cammino di grazia.
Così Papa Francesco si è rivolto ai giudici rotali nel suo discorso per l’inaugurazione dell’Anno giudiziario del Tribunale della Rota Romana, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico.
Dopo il saluto del decano del Tribunale, monsignor Pio Vito Pinto, il Pontefice ha centrato l’attenzione su un aspetto qualificante del servizio dei giudici, “la centralità della coscienza”. Il vostro, ha spiegato è un “ministero della pace delle coscienze” che richiede di essere esercitato “in tutta coscienza”.
Nel decidere sulla dichiarazione di nullità o validità di un matrimonio, ha proseguito Francesco, invocate l’assistenza divina per raggiungere la connessione tra la certezza morale e l’ambito della vostra coscienza, noto solo allo Spirito Santo. Solo così potrete entrare nell’ambito sacro della coscienza dei fedeli.
L’ ambito della coscienza, ha sottolineato il Papa, è risuonato in modo significativo nell’Esortazione apostolica Amoris laetitia.
Ciò è derivato dalla consapevolezza che il Successore di Pietro e i Padri sinodali hanno maturato circa l’impellente necessità di ascolto, da parte dei Pastori della Chiesa, delle istanze e delle attese di quei fedeli i quali hanno reso la propria coscienza muta e assente per lunghi anni e, in seguito, sono stati aiutati da Dio e dalla vita a ritrovare un po’ di luce, rivolgendosi alla Chiesa per avere la pace della loro coscienza.
Quindi Francesco ha ribadito l’invito a quanti operano nella pastorale matrimoniale e familiare ad aiutare i fidanzati “a costruire e custodire l’intimo santuario della loro coscienza cristiana”, per edificare una famiglia secondo il disegno di Dio. Nell’Amoris laetitia, ha sottolineato il Papa, sono indicati percorsi pastorali per aiutare i fidanzati ad entrare senza paure nel discernimento e nella scelta del futuro stato di vita coniugale. Perché “è quanto mai necessaria una continua esperienza di fede, speranza e carità, perché i giovani tornino a decidere, con coscienza sicura e serena, che l’unione coniugale aperta al dono dei figli è letizia grande per Dio, per la Chiesa, per l’umanità”.
Questo è stato il percorso e lo scopo del cammino sinodale su matrimonio e famiglia e dell’esortazione Amoris laetitia…
Come salvare i giovani dal frastuono e rumore assordante dell’effimero, che li porta a rinunciare ad assumere impegni stabili e positivi per il bene individuale e collettivo. Un condizionamento che mette a tacere la voce della loro libertà, di quell’intima cella – la coscienza appunto – che Dio solo illumina e apre alla vita, se gli si permette di entrare.
E’ urgente quindi, per il Papa, “l’azione pastorale di tutta la Chiesa per il recupero, la salvaguardia, la custodia di una coscienza cristiana, illuminata dai valori evangelici”. Il punto primordiale stabilito dal Sinodo e dall’Amoris laetitia è il rapporto necessario tra la regula fidei, cioè “la fedeltà della Chiesa al magistero intoccabile sul matrimonio, così come sull’Eucaristia, e l’urgente attenzione della Chiesa stessa ai processi psicologici e religiosi di tutte le persone chiamate alla scelta matrimoniale e familiare”.
Francesco ha ribadito per questo l’ invito a avviare un catecumenato matrimoniale, come itinerario indispensabile dei giovani e delle coppie, perché la ricchezza della grazia del sacramento “non può che essere custodita nella coscienza dei coniugi come singoli e come coppia”.
Questa cura delle coscienze non può essere impegno esclusivo dei Pastori, ma, ha sottolineato il Papa, “è missione di tutti, ministri e fedeli battezzati”, proprio perché matrimonio e famiglia sono il futuro della Chiesa e della società. È necessario pertanto favorire uno stato di catecumenato permanente, affinché la coscienza dei battezzati sia aperta alla luce dello Spirito.
Per rendere sempre più consapevoli di ciò i futuri sposi, occorre l’apporto, oltre che dei vescovi e dei sacerdoti, anche di altre persone impegnate nella pastorale, religiosi e fedeli laici corresponsabili nella missione della Chiesa.
Questo appello e attenzione alla coscienza, ha concluso il Pontefice rivolto ai giudici rotali, vi chiede di “evitare che l’esercizio della giustizia venga ridotto a un mero espletamento burocratico. Se i tribunali ecclesiastici cadessero in questa tentazione, tradirebbero la coscienza cristiana”.
Ecco perché, nella procedura del processo breve, il Papa ha stabilito non solo un ruolo più centrale per il Vescovo diocesano, ma anche che egli stesso, “giudichi in prima istanza i possibili casi di nullità matrimoniale”.
Dobbiamo impedire che la coscienza dei fedeli in difficoltà per quanto riguarda il loro matrimonio si chiuda ad un cammino di Grazia. Questo scopo si raggiunge con un accompagnamento pastorale, con il discernimento delle coscienze e con l’opera dei nostri tribunali. Tale opera deve svolgersi nella sapienza e nella ricerca della verità: solo così la dichiarazione di nullità produce una liberazione delle coscienze.
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