Papa Francesco riceve padre Jorge Hernandez, il parroco di #Gaza

Papa Francesco ha incontrato stamani a Casa Santa Marta padre Jorge Hernandez, missionario argentino dell’Istituto del Verbo Incarnato, parroco a Gaza. Un colloquio intenso, che ha ripercorso i momenti drammatici di queste ultime settimane. Subito dopo l’incontro con il Papa, Alessandro Gisotti, per la Radio Vaticana, ha raccolto la testimonianza di padre Hernandez:

R. – Per noi è una grazia. Non è la prima volta: anzi, durante la guerra, Papa Francesco ci è stato sempre vicino: addirittura, ci ha mandato una e-mail che noi abbiamo subito tradotto in arabo ed è arrivata così a tutta la comunità cristiana, che ha ringraziato enormemente! Sai, un pensiero così in momenti del genere è una consolazione enorme, un sollievo. E ora il fatto che ci abbia chiamato per un incontro personale con lui, per farci capire, sentire la sua vicinanza, la sua parola, il suo incoraggiamento ad essere – questo in sintesi il messaggio – ad essere il sale della Terra a Gaza.

D. – C’è qualche parola di Papa Francesco che l’ha particolarmente colpita in questo incontro?
R. – E’ proprio quella della testimonianza cristiana. Ha detto: “il Vangelo esige dei sacrifici che Gesù Cristo chiede a ognuno di noi, in diversi luoghi. A voi tocca testimoniare Gesù Cristo lì, nella terra che l’ha visto soffrire, che l’ha visto morire che però pure l’ha visto resuscitare. Dunque, forza, coraggio, avanti!”. Sono state queste le parole di Papa Francesco che ci hanno veramente toccato.

D. – Quindi, soprattutto parole di incoraggiamento a mantenere questa testimonianza forte in questa terra così lacerata dal dolore …
R. – Sì. Soprattutto nella vita vissuta nel dolore. Papa Francesco è consapevole del fatto che noi siamo minoranza: parliamo di 1.300 cristiani su quasi 2 milioni di abitanti, di cui 136 sono cattolici. Dunque, la nostra parrocchia comprende 136 fedeli. Evidentemente i nostri rapporti con gli ortodossi sono assolutamente buoni: noi non facciamo differenza, ma questo è ormai risaputo. E andiamo avanti così.

D. – Chiaramente, Papa Francesco ha impegnato tutto se stesso per la pace in Terra Santa con il suo viaggio, l’immagine fortissima al Muro di Betlemme, e poi con l’incontro di pace qui, a pochi metri, nei Giardini Vaticani. Come viene percepito anche dai non cristiani questo impegno di Francesco, anche alla luce di questo incontro che sottolinea questa attenzione?
R. – E’ un impegno di vita, un impegno esistenziale e concreto, a dire che la pace è possibile, che tutti e due i popoli possono vivere in pace, testimoniando soprattutto il Principe della pace, che è Gesù Cristo. I frutti del pellegrinaggio di Papa Francesco noi li vediamo già ora e li vedremo più avanti: il fatto di avere conquistato i cuori delle persone, di avere messo una parola buona per tutti e due gli Stati è stato per noi una grazia enorme.

D. – Adesso c’è una tregua, dopo tanti morti, dopo tanta violenza. Che speranza c’è per questa tregua? Cosa si aspettano il popolo, i fedeli della parrocchia?
R. – Noi aspettiamo che sia duratura, lunga, che sia per sempre. Basti vedere la sofferenza di tutti e due i popoli … E bisogna capire una cosa, che è assolutamente necessario capire: una guerra, non la vince nessuno. Nessuno. Ciascuna delle due parti dovrà pagarne le conseguenze, chi in un modo, chi in un altro. Però, fondamentalmente, da una guerra non ci guadagna nessuno: tutti la perdiamo, la guerra. Aspettiamo che Dio ci benedica con la forza necessaria per ricominciare daccapo.

D. – Quale appello si sente di fare, attraverso gli ascoltatori della Radio Vaticana, per la sua gente, per la sua terra?
R. – Soprattutto di cercare di costruire la pace sulla giustizia. La pace è possibile, la pace richiede sacrifici, richiede la testimonianza dell’uno all’altro e il riconoscimento del prossimo. Però, è possibile. Soprattutto per i cristiani, no? Noi siamo cristiani, siamo seguaci del Principe della pace, nel Paese di Gesù Cristo: pensiamo a Israele, pensiamo alla Palestina … Dunque, di essere forti e saldi nella testimonianza che Gesù Cristo ci chiede, che vuole che noi rendiamo lì: sia in Israele sia in Palestina. E vorrei aggiungere una parola di ringraziamento: io non so come ringraziare tante persone di tutta l’Italia, di tutto il mondo, che ci sono state vicine. Soprattutto i malati, che hanno offerto le loro sofferenze, pregando e supplicando per questa pace. Noi, tutti i cristiani delle parrocchie di Gaza, spesso preghiamo per le persone che pregano per noi, sia nella Messa, sia con il Rosario, sia nell’adorazione eucaristica … Ecco, volevo approfittare solo per dire grazie e che Dio vi benedica.

A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana

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