Padre Giuseppe Ambrosoli (1923-1987) è un medico e missionario che partì da Ronago, lasciando tutto nel 1956, per andare a Kalongo, nel nord dell’Uganda, dove operò per trent’anni.
Qui diede vita all’ospedale di Kalongo, che è ancora attivo, ed assistette la popolazione del distretto come medico, chirurgo e ginecologo.
Morì senza più forze, dopo il travaglio delle sofferenze patite durante la seconda guerra civile dell’Uganda. Per la Chiesa, fino a qualche giorno fa, era solo venerabile (lo dichiarò venerabile Papa Francesco nel 2015)
La notizia che Venerdi scorso il Pontefice ha riconosciuto il miracolo che padre Giuseppe Ambrosioli ha compiuto nel 2008, viene confermata dalla nipote Giovanna con un breve messaggio spedito direttamente da Kalongo dove la Fondazione, che porta il nome del religioso comasco, ha la sua sede.
Como insomma, avrà un nuovo beato.
Il miracolo riconosciuto da papa Francesco risale al 2008.
Una donna, ricoverata nell’ospedale di padre Ambrosoli, riversava in condizioni gravissime e dopo aver perso il figlio che sarebbe dovuto nascere di lì a poco, lei stessa era finita in fin di vita e non c’erano troppe speranze di guarigione.
Il medico allora le mise sotto il cuscino una foto di padre Giuseppe e pregò tutta la notte il sacerdote insieme ai familiari della donna, Lucia, che si è salvata.
E’ una guarigione inspiegabile per la scienza ed un segno finale per la beatificazione del medico comasco.
Nato il 25 luglio 1923 a Ronago, nell’Olgiatese, padre Giuseppe scelse di lasciare la famiglia e una brillante carriera di medico per dedicarsi agli ultimi.
“Dio è amore, c’è un prossimo che soffre ed io sono il suo servitore”.
Con queste semplici ma profonde parole aveva annunciato alla mamma e ai familiari la sua vocazione missionaria.
Conseguita la laurea in medicina e chirurgia, si era recato a Londra per specializzarsi in malattie tropicali, per entrare poi a far parte della Congregazione dei Missionari Comboniani e il 17 dicembre 1955 essere ordinato sacerdote.
Nel febbraio 1956 padre Giuseppe Ambrosoli si è imbarcato per l’Africa. Viene destinato a Kalongo, un villaggio sperduto nella savana, nel Nord Uganda, per gestire un piccolo dispensario medico. Vi rimarrà fino alla sua morte, nel 1987.
Il 28 novembre la Santa Sede ha comunicato il riconoscimento, da parte di Papa Francesco, del miracolo avvenuto per intercessione di padre Giuseppe.
La notizia mi ha raggiunta qui a Kalongo mentre partecipavo alla riunione del consiglio di amministrazione dell’ospedale.
Le campane hanno suonato a festa e l’emozione è stata grande.
Questo momento fa sentire ancora più intenso e profondo l’impegno di tutti coloro che ogni giorno lavorano per mantenere vivi questo ospedale e questa scuola a cui padre Giuseppe ha dedicato e sacrificato la sua vita.
Nostra responsabilità è sostenere e accompagnare questa incredibile opera di amore e di servizio per gli ultimi.
Insieme a Roberto e alla nostra famiglia voglio condividere questa gioia con voi che fate in modo che tutto questo sia possibile. Ogni giorno.
Giovanna Ambrosoli
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