“Gesù è presente in tanti nostri fratelli e sorelle, che oggi patiscono sofferenze come Lui”. Queste le parole del Papa nella Messa della Domenica delle Palme, presieduta in una Piazza San Pietro affollata di fedeli di ogni continente e soprattutto di giovani, che oggi celebrano la 32^ Giornata Mondiale della Gioventù a livello diocesano. Francesco nell’omelia, partendo dal trionfale ingresso di Gesù in Gerusalemme, ha ripercorso i significati della Settimana Santa. La liturgia solenne è stata aperta dalla processione e dalla benedizione papale delle palme e degli ulivi.
Con la Domenica delle Palme inizia quella serie di celebrazioni, che si concludono con la Passione del Signore e poi la Pasqua di Resurrezione, e che costituiscono il cuore della fede cristiana. Essa – ha detto il Papa – “ha un doppio sapore, dolce e amaro: in essa celebriamo il Signore, che entra osannato in Gerusalemme e, nello stesso tempo, viene proclamato il racconto evangelico della sua Passione”.
“Per questo il nostro cuore sente lo struggente contrasto, e prova in qualche minima misura ciò che dovette sentire Gesù nel suo cuore in quel giorno, giorno in cui gioì con i suoi amici e pianse su Gerusalemme”.
L’accoglienza entusiasta da parte dei discepoli e della folla di Gerusalemme, tuttavia non fa di Gesù un leader, un trascinatore:
“Questo Gesù non è un illuso che sparge illusioni, un profeta ‘new age’, un venditore di fumo, tutt’altro: è un Messia ben determinato, con la fisionomia concreta del servo, il servo di Dio e dell’uomo che va alla passione; è il grande Paziente del dolore umano”.
Gesù, dunque, è il Re, che però in questa Settimana dovrà patire calunnie, oltraggi, tradimenti, l’abbandono, il giudizio iniquo, e poi le percosse, i flagelli, la corona di spin; infine la via crucis e la crocifissione.
E Gesù stesso non ha mai promesso ai suoi discepoli onori e successi, ricorda il Papa, citando il Vangelo di Matteo, “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. Egli ha sempre avvertito i suoi amici che la sua strada era quella, e che la vittoria finale sarebbe passata attraverso la passione e la croce. E anche per noi vale lo stesso, sottolinea Francesco “Sopportiamo con pazienza la nostra croce – esorta – guardando a Lui, accettando di portarla giorno per giorno” e guardando al prossimo sofferente:
“Questo Gesù, è presente in tanti nostri fratelli e sorelle che oggi, oggi patiscono sofferenze come Lui: soffrono per un lavoro da schiavi, soffrono per i drammi familiari, per le malattie… Soffrono a causa delle guerre e del terrorismo, a causa degli interessi che muovono le armi e le fanno colpire. Uomini e donne ingannati, violati nella loro dignità, scartati”.
In ognuno di loro – ha detto il Pontefice – c’è Gesù che chiede di essere guardato, di essere riconosciuto, di essere amato. Non è un altro Gesù: è lo stesso che è entrato in Gerusalemme tra lo sventolare di rami di palma e di ulivo.
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“E’ lo stesso che è stato inchiodato alla croce ed è morto tra due malfattori. Non abbiamo altro Signore all’infuori di Lui: Gesù, umile Re di giustizia, di misericordia e di pace”.
Il servizio è di Giancarlo La Vella perla Radio Vaticana
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