La celebrazione si è aperta con la lettura, da parte del vicario generale monsignor Giacomo Morandi, del messaggio di Papa Francesco: «Appresa la notizia della scomparsa dell’eccellentissimo monsignor Antonio Lanfranchi, Arcivescovo-abate di Modena-Nonantola, dopo grave malattia da lui vissuta con spirito di fede e di testimonianza cristiana, il Santo Padre Francesco partecipa spiritualmente al lutto che colpisce codesta comunità diocesana. Egli, mentre ne ricorda il generoso e fecondo ministero, ringrazia il Signore per i frutti spirituali del suo ministero di guida e di accompagnamento del Popolo di Dio e innalza fervide preghiere di suffragio per la sua anima. Con tali sentimenti Sua Santità invoca per il defunto pastore il premio eterno promesso ai fedeli servitori del Vangelo e imparte di cuore a Lei, al signor cardinale Carlo Caffarra che presiede le esequie, agli altri presuli, ai sacerdoti ed ai fedeli tutti, come pure ai familiari del compianto arcivescovo e a quanti lo hanno amorevolmente assistito, la confortatrice benedizione apostolica. Unisco il mio personale cordoglio e la mia preghiera». Firmato: Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità.
È stato questo uno dei momenti più sentiti ed emozionanti di una celebrazione dove non sono mancati momenti di commozione e di vera partecipazione da parte di tutta la comunità.
Che fosse un vescovo amato lo hanno testimoniato le oltre duemila persone che hanno affollato la cattedrale, il sagrato, la piazza. Quasi duecento i sacerdoti, più di venti i vescovi, e tra questi anche una presenza che a Modena ha dato tanto: monsignor Bruno Foresti. Era l’unico ex vescovo di Modena che poteva essere presente alla celebrazione, e non è voluto mancare. È arrivato con passo sicuro fin davanti a quello che fu anche il suo Duomo e il primo abbraccio sincero è stato per Gianni Barberini, figura generosa che da sempre affianca i vescovi mettendo a disposizione il suo tempo per tutto ciò di cui hanno bisogno. E Foresti non si è dimenticato di lui. È stato Barberini a condurlo in arcivescovado, dove ha vestito i paramenti.
I suoi 91 anni non si vedono: «Sono tornato indietro di più di 30 anni, volevo esserci anche se non avevo mai avuto occasione di conoscere bene il vescovo Lanfranchi. Ma gli avevo scritto in quest’ultimo periodo, perché sapevo della sua malattia e volevo ci sentisse vicini. So che l’ha ricevuto, ma purtroppo non ha avuto la forza di rispondermi perché la malattia se lo stava già portando via». Ha gli occhi profondi monsignor Foresti, e sarà anche per questo che alcuni fedeli modenesi lo hanno aspettato per salutarlo, a tantissimi anni di distanza da quando subentrò a monsignor Amici. Fu lui a contribuire a portare il Concilio a Modena, ad avere intuizioni azzeccate con al centro l’accoglienza dei poveri e l’integrazione, donando ai meno bisognosi e dando vita all’esperienza di Porta Aperta nel 1978.
Ordinato sacerdote il 7 aprile 1946, il 12 dicembre 1974 è eletto vescovo ausiliare di Modena e Nonantola, di cui diverrà arcivescovo il 2 aprile 1976. Ricevette l’ordinazione episcopale il 12 gennaio 1975 dall’arcivescovo Clemente Gaddi (coconsacranti: arcivescovo Giuseppe Amici, vescovo Luigi Morstabilini). Restò a Modena fino al 7 aprile 1983, quando venne trasferito alla sede vescovile di Brescia. Il 19 dicembre 1998 rassegnò le dimissioni alla guida della diocesi bresciana per raggiunti limiti di età, divenendo arcivescovo emerito di Brescia e ritirandosi a Predore. A Brescia è tutt’ora ricordato con grande rispetto, l’Ufficio Oratori della diocesi di Brescia dedicò al suo episcopato la Casa di Formazione Bruno Foresti. È a Brescia che ieri sera è tornato ma portando nel cuore un altro pezzo della sua Modena. Che non l’ha dimenticato, così come ha fatto lui con la sua prima Diocesi. Fonte: La Gazzetta di Modena
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