Benedetta Capelli – Città del Vaticano
Numerosi e pieni di affetto per Papa Francesco, sono venuti in circa 2500 dall’arcidiocesi di Benevento. Guidati da mons. Felice Accrocca, i fedeli campani hanno voluto ricambiare la visita del Pontefice avvenuta lo scorso 17 marzo a Pietrelcina, nel centenario dell’apparizione delle stimmate permanenti di San Pio e nel 50.mo anniversario della sua morte. “Sembra una canonizzazione”: afferma Francesco nel salutare i presenti.
E’ l’amore profondo per la Chiesa, incarnato nel frate cappuccino, il cuore della riflessione del Papa che a braccio ricorda la “calorosa accoglienza” a Lui riservata nel viaggio a Pietrelcina, segno di “finezza dell’anima”, e “i tanti malati” salutati. Una visita – auspica Francesco – che “ravvivi in ciascuno la volontà di approfondire la vita di fede, nel solco degli insegnamenti del vostro illustre e santo conterraneo Padre Pio”, distintosi per “dedizione alla gente”, “ferma speranza nelle realtà celesti”.
Lui ha amato la Chiesa, con tanti problemi che ha la Chiesa, con tante avversità, con tanti peccatori. Perché la Chiesa è santa, è la sposa di Cristo, ma noi, i figli della Chiesa siamo tutti peccatori – e alcuni grossi! – ma lui ha amato la Chiesa come era, non l’ha distrutta con la lingua, com’è di moda farlo adesso. No, no! Ama. Quello che ama la Chiesa sa perdonare, perché sa che lui stesso è peccatore e ha bisogno del perdono di Dio.
Papa Francesco ricorda che solo Dio perdonando sistema le cose. E’ importante – aggiunge – “segnalare i difetti per correggere”, farlo però con l’amore per la Chiesa, senza non è possibile. “Padre Pio amava la Chiesa con tutti i suoi problemi e le sue avversità, con i peccati dei suoi figli”.
Non si può vivere tutta una vita accusando, accusando, accusando la Chiesa. L’ufficio di accusatore di chi è? Chi è quello che la Bibbia chiama il grande accusatore? Non capisco! Non sento bene… Il diavolo! E coloro che passano la vita accusando, accusando, accusando, sono – non dirò figli, perché il diavolo non ne ha – ma amici, cugini, parenti del diavolo.
L’incoraggiamento del Papa è di “accogliere sempre più l’amore di Dio, sorgente e motivo della nostra vera gioia”. Un amore che cambia la vita soprattutto a chi è debole e ha bisogno. “Ognuno di noi, diffondendo la carità divina, contribuisce – afferma Francesco – a costruire un mondo più giusto e solidale”. Ma tutto questo è possibile se si è testimoni dell’amore.
Testimonianza. Pensate a san Francesco, che il vostro vescovo conosce bene, cosa ha detto ai suoi discepoli? Andate, fate testimonianza, non sono necessarie le parole. Delle volte si deve parlare ma incominciate con la testimonianza, vivete come cristiani, dando testimonianza che l’amore è più bello dell’odio, che l’amicizia è più bella dell’inimicizia, che la fratellanza fra tutti noi è più bella della guerra.
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