Durante l’udienza generale, nei saluti in lingua spagnola, il Papa si è soffermato sulla drammatica vicenda dei 43 studenti messicani scomparsi a settembre che, secondo il procuratore generale dello Stato di Guerrero, sarebbero stati bruciati vivi dai narcos e gettati in una discarica. Mandanti della strage sarebbero il sindaco di Iguala, sua moglie e il suo responsabile della sicurezza pubblica.
“Quiero de alguna manera expresar a los mexicanos…
Voglio in qualche modo esprimere ai messicani qui presenti, e a quelli che sono in patria, la vicinanza in questo momento doloroso, per la sparizione legale – anche se sappiamo assassinati – degli studenti”.
Una vicenda che per Francesco rende visibile “la realtà drammatica di tutta la criminalità che esiste dietro al commercio e al traffico delle droghe”. Rivolgendosi, poi, a un gruppo di militari cileni, ricorda il 30.mo anniversario della firma del trattato di pace tra Argentina e Cile mettendo in rilievo il valore del dialogo. “Non continuiamo a litigare per i confini”, aggiunge:
“Solamente cuando hay voluntad de diálogo se solucionan las cosas…
Solo quando c’è una volontà di dialogo si risolvono le cose. E voglio anche elevare un pensiero di gratitudine a San Giovanni Paolo II e al cardinale Samorè, che tanto hanno fatto per ottenere questa pace tra di noi. Speriamo che tutti i popoli in conflitto, di qualsiasi tipo, sia per i confini che culturali, si impegnino a risolverli al tavolo del dialogo e non con la crudeltà di una guerra”.
Il servizio è di Debora Donnini per la Radio Vaticana