3 giorni ‘storici’, di una portata che forse ci sfugge, con emozioni e momenti indimenticabili. Che abbiamo cercato di raccontarvi e farvi vivere attraverso le pagine del sito dei PAPABOYS e con i nostri social networks.
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E’ finito dunque il difficile ed atteso viaggio del Pontefice, e l’arrivo a Roma, presso l’aeroporto di Ciampino è previsto per le ore 17
LA NOTA DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE
Alle ore 12.50 locali (9.50 ora di Roma) il Santo Padre Francesco è arrivato all’Aeroporto Presidenziale di Abu Dhabi dove ha avuto luogo la cerimonia di congedo dagli Emirati Arabi Uniti.
Al Suo arrivo, il Papa è stato accolto dal Principe ereditario Sua Altezza Sceicco Mohammed bin Zayed Al Nahyan.
Il Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, il Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, l’Em.mo Card. Leonardo Sandri, il Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, l’Em.mo Card. Fernando Filoni, il Sostituto della Segreteria di Stato, S.E. Mons. Edgar Peña Parra, il Segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, S.E. Mons. Miguel Ángel Ayuso Guixot, M.C.C.J., la delegazione degli Emirati Arabi Uniti e il Seguito locale hanno salutato il Santo Padre e il Principe ereditario. Quindi Papa Francesco è salito a bordo di un B787 dell’Ethiad per far ritorno in Italia.
L’aereo con a bordo il Santo Padre di ritorno dal Viaggio Apostolico negli Emirati Arabi Uniti è decollato da Abu Dhabi alle ore13.23 locali (10.23 ora di Roma). L’arrivo all’Aeroporto di Roma-Ciampino è previsto per le ore 17.00.
LE ULTIME PAROLE DI PAPA FRANCESCO PRIMA DI LASCIARE GLI EMIRATI ARABI
Prima di concludere questa celebrazione, che mi ha dato tanta gioia, desidero rivolgere il mio saluto affettuoso a tutti voi che avete partecipato: fedeli caldei, copti, greco-cattolici, greco-melchiti, latini, maroniti, siro-cattolici, siro-malabaresi, siro-malancaresi. Ringrazio vivamente Monsignor Hinder per la preparazione di questa visita e per tutto il suo lavoro pastorale. Un “grazie” caloroso ai Patriarchi, agli Arcivescovi Maggiori e agli altri Vescovi presenti, ai Sacerdoti, alle persone consacrate e ai tanti laici impegnati con generosità e spirito di servizio nelle comunità e con i più poveri. La nostra Madre Maria Santissima vi custodisca nell’amore alla Chiesa e nella gioiosa testimonianza del Vangelo. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie!
Papa Francesco, inventore dell’espressione “guerra mondiale a pezzi”, con questo viaggio e questo gesto s’inserisce nel cammino tracciato dai predecessori compiendo un passo ulteriore. Già san Giovanni Paolo II, a partire dall’incontro di Assisi del 1986 – quando sul mondo pesava quella minaccia nucleare che purtroppo ai giorni nostri torna ad affacciarsi – ha coinvolto i leader religiosi per sottolineare come le fedi più diverse debbano promuovere la pace, la convivenza, la fraternità. Dopo l’11 settembre 2001, quando il fondamentalismo terrorista è rientrato in modo dirompente sulla scena internazionale, l’anziano Pontefice polacco ha fatto ogni sforzo possibile per togliere qualsiasi giustificazione religiosa all’abuso del nome di Dio per giustificare violenza, terrorismo, uccisione di uomini, donne e bambini innocenti. Su questa stessa via si è mosso anche Benedetto XVI durante tutto il suo pontificato. Nel settembre 2006 Papa Ratzinger aveva detto ai leader dei Paesi musulmani: «È necessario che, fedeli agli insegnamenti delle loro rispettive tradizioni religiose, cristiani e musulmani imparino a lavorare insieme, come già avviene in diverse comuni esperienze, per evitare ogni forma di intolleranza e opporsi a ogni manifestazione di violenza».
“Se stai con Gesù, se come i discepoli di allora ami ascoltare la sua parola, se cerchi di viverla ogni giorno – ha esordito Francesco nell’omelia – sei beato. Non sarai beato, ma sei beato: ecco la prima realtà della vita cristiana. Non si presenta come un elenco di prescrizioni esteriori da adempiere o come un complesso insieme di dottrine da conoscere. Anzitutto non è questo; è sapersi, in Gesù, figli amati del Padre. È vivere la gioia di questa beatitudine, è intendere la vita come una storia di amore, la storia dell’amore fedele di Dio che non ci abbandona mai e vuole fare comunione con noi sempre. Ecco il motivo della nostra gioia”.
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