Papa Francesco ha rinnovato il Consiglio di Cardinali, il cosiddetto C9, in quanto scaduto il mandato del precedente.
Ha quindi nominato i membri del nuovo Consiglio: si tratta dei cardinali Pietro Parolin, segretario di Stato; Fernando Vérgez Alzaga, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano; Fridolin Ambongo Besungu, arcivescovo di Kinshasa; Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay; Seán Patrick O’Malley, arcivescovo di Boston; Juan José Omella Omella, arcivescovo di Barcellona; Gérald Lacroix, arcivescovo di Québec; Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo; Sérgio da Rocha, arcivescovo di San Salvador de Bahia.
Il segretario della commissione è monsignor Marco Mellino. La prossima riunione del Consiglio si terra il 24 aprile alle 9 a Casa Santa Marta. L’ultima riunione del Consiglio, svoltasi nel dicembre dell’anno scorso, era stata dedicata, tra gli altri temi, alla fase continentale del Sinodo in corso. La prima riunione in assoluto si è svolta dall’uno al 3 ottobre 2013.
Il Consiglio di Cardinali è stato istituito da Papa Francesco con il Chirografo del 28 settembre 2013 con il compito di aiutarlo nel governo della Chiesa universale e di studiare un progetto di revisione della Curia Romana, quest’ultimo realizzato con la nuova Costituzione apostolica Praedicate Evangelium pubblicata il 19 marzo dell’anno scorso. Il Consiglio cardinalizio – si legge nel Chirografo – è inteso come “un’ulteriore espressione della comunione episcopale e dell’ausilio al munus petrinum che l’Episcopato sparso per il mondo può offrire”.
Lo IOR si rinnova: a meno di quattro anni dall’ultima revisione dello Statuto, l’Istituto per le Opere di Religione cambia per adeguarsi alla nuova Costituzione apostolica Praedicate Evangelium: durata quinquennale dei mandati con la possibilità di rinnovarli una volta soltanto, struttura di governo più snella con ruoli meglio definiti tra i diversi organi per evitare sovrapposizioni o duplicazioni di attività.
È quanto emerge dal chirografo di Papa Francesco e dal nuovo Statuto, resi noti martedì 7 marzo, con i quali viene rinnovato lo IOR, il cui scopo, si afferma, è “di provvedere alla custodia e all’amministrazione dei beni mobili ed immobili ad esso trasferiti o affidati da persone fisiche o giuridiche e destinati ad opere di religione o di carità”.
Le principali modifiche contenute nei due testi riguardano dunque l’armonizzazione della durata quinquennale e la rinnovabilità dei mandati nei vari organismi, che sarà possibile soltanto una volta (dunque al massimo per dieci anni).
Il carattere non simultaneo del mandato dei componenti della Commissione cardinalizia e del Consiglio di Sovrintendenza, l’inserimento di una specifica previsione in materia di conflitti di interesse: quest’ultima prevede che “ciascun componente del Consiglio di Sovrintendenza si astiene dal partecipare alle votazioni relative a delibere rispetto alle quali abbia un interesse, attuale o potenziale, per conto proprio o di terzi”.
Un’altra modifica riguarda una più chiara definizione e distinzione dei rispettivi ruoli e responsabilità degli organi dell’Istituto. Al Consiglio di Sovrintendenza spetta la definizione delle linee strategiche, delle politiche generali e della supervisione sull’attività dello IOR. Mentre al Direttore Generale spetta la gestione e l’amministrazione dell’Istituto. Infine, il cambiamento della Direzione che da organo collegiale, composto dal Direttore e dal Vicedirettore, diventa ente monocratico composto dal solo Direttore Generale. Pertanto, il Vicedirettore cessa di essere organo di governo per diventare una “funzione”, che il Direttore Generale potrà delegare ad uno dei dirigenti.
Il Direttore Generale continua a essere nominato dal Consiglio di Sovrintendenza e approvato dalla Commissione Cardinalizia, ma d’ora in poi “sulla base di una rosa di almeno tre candidati idonei”. Potrà essere assunto a tempo indeterminato o determinato.
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