Riconoscenza e incoraggiamento, il Papa ha espresso stamane ai partecipanti alla Plenaria della Roaco, che riunisce le Opere di aiuto per le Chiese orientali. Il vostro operato sia “un ponte tra Occidente e Oriente”, in tempi di “insensate violenze” in alcuni dei vostri Paesi, ha raccomandato Francesco.
Si chiudono oggi i lavori della 90ma Plenaria della Roaco, istituita nel 1968, ha ricordato Francesco, per affiancare con opere di carità e solidarietà la Congregazione per le Chiese orientali, nelle “attività pastorali, educative e assistenziali”, nei territori di competenza, venendo pure incontro alle loro “urgenti necessità”. “Le Chiese orientali – ha rievocato il Papa – sono state spesso investite da terribili ondate di persecuzioni e di travagli, sia nell’Est europeo come nel Medio Oriente”. E, “forti emigrazioni ne hanno indebolito la presenza nei territori in cui erano fiorite da secoli”.
“Ora, grazie a Dio, alcune di esse sono ritornate alla libertà dopo il doloroso periodo dei regimi totalitari, ma altre, specialmente in Siria, Iraq ed Egitto, vedono i loro figli soffrire a causa del perdurare della guerra e le insensate violenze perpetrate dal terrorismo fondamentalista.
“Vicende – ha sottolineato Francesco – che ci hanno fatto attraversare l’esperienza della Croce di Gesù”, “causa di turbamento e sofferenza, ma al tempo stesso” “fonte di salvezza”. E da qui la bontà di riflettere – ha sottolineato Francesco – “sulla realtà importante della formazione inziale dei seminaristi e permanente dei sacerdoti”, “consapevoli” – ha spiegato – della scelta di radicalità espressa da molti di loro e della eroicità della testimonianza di dedizione a fianco delle loro comunità spesso molto provate.”
“Ma siamo pure coscienti delle tentazioni che si possono incontrare, come la ricerca di uno status sociale riconosciuto al consacrato in alcune aree geografiche, o un modo di esercitare il ruolo di guida secondo criteri di affermazione umana o secondo schemi della cultura e dell’ambiente.
Occorre quindi ha sollecitato il Papa continuare a “sostenere” “progetti” e “iniziative” “che edificano in modo autentico l’essere Chiesa”. “È fondamentale – ha raccomandato – alimentare sempre lo stile di prossimità evangelica.”
“Sentiamoci sempre pietre vive strette a Cristo, che è la pietra angolare!”
E, ancora un monito:
“non dimentichiamo che in Oriente, anche ai giorni nostri, i cristiani – non importa se cattolici, ortodossi o protestanti – versano il loro sangue come sigillo della loro testimonianza”.
Poi un richiamo ai tanti fedeli orientali che sono “costretti ad emigrare” perché “possano essere accolti nei luoghi dove giungono, e possano continuare a vivere secondo la tradizione ecclesiale loro propria”.
“In questo modo il vostro operato, cari rappresentanti delle Agenzie, sarà un ponte tra Occidente e Oriente, sia nei Paesi di origine, sia in quelli da cui voi stessi provenite”.
Fonte it.radiovaticana.va/Roberta Gisotti
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