Debora Donnini-Città del Vaticano
Non dobbiamo avvicinarci al diavolo, né dialogare con lui: è “uno sconfitto” ma pericoloso perché seduce e, come un cane rabbioso incatenato, morde se gli fai una carezza. E’ il monito di Papa Francesco nell’omelia della Messa mattutina a Casa Santa Marta. Tutta la sua riflessione ruota attorno alla figura del diavolo che non è morto, ma “è già stato condannato” come dice il Vangelo della Liturgia di oggi, tratto da Giovanni (Gv 16,5-11).
“Possiamo dire che è moribondo”- spiega il Papa – ma è comunque “uno sconfitto”. Non è facile però convincercene perché “il diavolo è un seduttore”, “sa quali parole dirci”, e “a noi piace essere sedotti”, spiega Francesco:
E lui ha questa capacità; questa capacità di sedurre. Per questo è tanto difficile capire che è uno sconfitto, perché lui si presenta con grande potere, ti promette tante cose, ti porta dei regali – belli, ben incartati – “Oh, che bello!” – ma tu non sai cosa c’è dentro – “Ma, la carta fuori è bella”. Ci fa seduce con il pacchetto senza farci vedere cosa c’è dentro. Sa presentare alla nostra vanità, alla nostra curiosità, le sue proposte.
I cacciatori, infatti, dicono di non avvicinarsi al coccodrillo che sta per morire perché con un colpo di coda può ancora uccidere. Così il diavolo che “è pericolosissimo”: si presenta con tutto il suo potere, “le sue proposte sono tutte bugie” “e noi, scemi, crediamo”, afferma Francesco. Il diavolo, infatti, “è il grande bugiardo, il padre della menzogna”. “Sa parlare bene”, “è capace di cantare per ingannare”: “è uno sconfitto ma si muove come vincitore”. La sua luce è folgorante “come il fuoco d’artificio” ma non dura, svanisce, mentre quella del Signore è “mite ma permanente”.
Il diavolo – ribadisce Francesco – “ci seduce, sa toccare la nostra vanità, la curiosità e noi compriamo tutto”, cioè “cadiamo nella tentazione”. E’, dunque, “uno sconfitto pericoloso”. “Dobbiamo essere attenti al diavolo”, esorta quindi il Papa invitando, come dice Gesù, a vigilare, pregare e digiunare. Così si vince la tentazione.
E’ poi fondamentale “non avvicinarci a lui” perché, come diceva un Padre della Chiesa, è come un cane “arrabbiato”, “rabbioso”, incatenato a cui però non si deve fare una carezza perché morde:
Se io so che spiritualmente se mi avvicino a quel pensiero, se mi avvicino a quella voglia, se io ci vado da quella parte o dall’altra, mi sto avvicinando al cane arrabbiato e incatenato. Per favore, non farlo. “Ho una ferita grossa ..” – “Chi te l’ha fatta?” – “Il cane” – “Ma era incatenato?” – “Eh, sì, io sono andato a dargli una carezza” – “Ma te la sei cercata”. È così: non avvicinarsi mai, perché è incatenato. Lasciamolo lì incatenato.
Infine, dobbiamo stare attenti a non dialogare con il diavolo come fece, invece, Eva: “si è creduta la grande teologa ed è caduta”. Gesù non lo fa: nel deserto, risponde con la Parola di Dio. Caccia i demoni, alcune volte gli chiede il nome ma non fa un dialogo con loro. L’esortazione del Papa è quindi, molto netta: “Con il diavolo non si dialoga, perché lui ci vince, è più intelligente di noi”.
Si traveste da angelo di luce, ma è “un angelo di ombra, un angelo di morte”:
È un condannato, è uno sconfitto, è un incatenato che sta per morire, ma è capace di fare delle stragi. E noi dobbiamo pregare, fare penitenza, non avvicinarci, non dialogare con lui. E alla fine, andare dalla madre, come i bambini. Quando i bambini hanno paura, vanno dalla mamma: “Mamma, mamma… ho paura!”, quando fanno dei sogni … vanno dalla mamma. Andare dalla Madonna; lei ci custodisce. E i Padri della Chiesa, soprattutto i mistici russi, dicono: nel tempo delle turbazioni spirituali, rifugiarsi sotto il manto delle grande Madre di Dio. Andare dalla Madre. Che lei ci aiuti in questa lotta contro lo sconfitto, contro il cane incatenato per vincerlo.
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