Emanuela Campanile, Città del Vaticano
E’ con il grazie rivolto a tutti i volontari che hanno reso possibile la GMG a Panama, che Papa Francesco conclude la XXXIV Giornata Mondiale della Gioventù. L’appuntamento, nello Stadio Rommel Fernández Juan Diaz, è stato ancora una volta una festa grande, grande come la speranza accesa nei cuori di tutti i giovani che con il Pontefice hanno vissuto insieme questi sei giorni in Centro America.
Sono cristiani, musulmani, buddisti ed ebrei. Alcuni senza fede ma tutti mossi dalla generosità umana, racconta nel suo saluto di benvenuto al Papa, il coordinatore generale della GMG, Rómulo Aguilar: “Crediamo che questi giovani abbiano dato al mondo tutto ciò che avevano, e siamo molto grati”.
Davanti a Francesco, sul palco, tre ragazzi raccontano la propria esperienza di servizio. Bartosz Placak, giovane polacco, rappresentante dei ‘volontario di lunga data’, parla della bellezza dei carismi, “che sono i veri tesori della Chiesa”, ma anche dei momenti difficili: “Durante il cammino a Panama – dice – ho conosciuto molte mie debolezze, che so di dover superare. Guardando sempre alla Vergine Maria, noi volontari dobbiamo sapere che i frutti raccolti non sono per noi stessi”.
Poi è la volta di Stella Maris, panamense di 21 anni, che con la sorella decide di vendere caramelle e muffin per poter partecipare, nel 2016, alla GMG in Polonia: “Abbiamo raccolto una somma che ci avrebbe permesso di viaggiare. Ma i miei tre nonni sono morti nello stesso mese – prosegue – e abbiamo dovuto usare quel denaro per poter coprire le spese”. “Al momento della chiusura della GMG in Polonia, hanno annunciato che la sede seguente sarebbe stata Panamá. Così mi sono resa conto di com’è il Signore e di come predispone ogni cosa”.
La terza testimonianza è affidata a una giovane volontaria della prossima Gmg che si terrà in Portogallo, a Lisbona. Parole di gratitudine e commozione quelle di Maria Margarida: “quando nel 2022, nella nostra città, pregheremo in tutte le lingue e rinnoveremo la richiesta di essere confermati nella nostra fede da Sua Santità Papa Francesco, sappremo che vivremo un momento unico di grazia”.
Il desiderio di mettere in evidenza il valore della parola ‘servizio’ è il cuore del discorso rivolto ai volontari dall’arcivescovo di Panama, José Domingo Ulloa Mendieta. Una parola che racchiude un mandato e che rimanda alla Pentecoste: “Analogamente alla Pentecoste sperimentata dagli apostoli – sottolinea – dobbiamo uscire dai nostri recinti, paure e comodità per intraprendere il cammino del rinnovamento ecclesiale e sociale, dove i giovani sono i protagonisti”. Due i compagni di viaggio di questi ragazzi, spiega ancora l’arcivescovo, la forza dello Spirito Santo e la Vergine Maria, nell’augurio che, conclude Ulloa Mendieta, i volontari espandano lo spirito di servizio nei loro ambienti per essere “dispensatori dell’amore misericordioso di Dio, in un mondo ferito e fratturato dall’indifferenza e dall’assenza di umanità”.
E’ un grazie a tu per tu, personale, quello di Papa Francesco ad ogni singolo volontario presente nel più grande stadio di Panama. Una consuetudine nel solco della tradizione delle Giornate Mondiali della Gioventù che dedica l’appuntamento conclusivo all’incontro con chi ne rende possibile la realizzazione. Sul palco, prima del discorso del Pontefice, propongono una versione pop dell’Annuncizione, che sembra proprio apprezzata da Francesco.
La gioia ha il sopravvento sulla stanchezza di questi ragazzi che Francesco abbraccia con gratitudine. I tre volontari che hanno condiviso la loro esperienza sul palco, il Papa li chiama per nome, Bartosz, Stella Maris del Carmen e Maria Margarida, riconoscendo l’importanza fondamentale del loro gesto:
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Com’è importante ascoltarvi e renderci conto della comunione che si crea quando ci uniamo per servire gli altri! Sperimentiamo come la fede acquista un sapore e una forza completamente nuovi: diventa più viva, dinamica e reale. Si sperimenta una gioia diversa, come ho visto qui, per aver avuto l’opportunità di lavorare fianco a fianco, gomito a gomito con gli altri per raggiungere un sogno comune. So che tutti voi avete sperimentato questo.
Con la concretezza del Vangelo, Papa Francesco rimanda ai giovani in ascolto, cosa hanno vissuto nell’esperienza del servire:
Voi ora sapete come batte il cuore quando si vive una missione, e non perché qualcuno ve l’ha raccontato, ma perché l’avete vissuto. Avete toccato con mano che «nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15,13).
Allo stesso tempo, non nasconde le difficoltà di questo cammino in cui si sperimentano “le proprie debolezze” e invita i ragazzi a non lasciarsi “paralizzare” dai limiti, rassicurandoli come solo un padre sa fare:
Che i nostri limiti, le nostre debolezze non ci paralizzino. Andate avanti, con i vostri difetti – poi li correggeremo – con le nostre debolezze … ma bisogna andare avanti. Non lasciare che i limiti, le debolezze e nemmeno i peccati ci frenino e ci impediscano di vivere la missione, perché Dio ci chiama a fare quello che possiamo e a chiedere quello che non possiamo, sapendo che il suo amore ci prende e ci trasforma in maniera graduale. Non bloccatevi: andate avanti…perché Dio sa perdonare tutto. Impariamo da tante persone che come Bartosz hanno messo il servizio e la missione al primo posto e il resto vedrai che verrà in aggiunta.
Francesco poi, ringrazia non solo per le cose grandi, per i grandi sforzi, ma anche per le cose più piccole, piccole come “offrire un bicchiere d’acqua”. E’ il pregare molto, sottolinea, che dà spessore e vitalità a ciò che si compie e, solo pregando, “apriamo il gioco a Dio”. Lo stesso Dio che ripaga delle rinunce e dei sacrifici di molti giovani come Stella Maris la cui esperienza, viene ripercorsa da Francesco:
Abbiamo bisogno di moltiplicare la speranza. Grazie: grazie per tutto questo! Qui, ancora una volta, dimostrate che è possibile rinunciare ai propri interessi a favore degli altri. Come hai fatto anche tu, Stella Maris: io avevo letto la tua testimonianza e per questo ho potuto scrivere questo, perché quando ho letto la tua ho sentito voglia di piangere. Hai rinunciato ai tuoi interessi (…) Hai rinunciato per onorare le tue radici e questo ti fa donna, ti fa adulta, ti fa coraggiosa (…) e il Signore, senza che te lo aspettassi né lo pensassi, ti stava preparando il regalo che la GMG sarebbe venuta nella tua terra. Al Signore piace fare questi scherzi, al Signore piace rispondere in questo modo alla generosità: Lui sempre ci vince in generosità. Date così, e Lui vi darà molto di più. Così è il Signore: che possiamo fare? E’ così che Lui vuole.
Dopo aver sperimentato una fede più viva e reale, e la forza che viene dalla preghiera, il Papa invita i giovani volontari ad essere testimoni, a raccontare e trasmettere ciò che hanno visto “non con tante parole” ma “con gesti semplici” e “quotidiani che trasformano e fanno nuove tutte le cose”. Da qui, il racconto di Francesco sull’anziana signora e il chiasso:
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Vi racconto una cosa: quando sono arrivato, il primo giorno, c’era una signora con un berretto – una signora anziana, una nonna. Era lì, vicino alla recinzione dove io passavo con l’auto; e aveva un cartello che diceva: “Noi, le nonne, anche noi sappiamo fare ‘chiasso’”. E aggiungeva: “Con saggezza”. Insieme con i nonni, per farsi sentire, ma per fare questo “chiasso” positivo: non abbiate paura, fatevi sentire. Sembrava anziana, la signora. Allora le ho chiesto l’età: aveva 14 anni meno di me – che vergogna …
A conclusione del suo discorso, invocando la benedizione del Signore, il Pontefice rivolge il suo pensiero alla Vergine:
Mettiamoci anche sotto il manto della Vergine Santa con il nostro cuore. Che lei vi accompagni sempre. E come vi dissi a Cracovia, non so se ci sarò alla prossima GMG, ma Pietro sicuramente ci sarà e vi confermerà nella fede. Andate avanti, con forza e coraggio e, per favore, sono un’anima peccatrice, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie!
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