E’ ripartito destinazione Vaticano Papa Francesco, ed ha lasciato in tutti i cuori di Torinesi la gioia dell’incontro e l’amarezza del distacco. Ma potrebbe essere un… arrivederci!
Poco dopo le 17 Papa Francesco – nella papamobile – ha lasciato la sede dell’Arcivescovado di Torino verso l’Aeroporto “Sandro Pertini” per far rientro a Roma in un Falcon/900. Prima del congedo il Pontefice ha incontrato brevemente i membri del Comitato dell’Ostensione, gli organizzatori ed i sostenitori della visita.
Lungo il percorso il Papaè stato salutato dai giovani dell’Estate Ragazzi. Prima di entrare in volo, sulla scaletta dell’aereo, Francesco si è congedatp dalle personalità che lo hanno accolto a Torino: mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, Sergio Chiamparino, presidente della Regione Piemonte, Paola Basilone, prefetto di Torino e Piero Fassino, sindaco di Torino. Atterraggio all’aeroporto di Ciampino eè previsto poco prima della cena e poi seguirà l’ immediato trasferimento in auto in Vaticano.
Per un primo bilancio della visita del Papa a Torino, da sentire le parole di Mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo della Città, intervistato da Amedeo Lomonaco della Radio Vaticana.
Più volte il Papa ha parlato del popolo, del Popolo di Dio, ma anche del popolo intendendo la gente, la gente di tutti i giorni. Questa visita – ha affermato Mons. Nosiglia – è stata veramente un’epopea di popolo! C’è stato un continuo avere attorno gente: da Caselle fino a tutto Torino, 18-20 chilometri: una cosa che io non mi sarei mai immaginato. Mi ha anche commosso! E poi l’entusiasmo di questi bambini, giovani, adulti, famiglie; ma anche musulmani, perché siamo passati in un quartiere dove ci sono anche tanti extracomunitari. Tutti a salutare Papa Francesco, a gridargli: “Ti vogliamo bene!”; “Continua così”; “Ti stiamo vicino”; “Preghiamo per te”; “Dacci la tua benedizione”… Insomma tante espressioni forti di significato, di affetto. Veramente i torinesi si sono proprio rivelati … per me che sono 4-5 anni che sono qui: come piemontesi siamo un po’ riservati. Stavolta invece ho detto: “Ma qui mi sembra di essere quasi nel Meridione d’Italia!”. Secondo me c’è quell’affetto profondo nel vedere Papa Francesco come un segno di Dio, un segno di speranza in questo momento così difficile, anche faticoso per la nostra terra. E’ una persona che ti sa veramente incoraggiare. Come ha detto agli operai: “Coraggio! Non aspettiamo che la crisi passi…
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#AspettandoPapaFrancesco!!!#Sindone2015 #AmorePiùGrande #FINOallaFINE #200dB
Posted by Turin For Young – 2015 on Lunedì 22 giugno 2015
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Diamoci da fare, mettiamoci insieme, facciamo un patto intergenerazionale. Non lasciamo i giovani fuori!”… Sono tante indicazioni, anche forti. E poi sul lavoro della donna, per esempio, che non deve essere discriminata. Quindi tutti questi aspetti, ma poi soprattutto con i giovani. Direi che il tripudio più grande è stato proprio il momento dei giovani, quando ha parlato a braccio, in una maniera veramente amicale. Li ha colpiti al cuore, con tante espressioni come sa fare lui, ma anche con qualcosa di molto concreto e di molto impegnativo. Certe espressioni che ha avuto; certi inviti che sono veramente controcorrente – come ha detto – di una cultura moderna che i giovani seguono perché affascinati da questo senso di libertarismo, di individualismo, di ricerca solo del piacere, dell’esteriorità.. Li ha veramente invitati a volare alto! E penso che questo sia il messaggio più forte che ha colpito i giovani, perché sono abituati a messaggi molto mediocri: o di paternalismo “Dai, avete ragione… Fate, divertitevi!”; oppure di abbandono, di disimpegno, senza lavoro, senza futuro… Il Papa li ha veramente interpretati. Le loro domande sono state domande concrete e lui è sceso nella concretezza della loro vita. C’è stata da parte dei giovani una risposta veramente entusiastica ed eccezionale.
Il dialogo più toccante è stato senza parole, quello del Santo Padre che ha pregato davanti alla Sindone…
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R. – Questo ha colpito molto! Siamo abituati – anche lì – a trasformare la preghiera in parole, parole, parole… Invece la preghiera più importante è il silenzio, la contemplazione, perché ti metti davanti al Mistero di Dio. Però non è un silenzio vuoto, è un silenzio carico, carico di valori positivi, che ti fanno recuperare le tue energie interiori. Questo silenzio e questa preghiera davanti alla Sindone, che abbiamo fatto insieme; e poi quel gesto bellissimo, quando è andato con una mano a toccare il Telo… Mi sono ricordato di quello che aveva scritto nel messaggio di due anni fa per l’Ostensione televisiva della Sindone, in cui diceva che “il Volto sindonico ci guarda”. Ci guarda perché è “la tenerezza di Dio”. Eppure – dice – “sono quelle piaghe che hanno portato questa tenerezza di Dio”. Forse va capito e va compreso il mistero di questo amore più grande. Vedere lui che, con tenerezza, tocca questo Telo, è veramente l’incontro tra la tenerezza di Dio e la tenerezza dell’uomo, che devono incontrarsi per trovare veramente qualcosa di pacificazione interiore, di forza, di speranza, di fiducia. Ti dà carica per il tuo presente, in qualche modo accarezza le tue piaghe, te le fa guarire con la forza della fede e della speranza cristiana.
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A cura della Redazione Papaboys
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