Oggi la Chiesa celebra la memoria di San Giuseppe lavoratore, in coincidenza con la Festa internazionale del lavoro. E il Papa, in questo giorno, rivolge il suo pensiero ai giovani di tutto il mondo, che spesso soffrono a causa della disoccupazione: in un tweet chiede a San Giuseppe di dare “ai giovani la capacità di sognare, di rischiare per le cose grandi, le cose che Dio sogna su di noi”. Un invito, dunque, a non scoraggiarsi di fronte alle difficoltà, ma a rinnovare la fiducia e impegnarsi a promuovere, insieme agli altri, progetti creativi, con un nuovo stile, dice in un Messaggio: quello della fraternità.
La crisi del lavoro investe tutto il mondo. Papa Francesco propone una ricetta cristiana antica, ma sempre nuova: la fraternità. Lo fa in un Messaggio rivolto alla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali che in questi giorni sta tenendo in Vaticano la sua assemblea plenaria. Il Papa ricorda le “ardue battaglie” dei lavoratori nell’800 e nel ‘900, “in nome della solidarietà e dei diritti” ed “è stata cosa buona”. Ma sono lotte “ben lontane dall’essere concluse” e oggi è sempre più “inquietante” l’esclusione sociale e la marginalizzazione di milioni di esseri umani.
Oggi, afferma il Papa, non basta la solidarietà, occorre ampliare anche la nozione tradizionale del concetto di giustizia. Oggi “si tratta di cercare una via d’uscita dalla soffocante alternativa” tra neoliberismo e neostatalismo in cui le nostre società sono impantanate. Nella visione liberal-individualista del mondo – spiega il Papa – tutto o quasi è scambio, si dà per avere. Nella visione stato-centrica tutto o quasi è “doverosità”, si dà per dovere. Sono due visioni che non sono riuscite e non riescono a risolvere i gravi problemi dell’economia e del lavoro nel mondo.
“Occorre tentare vie nuove ispirate dal messaggio di Cristo”, afferma Papa Francesco. La parola chiave è una parola evangelica: è la fraternità. E’ una parola – ricorda Francesco – che aveva tentato di riprendere la Rivoluzione francese, ma che è stata ben presto abbandonata. Pio XI nella sua Enciclica sociale del 1931, la Quadragesimo anno, denunciava l’egoismo alla base delle ingiustizie, il contrario della fraternità, e prevedeva l’affermarsi “di una dittatura economica globale” che definiva “imperialismo internazionale del denaro”.
La soluzione, dunque, osserva il Papa, è una società fraterna, in cui il lavoro “prima ancora che un diritto è una capacità e un bisogno insopprimibile della persona”. Solo in una società fraterna il lavoro è giusto: cioè “è quello che non solamente assicura una remunerazione equa, ma corrisponde alla vocazione della persona e perciò è in grado di dare sviluppo alle sue capacità”. Questa è “la proposta del Vangelo” – spiega Francesco – una proposta capace di creare un “nuovo umanesimo”, “un’energia nuova nella storia” che genera “libertà, giustizia, pace e dignità per tutti”. Di qui il suo appello a non rassegnarsi mai:
“Cari fratelli e sorelle, non smettete mai di sperare in un futuro migliore. Lottate per questo, lottate. Non lasciatevi intrappolare dal vortice del pessimismo, per favore! Se ciascuno farà la propria parte, se tutti metteranno sempre al centro la persona umana, non il denaro, con la sua dignità, se si consoliderà un atteggiamento di solidarietà e condivisione fraterna, ispirato al Vangelo, si potrà uscire dalla palude di una stagione economica e lavorativa faticosa e difficile”. (Discorso ai lavoratori delle Acciaierie di Terni, 20 marzo 2014)
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Il servizio è di Sergio Centofanti per la Radio Vaticana