Paolo Ondarza – Città del Vaticano per Vaticannews.va
I genitori si avvicinano al sentire di Dio. All’Angelus di questa domenica, di fronte a trentamila fedeli Francesco cita Balzac: le parole di padre Goriot, “Quando sono diventato padre, ho capito Dio”: lo fa commentando, rivolto ai fedeli riuniti in Piazza San Pietro, la parabola del Figlio Prodigo dalla liturgia odierna. Il brano evangelico offre al Pontefice l’occasione di porre in evidenza due atteggiamenti da adottare nei confronti di chi si pente dei propri errori: far festa e rallegrarsi. Sono quelli indicati dal Padre al figlio maggiore che si era indignato nel vederlo riabbracciare il fratello minore rientrato a casa dopo aver dilapidato tutti i suoi averi.
Dio perdona sempre con compassione e tenerezza. Il problema del figlio maggiore – ricorda il Vescovo di Roma – consiste nel basare il suo rapporto con il Padre nella pura osservanza dei comandi, sul senso del dovere. Vivere una religione distante, fatta di doveri e divieti è un problema che può riguardare ognuno di noi:
E la conseguenza di questa distanza è la rigidità verso il prossimo, che non si vede più come fratello. Nella parabola, infatti, il figlio maggiore non dice al Padre mio fratello, ma tuo figlio. E alla fine proprio lui rischia di rimanere fuori di casa
Occorre invece far festa, manifestare vicinanza a chi si è in crisi o è lontano, aiutandolo così a superare paura e scoraggiamento derivanti dal ricordo dei propri errori:
Chi ha sbagliato, spesso si sente rimproverato dal suo stesso cuore; distanza, indifferenza e parole pungenti non aiutano. Perciò, secondo il Padre, bisogna offrirgli una calda accoglienza, che incoraggi ad andare avanti. E noi, facciamo così? Cerchiamo chi è lontano, desideriamo fare festa con lui? Quanto bene può fare un cuore aperto, un ascolto vero, un sorriso trasparente; fare festa, non far sentire a disagio! Dio non sa perdonare senza fare festa.
Allo stesso modo secondo il Padre – aggiunge Francesco – “bisogna rallegrarsi”:
Chi ha un cuore sintonizzato con Dio, quando vede il pentimento di una persona, per quanto gravi siano stati i suoi errori, se ne rallegra. Non rimane fermo sugli sbagli, non punta il dito sul male, ma gioisce per il bene, perché il bene dell’altro è anche il mio! E noi, sappiamo vedere gli altri così? Sappiamo gioire per gli altri?
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