Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
C’è l’affetto del padre che piange insieme ai suoi figli e c’è il dolore del pastore che vede un popolo piagato da “distruzione e dolore, fame, sete e freddo” nella lettera che il Papa invia alla popolazione dell’Ucraina. A nove mesi esatti dallo scatenarsi dell’“assurda follia della guerra”, dopo oltre cento appelli pubblici per il “martoriato” Paese, Francesco firma una missiva indirizzata direttamente a tutti gli ucraini. Tutti: le donne, vittime di violenza o vedove di guerra; i giovani partiti al fronte; gli anziani rimasti soli; i profughi e gli sfollati; i volontari e i sacerdoti, le autorità del Paese.
A loro il Vescovo di Roma esprime vicinanza, a loro chiede di non scoraggiarsi in questo tempo di “dure prove”, a loro esprime tutta la sua “ammirazione” perché, come ha già dimostrato la storia, siete “un popolo forte, un popolo che soffre e prega, piange e lotta, resiste e spera: un popolo nobile e martire”.
La lettera del Papa, caratterizzata da crudo realismo, si apre con un elenco degli orrori che, a partire dal 24 febbraio 2022, primo giorno dell’aggressione russa a Kyiv, sono divenuti pane quotidiano nel Paese est-europeo.
Nel vostro cielo rimbombano senza sosta il fragore sinistro delle esplosioni e il suono inquietante delle sirene. Le vostre città sono martellate dalle bombe mentre piogge di missili provocano morte, distruzione e dolore, fame, sete e freddo. Nelle vostre strade tanti sono dovuti fuggire, lasciando case e affetti. Accanto ai vostri grandi fiumi scorrono ogni giorno fiumi di sangue e di lacrime.
A queste lacrime, il Papa unisce le proprie: “Non c’è giorno in cui non vi sia vicino e non vi porti nel mio cuore e nella mia preghiera. Il vostro dolore è il mio dolore”. “Nella croce di Gesù – scrive – oggi vedo voi, voi che soffrite il terrore scatenato da questa aggressione. Sì, la croce che ha torturato il Signore rivive nelle torture rinvenute sui cadaveri, nelle fosse comuni scoperte in varie città, in quelle e in tante altre immagini cruente che ci sono entrate nell’anima, che fanno levare un grido: perché? Come possono degli uomini trattare così altri uomini?”.
Le tragedie odierne risvegliano nella memoria del Papa i drammi che si consumano da anni nel mondo. Anzitutto quelli dei più piccoli, dice, citando i due casi di una neonata e una bimba di 4 anni strappate al mondo da un attacco missilistico:
Quanti bambini uccisi, feriti o rimasti orfani, strappati alle loro madri! Piango con voi per ogni piccolo che, a causa di questa guerra, ha perso la vita, come Kira a Odessa, come Lisa a Vinnytsia, e come centinaia di altri bimbi: in ciascuno di loro è sconfitta l’umanità intera. Ora essi sono nel grembo di Dio, vedono i vostri affanni e pregano perché abbiano fine.
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