In occasione dell’apertura oggi a New York della 72.ma Sessione dell’Assemblea Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, il Papa ha lanciato un tweet dall’account @Pontifex in nove lingue: “Incoraggio i leader del mondo a mettere da parte gli interessi settoriali per cercare insieme il bene comune dell’umanità”.
E’ una esortazione che riprende l’appello pronunciato da Francesco durante lo storico incontro all’Onu il 25 settembre 2015. Un discorso che chiedeva di superare il “disordine causato dalle ambizioni incontrollate e dagli egoismi collettivi” da cui derivano ancora oggi guerre, miseria, ingiustizie e sopraffazioni di ogni tipo.
Davanti all’Assemblea generale dell’Onu, il Pontefice sottolineava innanzitutto la necessità di “una partecipazione e un’incidenza reale ed equa nelle decisioni” a livello mondiale, riferendosi in particolare agli organi “con effettiva capacità esecutiva
, quali il Consiglio di Sicurezza, gli Organismi finanziari e i gruppi o meccanismi specificamente creati per affrontare le crisi economiche”. “Questo – aveva affermato – aiuterà a limitare qualsiasi sorta di abuso o usura specialmente nei confronti dei Paesi in via di sviluppo. Gli organismi finanziari internazionali devono vigilare in ordine allo sviluppo sostenibile dei Paesi e per evitare l’asfissiante sottomissione di tali Paesi a sistemi creditizi che, ben lungi dal promuovere il progresso, sottomettono le popolazioni a meccanismi di maggiore povertà, esclusione e dipendenza”.Mettere da parte gli interessi settoriali per puntare ad una “fraternità universale” fondata sulla giustizia significa – secondo il Papa – “ricordare che la limitazione del potere è un’idea implicita nel concetto di diritto. Dare a ciascuno il suo, secondo la definizione classica di giustizia, significa che nessun individuo o gruppo umano si può considerare onnipotente, autorizzato a calpestare la dignità e i diritti delle altre persone singole o dei gruppi sociali. La distribuzione di fatto del potere (politico, economico, militare, tecnologico, ecc.) tra una pluralità di soggetti e la creazione di un sistema giuridico di regolamentazione delle rivendicazioni e degli interessi, realizza la limitazione del potere. Oggi il panorama mondiale ci presenta, tuttavia, molti falsi diritti, e – nello stesso tempo – ampi settori senza protezione, vittime piuttosto di un cattivo esercizio del potere: l’ambiente naturale e il vasto mondo di donne e uomini esclusi. Due settori intimamente uniti tra loro, che le relazioni politiche ed economiche preponderanti hanno trasformato in parti fragili della realtà. Per questo è necessario affermare con forza i loro diritti, consolidando la protezione dell’ambiente e ponendo termine all’esclusione”.
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Francesco chiede di rinunciare “alla costruzione di una élite onnipotente” e lancia ai leader del mondo un appello a “fare tutto il possibile affinché tutti possano disporre della base minima materiale e spirituale per rendere effettiva la loro dignità e per formare e mantenere una famiglia, che è la cellula primaria di qualsiasi sviluppo sociale. Questo minimo assoluto, a livello materiale ha tre nomi: casa, lavoro e terra; e un nome a livello spirituale: libertà di spirito, che comprende la libertà religiosa, il diritto all’educazione e tutti gli altri diritti civili”. Nello stesso tempo – precisa – “la difesa dell’ambiente e la lotta contro l’esclusione esigono il riconoscimento di una legge morale inscritta nella stessa natura umana, che comprende la distinzione naturale tra uomo e donna (cfr Enc. Laudato si’, 155) e il rispetto assoluto della vita in tutte le sue fasi e dimensioni”.
Con forza il Papa si rivolgeva all’Onu indicando la strada da percorrere per realizzare il bene comune dell’umanità: “Senza il riconoscimento di alcuni limiti etici naturali insormontabili e senza l’immediata attuazione di quei pilastri dello sviluppo umano integrale, l’ideale di «salvare le future generazioni dal flagello della guerra» (Carta delle Nazioni Unite, Preambolo) e di «promuovere il progresso sociale e un più elevato livello di vita all’interno di una più ampia libertà» (ibid.) corre il rischio di diventare un miraggio irraggiungibile o, peggio ancora, parole vuote che servono come scusa per qualsiasi abuso e corruzione, o per promuovere una colonizzazione ideologica mediante l’imposizione di modelli e stili di vita anomali estranei all’identità dei popoli e, in ultima analisi, irresponsabili”.
di Sergio Centofanti per la Radio Vaticana
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