Adriana Masotti – Città del Vaticano per Vaticannews.va
Gesù come maestro dell’annuncio, al centro della riflessione proposta da Papa Francesco ai partecipanti all’udienza generale di questo mercoledì, la terza del ciclo di catechesi dedicato alla passione per l’evangelizzazione e allo zelo apostolico del credente. “Gioia, liberazione, luce, guarigione e stupore”, secondo Francesco, sono gli elementi che contraddistinguono il modo di comunicare di Gesù e che anche noi “dovremmo ricalcare”.
Un annuncio lieto testimoniato con gioia
Punto di partenza della catechesi è l’episodio del Vangelo di Luca in cui il Maestro predica nella sinagoga di Nazaret, leggendo un passo del profeta Isaia (61,1-2) e poi commentandolo con una sola frase: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”. In questo annuncio di Gesù, il Papa identifica i cinque tratti essenziali, il primo dei quali è la gioia quando egli afferma: ‘Lo Spirito del Signore è sopra di me; (…) mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio’. Francesco prosegue:
Lieto annuncio: non si può parlare di Gesù senza gioia, perché la fede è una stupenda storia d’amore da condividere. Testimoniare Gesù, fare qualcosa per gli altri nel suo nome, è dire tra le righe della vita di aver ricevuto un dono così bello che nessuna parola basta a esprimerlo.
Se manca la gioia “il Vangelo non passa”, dice il Papa, l’annuncio non fa presa se non è un annuncio lieto. “Un cristiano triste è un triste cristiano”, aggiunge.
La bellezza della meta
Il secondo aspetto è la liberazione. Gesù dice di sé di essere stato mandato per liberare i prigionieri. Non si annuncia, dunque, per opprimere gli altri o per imporre pesi e sensi di colpa.
Certo, seguire Gesù comporta un’ascesi, dei sacrifici; d’altronde, se ogni cosa bella ne richiede, quanto più la realtà decisiva della vita! Però chi testimonia Cristo mostra la bellezza della meta, più che la fatica del cammino. Ci sarà capitato di raccontare a qualcuno un bel viaggio che abbiamo fatto. Per esempio, avremo parlato della bellezza dei luoghi, di quanto visto e vissuto, non del tempo per arrivarci e delle code in aeroporto! Così ogni annuncio degno del Redentore deve comunicare liberazione.
L’amore del Padre illumina la nostra vita
La luce è il terzo elemento, luce fisica donata da Gesù attraverso la guarigione dei ciechi, ma anche “luce che fa vedere la vita in modo nuovo”. Anche per noi la vita cristiana è iniziata con un “venire alla luce” e Papa Francesco ricorda che il Battesimo, anticamente era chiamato proprio “illuminazione”.
E quale luce ci dona Gesù? Ci porta la luce della figliolanza: Lui è il Figlio amato del Padre, vivente per sempre; con Lui anche noi siamo figli di Dio amati per sempre, nonostante i nostri sbagli e difetti. Allora la vita non è più un cieco avanzare verso il nulla, no: non è questione di sorte o fortuna, no. Non è qualcosa che dipende dal caso o dagli astri, no, e nemmeno dalla salute e dalle finanze, no. La vita dipende dall’amore, dall’amore del Padre, che si prende cura di noi, suoi figli amati.
Gesù guarisce il nostro cuore
Quarto aspetto dell’annuncio è la guarigione. Gesù è venuto “a rimettere in libertà gli oppressi” e il Papa spiega che ad opprimerci sono spesso le malattie, le fatiche e gli sbagli commessi, ma che è soprattutto il male, il peccato a pesare. Ma, afferma, dal peccato “Gesù ci guarisce sempre e gratuitamente” invitandoci continuamente ad andare da Lui. E prosegue:
E allora accompagnare qualcuno all’incontro con Gesù è portare dal medico del cuore, che risolleva la vita. È dire: “Fratello, sorella, io non ho risposte a tanti tuoi problemi, ma Gesù ti conosce, Gesù ti ama, ti può guarire e rasserenare il cuore”. Chi porta dei pesi ha bisogno di una carezza sul passato. Tante volte sentiamo: “Ma io avrei bisogno di guarire il mio passato… ho bisogno di una carezza su quel passato che mi pesa tanto…”. Ha bisogno di perdono. E chi crede in Gesù ha proprio questo da donare agli altri: la forza del perdono che libera l’anima da ogni debito.
Il perdono del Signore è una carezza sul passato
“Dio dimentica tutto”, aggiunge a braccio Francesco, perdona tutto. Basta ripensare a qualche episodio del Vangelo in cui si vede l’amore del Padre e continua:
Gesù ci aspetta per perdonarci, per risanarci. E quanto? Una volta? Due volte? No. Sempre. “Ma padre, io faccio le stesse cose sempre…” E lui farà le stesse sue sempre! Perdonarti, abbracciarti. Per favore, non abbiamo sfiducia in questo. Così si ama il Signore. Chi porta dei pesi e ha bisogno di una carezza sul passato, ha bisogno di perdono, e Gesù lo fa. E questo che dà Gesù: liberare l’anima da ogni debito.
La grazia ci stupisce e ci sorprende sempre
L’annuncio della grazia portata dal Signore “che fa nuova la vita”, e che ci stupisce è l’ultimo tratto che Gesù ci insegna e Francesco sottolinea che l’annuncio del Vangelo deve sempre portare a questo stupore:
Questo stupore… “Non posso credere! Sono stato perdonato, sono stata perdonata!” Ma così grande è il nostro Dio. Perché non siamo noi a fare grandi cose, ma è la grazia del Signore che, anche attraverso di noi, compie cose imprevedibili. E queste sono le sorprese di Dio. Dio è un maestro delle sorprese. Sempre ci sorprende, sempre ci aspetta. Noi arriviamo, e Lui sta aspettando. Sempre. Il Vangelo si accompagna ad un senso di meraviglia e di novità che ha un nome: Gesù.
Un annuncio per i poveri e che richiede il farsi poveri
Il Papa termina la catechesi di oggi con un’ultima osservazione: il lieto annuncio di Gesù è rivolto ai poveri “perché sono i prediletti di Dio”. L’invito è dunque a ricordarci di loro e a ricordare che per accogliere il Signore ciascuno di noi deve farsi povero , deve cioè vincere “ogni pretesa di autosufficienza” e sentirsi sempre “bisognoso di Lui”. E conclude:
Se qualcuno mi dice: “Padre, ma qual è la via più breve per incontrare Gesù?” Fatti bisognoso. Fatti bisognoso di grazia, bisognoso di perdono, bisognoso di gioia. E Lui si avvicinerà a te.
Le religioni insieme per pregare per l’Ucraina, “mamma” ora ammalata
Non c’è “l’Ucraina ebrea, l’Ucraina cristiana, l’Ucraina ortodossa, l’Ucraina cattolica, l’Ucraina islamica”. No, c’è un’unica Ucraina, “mamma” che soffre nel vedere le brutalità inflitte da circa un anno ai suoi figli. Per questa “madre”, Papa Francesco chiede e offre preghiere, assicurando un pensiero costante e la sua vicinanza: “Non abbiate dubbio… Io vi porto nel cuore e chiedo a Dio che abbia pietà di questo popolo così coraggioso”, dice il Papa alla delegazione del Consiglio Panucraino delle Chiese e delle Organizzazioni Religiose, ricevuta questa mattina prima dell’udienza generale e che proprio al termine dell’udienza generale ha salutato, esortando i fedeli a pregare insieme per una “pace definitiva” nel martoriato Paese.
Viaggio a Roma
Il Consiglio è a Roma da ieri, 24 gennaio, e rimarrà fino a domani 26. Oggi pomeriggio i rappresentanti delle varie confessioni parteciperanno ai Vespri a San Paolo fuori le Mura presieduti dal Papa per la chiusura della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani. Ieri la delegazione ha invece incontrato i vertici di alcuni Dicasteri della Curia romana, tra cui il Dicastero per il Dialogo interreligioso e quello della Comunicazione. Questa mattina l’udienza con il Papa nell’Auletta dell’Aula Paolo VI, evento centrale della visita del Consiglio, di cui fanno parte – tra gli altri – l’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, padre e Capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, ma anche il vescovo Mieczyslaw Mokrzycki, arcivescovo di Leopoli dei latini, presidente della Conferenza episcopale, come pure rappresentanti delle Chiese ortodossa ucraina, apostolica armena e luterana, oltre alle comunità ebraiche e quelle musulmane. È compresa pure la Società biblica, che è interconfessionale.