La sfera e il poliedro. Papa Francesco fa un paragone con la geometria per parlare di disuguaglianze e differenze: laddove infatti la sfera può rappresentare l’omologazione come una certa globalizzazione, il poliedro, con le sue sfaccettature, rappresenta invece l’umanità nella sua pluralità. Il Papa rivolge dunque il pensiero ai giovani e agli anziani, osservando che “il riconoscimento delle differenze valorizza le persone, a differenza dell’omologazione” che rischia di scartarle come vorrebbero “logiche produttive” di una “visione funzionalista della società”. Non dobbiamo dimenticare, avverte, che “i giovani e i vecchi portano ciascuno una loro grande ricchezza: ambedue sono il futuro di un popolo”:
“Non ci può essere sviluppo autentico, né crescita armonica di una società se viene negata la forza dei giovani e la memoria dei vecchi. Un popolo che non ha cura dei giovani, dei vecchi, non ha futuro. E’ per questo che dobbiamo fare tutto quanto è possibile per evitare che la nostra società produca uno scarto sociale e dobbiamo impegnarci tutti per tenere viva la memoria, con lo sguardo rivolto al futuro”.
Il Papa ricorda il dramma della disoccupazione giovanile, evidenziando che in alcuni Paesi si parla del 40% di giovani senza lavoro:
“Questa è un’ipoteca, è un’ipoteca per un futuro. E se questo non si risolve presto, è la sicurezza di un futuro troppo debole o un non-futuro”.
Papa Francesco rivolge così il pensiero al contributo che la Dottrina Sociale della Chiesa può dare in un tempo di crisi economica. E avverte che gli operatori economico-finanziari devono stare attenti a non mettersi a “servire il profitto”, diventando schiavi del denaro:
“La Dottrina sociale contiene un patrimonio di riflessioni e di speranza che è in grado anche oggi di orientare le persone e di conservarle libere. Occorre coraggio, un pensiero e la forza della fede per stare dentro il mercato, per stare dentro il mercato, guidati da una coscienza che mette al centro la dignità della persona, non l’idolo denaro”.
“La Dottrina sociale non sopporta che gli utili siano di chi produce e la questione sociale sia lasciata allo Stato o alle azioni di assistenza e di volontariato. Ecco perché la solidarietà è una parola chiave della Dottrina sociale. Ma noi, in questo tempo, abbiamo il rischio di toglierla dal dizionario, perché è una parola incomoda, ma anche – permettetemi – è quasi una ‘parolaccia’. Per l’economia e il mercato, solidarietà è quasi una parolaccia”.
Il Papa dedica quindi la parte finale del suo videomessaggio al mondo delle cooperative. Una realtà, confida, che lo appassiona fin da quando a 18 anni, nel 1954, aveva sentito suo padre svolgere una conferenza sul cooperativismo cristiano. Quella delle cooperative, afferma, “è proprio la strada per una uguaglianza” nelle “differenze”, anche se è una strada “economicamente lenta”. Ma, ricorda il Papa, come diceva mio padre “va avanti lentamente, ma è sicura”:
“Il lavoro è troppo importante. Lavoro e dignità della persona camminano di pari passo. La solidarietà va applicata anche per garantire il lavoro; la cooperazione rappresenta un elemento importante per assicurare la pluralità di presenze tra i datori del mercato”.
“Oggi – è la riflessione del Papa – essa è oggetto di qualche incomprensione anche a livello europeo”. E tuttavia, afferma, “ritengo che non considerare attuale questa forma di presenza nel mondo produttivo costituisca un impoverimento che lascia spazio alle omologazioni e non promuove le differenze e l’identità”:
“Oggi, questo è di estrema attualità e spinge la cooperazione a diventare un soggetto in grado di pensare alle nuove forme di Welfare. Il mio auspicio è che possiate rivestire di novità la continuità. E così imitiamo anche il Signore, che sempre ci fa andare avanti con sorprese, con le novità”.
Il servizio è di Alessandro Gisotti per la Radio Vaticana (anche in audio):
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