Tiziana Campisi – Città del Vaticano per Vaticannews.va
I cristiani e tutti gli uomini di buona volontà non rimangano “sordi davanti al grido che sale a Dio da questo nostro mondo”, per costruire “una cultura di pace lì dove ciascuno di noi si trova a vivere” servono “gesti concreti” e “scelte condivise”, i discorsi non sono sufficienti.
È l’invito che Papa Francesco rivolge nel messaggio indirizzato a monsignor Nicolò Anselmi, vescovo di Rimini, a firma del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, in occasione del 44.mo Meeting per l’Amicizia tra i Popoli che si svolge dal 20 al 25 agosto. La “strada che tutti possono percorrere” e che la Chiesa incoraggia continuamente è “riconciliarci in famiglia, con gli amici o con i vicini, pregare per chi ci ha ferito, riconoscere e aiutare chi è nel bisogno, portare una parola di pace” ovunque, afferma Francesco riproponendo quanto detto nel discorso al Meeting mondiale sulla fraternità umana “Not alone”, il 10 giugno scorso.
Nessuno si salva da solo
E allora, in un momento in cui “la guerra e le divisioni seminano nei cuori rancori e paure”, in cui “l’altro diverso da me è percepito spesso come un rivale” e dove “la comunicazione globale e pervasiva” rende questo “atteggiamento diffuso” una mentalità e facendo sì che “le differenze appaiano sintomi di ostilità” e dando vita a “una sorta di epidemia di inimicizia”, il tema del Meeting di Rimini – “L’esistenza umana è un’amicizia inesauribile” – è “nettamente controtendenza”, osserva il Papa, aggiungendo che quello attuale è “un tempo segnato da individualismo e indifferenza, che generano solitudine e tante forme di scarto”. “Una situazione dalla quale è impossibile uscire con le proprie forze”, perché “nessuno si può salvare da solo”. Per tale motivo Dio ha mandato suo Figlio, “definitivamente un nuovo orizzonte”, ma anche “una nuova parola per tante situazioni di esclusione, di disgregazione, di chiusura, di isolamento”, ribadisce il Papa richiamando la sua omelia ad Asunción, in Paraguay, del 12 luglio 2015.
Gesù e l’amicizia con l’uomo
In pratica, chiarisce Francesco, “lo Spirito di Cristo risorto ha rotto la solitudine donando all’uomo la sua amicizia, come pura grazia”, e, come ricordava Don Luigi Giussani nel volume “Il cammino al vero è un’esperienza”, attraverso tale dono “la solitudine umana è sciolta. L’esperienza umana non è più quella di una impotenza desolante, ma quella di una consapevolezza e di una energica capacità” e “la forza dell’uomo è un Altro, la certezza dell’uomo è un Altro” e “l’esistenza umana è un’amicizia inesauribile”.
Avere amici insegna ad aprirsi, a condividere la vita
L’amicizia, quella vera, “allarga il cuore”, sottolinea il Papa, che nella Christus vivit definisce gli amici fedeli “un riflesso dell’affetto del Signore, della sua consolazione e della sua presenza amorevole”, specificando che “avere amici ci insegna ad aprirci, a capire, a prenderci cura degli altri, a uscire dalla nostra comodità e dall’isolamento, a condividere la vita”. Alla stessa conclusione conduce la riflessione di don Giussani nel libro “Attraverso la compagnia dei credenti”, dove si legge che “la vera natura dell’amicizia è vivere liberamente insieme per il destino” e che non ci si può dire amici, se non si ama “il destino dell’altro sopra ogni cosa, al di là di qualsiasi tornaconto”.
Fratelli in Cristo
Nel suo messaggio, poi, Francesco, fa notare, come già rimarcato nella Fratelli tutti, che “l’amore all’altro per quello che è ci spinge a cercare il meglio per la sua vita” e che “solo coltivando questo modo di relazionarci renderemo possibile l’amicizia sociale che non esclude nessuno e la fraternità aperta a tutti”. E “proprio l’amicizia sociale”, per il Papa è “l’unica chance anche nelle situazioni più drammatiche, perfino davanti alla guerra”. Da qui l’incoraggiamento al Meeting per l’amicizia fra i popoli, che è “luogo di amicizia tra le persone e i popoli” e apre “strade di incontro e di dialogo”, affinché “non venga mai meno la disponibilità a un’amicizia inesauribile”, in quanto “fondata in Cristo e sulla roccia di Pietro”, perché si colga “il bene che chiunque può portare alla vita di tutti”.
Promuovere la cultura dell’incontro
Infine Francesco identifica “il terreno sul quale si può radicare l’esperienza dell’amicizia che costruisce storia” nell’“esperienza umana, che condividiamo con ogni persona, a qualunque tradizione culturale e religiosa appartenga” e asserisce amicizia è “far entrare l’altra persona nella propria vita”. Da qui l’auspicio “che il Meeting per l’amicizia tra i popoli continui a promuovere la cultura dell’incontro, aperto a tutti, nessuno escluso, perché in chiunque c’è un riflesso del Padre che ‘dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa’” e l’augurio che “ognuno dei partecipanti” impari ad accostare gli altri alla maniera di Gesù”.