Antonella Palermo – Città del Vaticano
Nella catechesi proposta all’Angelus, Francesco si sofferma sul brano evangelico di questa quinta domenica di Quaresima che rievoca l’episodio della risurrezione di Lazzaro. L’ultimo dei miracoli di Gesù narrati prima della Pasqua. Il messaggio che ne scaturisce è un vero e proprio inno alla vita.
Il Papa ricorda che quando Gesù arriva alla casa di Lazzaro, quattro giorni dopo la sepoltura, ogni speranza è perduta. Eppure, Marta e Maria si aggrappano alla luce che proviene dalla presenza dell’amico che le invita ad aprire il sepolcro. Lazzaro torna a vivere. Il messaggio di questo brano è che Gesù dà la vita anche quando sembra non esserci più speranza.
Capita, a volte, di sentirsi senza speranza, oppure di incontrare persone che hanno smesso di sperare: per una perdita dolorosa, per una malattia, per una delusione cocente, per un torto o un tradimento subito, per un grave errore commesso. A volte sentiamo dire: “Non c’è più niente da fare!”. Sono momenti in cui la vita sembra un sepolcro chiuso: tutto è buio, intorno si vedono solo dolore e disperazione. Gesù, oggi, ci dice che non è così, che in questi momenti non siamo soli, anzi che proprio in questi momenti Lui si fa più che mai vicino per ridarci vita. Egli piange con noi, come ha pianto per Lazzaro.
Non smettere di credere e di sperare: questo è l’invito di Gesù che anche oggi si avvicina ai nostri sepolcri, ci prende per mano, ci accompagna in ogni momento.
Questo ci dice Gesù. Togliete la pietra: il dolore, gli errori, anche i fallimenti, non nascondeteli dentro di voi, in una stanza buia e solitaria, chiusa. Togliete la pietra: tirate fuori tutto quello che c’è dentro, gettatelo in me con fiducia, senza timore, perché io sono con voi, vi voglio bene e desidero che torniate a vivere. E, come a Lazzaro, ripete a ognuno di noi: Vieni fuori! Rialzati, riprendi il cammino, ritrova fiducia!
Nell’avvicinarci alla Pasqua, il miracolo di Lazzaro che esce dal suo sepolcro è un “inno alla vita”, un brano utile da rileggere, dice il Papa, soprattutto quando i pesi e le sofferenze nel cuore sembrano schiacciarci. Francesco invita a “uscire incontro a Gesù, che è vicino”. L’essenziale è affidargli le nostre preoccupazioni, guardando verso la la sua luce. Quanto siamo capaci di fare questo?: si chiede il Successore di Pietro. “Come piccoli specchi dell’amore di Dio, riusciamo a illuminare gli ambienti in cui viviamo con parole e gesti di vita?”: è ancora la domanda del Papa oggi.
Togli le bende che ti legano (cfr v. 45), non cedere al pessimismo che deprime, al timore che isola, allo scoraggiamento per il ricordo di brutte esperienze, alla paura che paralizza. Io ti voglio libero e vivo, non ti abbandono e sono con te! Non lasciarti imprigionare dal dolore, non lasciar morire la speranza: ritorna a vivere!
Infine, a braccio, Francesco è tornato ancora a rivolgere un pensiero ai confessori raccomandando loro di non dimenticare essi stessi dei peccatori e chiedendo loro di avere sempre massima misericordia e di “perdonare tutto”. Dopo la preghiera mariana, il pensiero del Papa è andato all’Ucraina ancora sconvolta dalla guerra, alle popolazioni di Siria e Turchia alle prese con i danni del terremoto, allo Stato del Mississipi colpito dalle alluvioni di questi giorni. Ha invitato inoltre a pregare per il Perù.
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