Sancta Sedes

Papa Francesco si è presentato (a sorpresa) all’Università Lateranense: ‘Volevo venire qui!’

Visita a sorpresa questa mattina di Papa Francesco alla Pontificia Università Lateranense, a Roma. “Volevo venire – dice – e volevo parlarvi così. E la Quaresima è stata l’occasione per farlo”. Siate sempre alla ricerca della verità, ha raccomandato agli studenti, intraprendenti e coraggiosi nel progettare il futuro

L’incontro di oggi alla Lateranense con Papa Francesco, annunciato 2 ore prima!


A dare notizia della visita, alle 9.00, è un tweet dell’Università stessa in cui si legge: “La Pontificia Università Lateranense riceve un dono straordinario. Stamattina #PapaFrancesco è a sorpresa in Università per guidare la meditazione quaresimale. La comunità accademica è in festa e lo ascolta con gioia e grande partecipazione”. Quella di Francesco è una Lectio divina che prende spunto e commenta la prima Lettura liturgica di oggi, un brano tratto dal libro del profeta Daniele.

“ Non ci abbandonare fino in fondo, per amore del tuo nome, non infrangere la tua alleanza; non ritirare da noi la tua misericordia (Dn 3) ”

Tener conto delle radici per progettare il futuro

Riporta la preghiera penitenziale di tre giovani di Israele, Anania, Azaria e Misaele i quali, in mezzo al fuoco che avrebbe dovuto divorarli, riconoscono le colpe dei padri, chiedono perdono e aiuto, fiduciosi della misericordia del Signore e convinti che “non c’è delusione per coloro che confidano in te”. E’ un brano che racconta vicende del VI secolo a.C. durante l’esilio in Babilonia e la persecuzione del re Antioco Epifane e il suo scopo era infondere  coraggio: di fronte alle persecuzioni del presente, Israele guardava all’esempio di personaggi del passato la cui testimonianza aveva avuto la meglio sulla violenza del potere del mondo. E il Papa rivolgendosi agli studenti che lo ascoltano, insieme al rettore Vincenzo Buonomo e al corpo dei docenti dell’Ateneo, afferma:

Essere avvolti dalle fiamme e rimanere incolumi: lo si può con l’aiuto del Signore Gesù, il Figlio di Dio, e della brezza dello Spirito Santo. Vi immagino così: anche se viviamo in un contesto culturale segnato dal pensiero unico, che avvolge e addormenta tutti con il suo abbraccio mortifero e brucia ogni forma di creatività e di pensiero divergente, voi camminate incolumi grazie al radicamento in Gesù e nel suo Vangelo, reso attuale dalla potenza dello Spirito Santo. In questa maniera custodite uno sguardo alto e anche uno sguardo altro sulla realtà, una differenza cristiana apportatrice di novità.

Superare il pensiero dominante che spinge all’individualismo

E  Francesco sottolinea che il percorso accademico che gli studenti stanno compiendo qui non punta a isolarli dal mondo, ma “ad abitarlo con consapevolezza critica e capacità di discernimento”. E che l’adesione al Vangelo e alla Tradizione non blocca il pensiero, anzi fornisce “un punto di vista libero, autentico, fedele al reale, direi “sano”, rispetto a questo nostro tempo”. E fa un esempio:

Pensate alla spinta che riceviamo continuamente a vivere in un individualismo comodo e avaro – tutti noi -, preoccupato unicamente del proprio benessere. (…) Mi fermo per toccare un punto che a me fa soffrire: il nostro inverno demografico. “Ma perché non hai un figlio, almeno, o due?” – “No, ma penso, a me piacerebbe fare un viaggio, aspetto ancora un po’…”. E così le coppie vanno avanti senza fecondità. (…)  L’inverno demografico che oggi tutti noi soffriamo è proprio l’effetto di questo pensiero unico, egoistico, rivolto soltanto su se stessi, che solo cerca la “mia” realizzazione. Voi studenti pensate bene a questo: pensate a come questo pensiero unico è così “selvaggio”… Sembra molto culturale ma è “selvaggio”, perché ti impedisce di fare storia, di lasciare dopo di te una storia.

Nel pensiero cristiano il primato delle relazioni

E il Papa parla di quanto è pericolosa tutta questa “esaltazione del proprio ‘io’ personale o di gruppo”. E usa poi parole forti per dire che seguire lo Spirito Santo significa “evitare di essere bruciati: bruciati nel cervello, nel cuore, nel corpo, nelle relazioni” per aprirsi alla speranza. Ribadisce la centralità delle relazioni all’interno del pensiero cristiano che deriva dalla realtà trinitaria stessa di Dio: da qui il senso della “comunione universale con l’umanità intera come vocazione di tutti”. E la vita della Chiesa come “la ‘mistica del noi’ che si fa lievito della fraternità universale”.

Sentirsi parte di un popolo e avere fiducia nel Signore

Papa Francesco commenta poi un altro aspetto della preghiera dei tre giovani israeliti e cioè il loro sentirsi parte di una storia e di un popolo. Un popolo che ha peccato e per cui chiedono il perdono. I loro padri hanno dato testimonianza però anche della misericordia di Dio nel tempo passato e i giovani assumono questa certezza: “Sono convinti che un futuro c’è, che la porta non è sbarrata, pur in mezzo all’ostilità e alla persecuzione”.

Vorrei tanto che custodiste questa speranza fondata sulla promessa di Dio. Vorrei tanto che nel progettare il futuro conservaste la memoria di essere popolo, di avere una storia con luci e ombre, di essere protagonisti nell’oggi di quel dialogo d’amore tra Dio e gli uomini che ha attraversato i secoli! I sogni dei padri alimenteranno e provocheranno le vostre visioni per l’oggi. II sentirvi parte di un popolo di peccatori vi darà gli anticorpi per non commettere gli stessi errori: verso Dio, verso gli altri, verso il creato intero.

La riflessione a partire dalla vita concreta del popolo di Dio

E tornando agli studi dei giovani presenti, il Papa ricorda ancora che essi devono servire ad interpretare la storia dell’umanità intera alla luce della Parola di Dio per costruire il futuro, evitando di chiudersi “in circoli accademici senza respiro, giocare con i concetti invece che interpretare la vita, attaccarsi alle formule ma distaccarsi dall’esistenza reale delle persone”.

Per questo ho auspicato che negli studi ecclesiastici si realizzi un «radicale cambiamento di paradigma», una «coraggiosa rivoluzione culturale» che, scaturita dal contributo della riflessione e della prassi del popolo di Dio “sul campo” di tutti gli angoli del mondo, produca ‘una vera ermeneutica evangelica, per capire meglio la vita, il mondo, gli uomini’.

E a braccio aggiunge: “Ancora non abbiamo superato la logica dell’illuminismo”, per superarla ci vuole una nuova ermeneutica, quella “della memoria, dell’appartenenza a un popolo, di avere una storia; l’ermeneutica di camminare verso una speranza”, armonizzando mente, cuore e mani, cioè ciò che si pensa, si sente e si fa. E’ necessario per il Papa avere un pensiero aperto, uno spirito di ricerca “basata sulle verità di ragione e di fede”. “Innamoratevi del pensiero incompleto – raccomanda agli studenti – perché questa è la nostra strada, sempre aperta al ‘maius’ di Dio e alla verità”.

“ Potessimo essere accolti con il cuore contrito e con lo spirito umiliato, come olocausti di montoni e di tori, come migliaia di grassi agnelli. (Dn 3) ”

Credere all’amore di Dio con “sfacciataggine giovanile”

L’ultimo spunto di riflessione offerto da Papa Francesco parte dal cuore contrito dei giovani di Israele davanti a Dio e dice che ci vede “un po’ di sfacciataggine giovanile” come quella del figlio prodigo che confida nel perdono del padre, perché sa di essere amato. Dietro tutto questo c’è la fiducia e il Papa augura anche ai giovani presenti di essere “intraprendenti e coraggiosi” nel sognare e progettare il futuro, perché “sfacciatamente” fiduciosi nel Signore.

L’invito conclusivo: non perdete il senso dell’umorismo

E a proposito di ‘sfacciataggine’, Francesco saluta i presenti chiedendo scusa per aver iniziato la sua Lectio divina, seguendo il momento liturgico, senza aver detto loro prima neppure ‘buongiorno’, ma lo fa adesso ringraziando tutti per l’accoglienza e per l’ascolto. Raccomanda ancora di continuare “a lavorare, perché la vita non incomincia con voi ma ha bisogno di voi per continuare. Radicati nella memoria degli antenati, radicati nell’appartenenza a un popolo. Il presente è vostro e non è vostro: è un dono che viene dalla storia, offerto a te, ma per portarlo avanti.
E conclude: “Non perdete la vostra giovinezza, non perdete il senso dell’umorismo”.

Servizio di Adriana Masotti – Città del Vaticano per Vaticannews.va

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