Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Papa Francesco rivolge un “accorato appello” a quanti “hanno responsabilità istituzionali, chiedendo loro di porre i diritti umani al centro di tutte le politiche, incluse quelle di cooperazione allo sviluppo, anche quando ciò significa andare controcorrente”. Lo fa in un messaggio inviato ai partecipanti alla Conferenza internazionale su “I diritti umani nel mondo contemporaneo: conquiste, omissioni, negazioni” promossa a Roma dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e dalla Pontificia Università Gregoriana, in occasione del 70° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, e letto nell’aula magna della Pug dal cardinale Peter Appiah Turkson, prefetto del dicastero.
Agli ambasciatori degli Stati presso la Santa Sede, ai rappresentanti delle istituzioni delle Nazioni Unite, del Consiglio d’Europa, delle Commissioni episcopali Giustizia e Pace e di quelle per la pastorale sociale, del mondo accademico e delle organizzazioni della società civile che partecipano all’incontro, fino all’11 dicembre alla Gregoriana, il Papa ricorda che con la Dichiarazione universale universale dei diritti dell’uomo del 10 dicembre 1948 e con la Dichiarazione e il Programma d’azione di Vienna, del 10 dicembre 1993, “la famiglia delle Nazioni ha voluto riconoscere l’eguale dignità di ogni persona umana, dalla quale derivano diritti e libertà fondamentali” che sono “universali, indivisibili, interdipendenti e interconnessi”.
Diritti ma anche doveri, perché la Dichiarazione del 1948 riconosce che “ogni individuo ha dei doveri verso la comunità, nella quale soltanto è possibile il libero e pieno sviluppo della sua personalità”. E in quest’anno di anniversari, il Papa auspica che la necessaria “riflessione approfondita sul fondamento e il rispetto dei diritti dell’uomo nel mondo contemporaneo” porti ad un “rinnovato impegno in favore della difesa della dignità umana, con speciale attenzione per i membri più vulnerabili della comunità”
Osservando infatti le nostre società, prosegue Francesco nel suo messaggio, e le loro contraddizioni, ci si chiede se davvero “l’eguale dignità di tutti gli esseri umani, solennemente proclamata 70 anni or sono, sia riconosciuta, rispettata, protetta e promossa in ogni circostanza”. Perché purtroppo “persistono oggi nel mondo numerose forme di ingiustizia, nutrite da visioni antropologiche riduttive e da un modello economico fondato sul profitto, che non esita a sfruttare, a scartare e perfino ad uccidere l’uomo”. Così mentre una parte dell’umanità “vive nell’opulenza, un’altra parte vede la propria dignità disconosciuta, disprezzata o calpestata e i suoi diritti fondamentali ignorati o violati”.
E qui il pensiero di Papa Francesco va “ai nascituri a cui è negato il diritto di venire al mondo; a coloro che non hanno accesso ai mezzi indispensabili per una vita dignitosa; a quanti sono esclusi da un’adeguata educazione; a chi è ingiustamente privato del lavoro o costretto a lavorare come uno schiavo; a coloro che sono detenuti in condizioni disumane, che subiscono torture o ai quali è negata la possibilità di redimersi; alle vittime di sparizioni forzate e alle loro famiglie”.
Ma vittime di ingiustizia, chiarisce il Papa, sono anche coloro che “vivono in un clima dominato dal sospetto e dal disprezzo, che sono oggetto di atti di intolleranza, discriminazione e violenza in ragione della loro appartenenza razziale, etnica, nazionale o religiosa”, e anche quanti subiscono violazioni dei loro diritti fondamentali nei conflitti armati “mentre mercanti di morte[1] senza scrupoli si arricchiscono al prezzo del sangue dei loro fratelli e sorelle”.
Questi gravi fenomeni, prosegue Francesco, ci chiamano tutti in causa, perché quando i diritti fondamentali sono violati, o se ne privilegiano solo alcuni, oppure ancora “vengono garantiti solamente a determinati gruppi”, allora “si verificano gravi ingiustizie, che a loro volta alimentano conflitti” nelle Nazioni e nei rapporti fra di esse. Quindi tutti siamo chiamati a contribuire “al rispetto dei diritti fondamentali di ogni persona, specialmente di quelle ‘invisibili’: di tanti che hanno fame e sete, che sono nudi, malati, stranieri o detenuti, che vivono ai margini della società o ne sono scartati”.
Il Papa infine ricorda che per noi cristiani “questa esigenza di giustizia e di solidarietà riveste un significato speciale”, il Vangelo infatti “ci invita a rivolgere lo sguardo verso i più piccoli”, a muoverci a compassione “e ad impegnarci concretamente per alleviare le loro sofferenze”. E dopo l’appello a chi ha responsabilità istituzionali, il Pontefice conclude auspicando che “queste giornate di riflessione possano risvegliare le coscienze e ispirare iniziative volte a tutelare e promuovere la dignità umana”.
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