“La Conferenza Episcopale Italiana ha proposto che nelle diocesi, in occasione della Veglia di Pentecoste, si ricordino tanti fratelli e sorelle esiliati o uccisi per il solo fatto di essere cristiani. Sono martiri! Auspico che tale momento di preghiera accresca la consapevolezza che la libertà religiosa è un diritto umano inalienabile, aumenti la sensibilizzazione sul dramma dei cristiani perseguitati nel nostro tempo e che si ponga fine a questo inaccettabile crimine”.
E’ molto, molto importante che il Papa continui a lanciare questi appelli. E’ la convinzione di padre Michel Remery, vicesegretario generale del Ccee, il Consiglio delle Conferenze dei vescovi d’Europa, che nei giorni scorsi ha partecipato a Vienna alla Conferenza della Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, dedicata all’importanza di rafforzare gli sforzi per prevenire e combattere l’intolleranza e la discriminazione contro i cristiani nella regione dell’Osce:
R. – Si deve alzare la voce per difendere quelli che non si possono difendere, in particolare parliamo dei cristiani che sono perseguitati, discriminati e che vivono momenti di una violenza e un terrorismo terribile. Dobbiamo dunque continuare ad alzare la voce. Credo che il Santo Padre, facendolo, ci inviti tutti a farlo, non soltanto a pregare, ma anche ad alzare la voce contro questa atrocità.
D. – Di intolleranza e discriminazione contro i cristiani, in questo caso in Europa, si è parlato soltanto pochi giorni fa a Vienna, alla Conferenza Osce alla quale ha preso parte anche lei…
R. – E’ molto chiaro che la violenza contro i cristiani sia presente in tutte le parti del mondo, anche nell’Osce. Ed è pure chiaro che ci sono zone nel mondo dove purtroppo la violenza è ancora più atroce. Vediamo però, nella regione dell’Osce, che i cristiani sono limitati nel loro essere cristiani in pieno e questo avviene in modi diversi. Chiaramente, si deve sapere che con l’aumento dell’intolleranza contro i cristiani, cresce anche un modo di vivere nella nostra società che ha a che fare con la libertà, c’è sempre una contrapposizione tra libertà religiosa e libertà di espressione. Queste sono due libertà che spesso sono opposte. Da un lato, la libertà religiosa, la libertà di vivere la tua religione liberamente. Dall’altro, la libertà di espressione, di dire tutto quello che vuoi. Se però si è liberi di dire tutto quello che si vuole, si è anche liberi di attaccare le altre persone, persino di discriminare le altre persone. Ed ecco che subentra un altro diritto: il diritto a non essere discriminato, che rientra nella libertà religiosa. E, dunque, si vede che nella società queste libertà si oppongono, si vede chiaramente che una libertà assoluta non esiste, anche se oggi nella società spesso si cerca di averla. Durante la Conferenza è stato ribadito che dobbiamo continuare a capire dove ci sono limiti alla libertà delle persone nella società e dove c’è una violazione della libertà di poter vivere la propria religione fino in fondo.
D. – Quali sono le situazioni di maggiore preoccupazione?
R. – Non si può parlare della situazione dei cristiani nella regione Osce, senza parlare dei crimini atroci che adesso accadono soprattutto in Medio Oriente. E’ anche chiaro che se si parla della regione dell’Osce, possiamo vedere che la violenza non è atroce come in Medio Oriente, al tempo stesso la vita cristiana è sicuramente limitata in modi diversi. Un punto che è stato menzionato spesso è la registrazione di crimini dovuti all’odio contro i cristiani. Spesso quando si fa la registrazione di crimini di violenza o di vandalismo, se si tratta di antisemitismo e di violenza contro i musulmani viene registrato come tale, invece se è indirizzato contro i cristiani, in tanti Paesi dell’Osce viene registrato semplicemente come violenza generica, come vandalismo generico e non come quello che è: un crimine di odio contro un gruppo specifico, in questo caso quello dei cristiani. Questo è un punto teorico magari, però molto importante. A livello di Osce, infatti, si può agire soltanto quando viene registrato come un crimine indirizzato verso i cristiani. L’appello, dunque, è stato quello di registrare meglio questi casi. L’altro appello è stato alla tolleranza per tutti, perché vivano la loro fede fino in fondo. La Santa Sede ha invitato a vigilare sul fatto che i cristiani, anche nell’area Osce, sono perseguitati e vivono situazioni di crimini d’odio. Un invito chiaro da parte della Santa Sede e degli altri partecipanti è stato quello di continuare a combattere contro l’intolleranza, la discriminazione, gli incidenti e i crimini di odio contro i cristiani, proprio come si fa quando questi sono indirizzati ad altre religioni.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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