La speranza di essere santi e diventare immagine di Cristo per questo mondo è il tema al centro della catechesi odierna che Papa Francesco ha svolto, come di consueto il mercoledì, in piazza San Pietro.
Il Papa alle 9.15 era già in piazza San Pietro, pronto a salutare i migliaia di fedeli che affollavano la zona delimitata dal colonnato del Bernini nonostante il caldo torrido su Roma.
Protagonisti, come di consueto, i bambini, che Francesco ha salutato “in tenuta estiva”, muniti cioè dei cappellini di rito per ripararsi dal sole. Tra i fedeli che hanno issato striscioni variopinti e bandiere, anche 500 carabinieri dell’unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare. Tra i fedeli internazionali, da segnalare un gruppo di 50 studenti e personale provenienti dal Collegio San Francesco di Assisi di Hong Kong.
«Dio non ci abbandona mai – ha riflettuto papa Francesco -: ogni volta che ne avremo bisogno verrà un suo angelo a risollevarci e a infonderci consolazione. “Angeli” qualche volta con un volto e un cuore umano, perché i santi di Dio sono sempre qui, nascosti in mezzo a noi. Questo è difficile da capire e anche da immaginare ma i santi sono presenti nella nostra vita, quando qualcuno invoca un santo o una santa è perché è vicino a noi».
Essere santi nella vita di tutti i giorni, facendo il proprio dovere con cuore aperto verso Dio
«Qualcuno di noi potrebbe chiedermi se “si può essere santo nella vita di tutti i giorni”» ha sottolineato il Papa, aggiungendo subito: «Sì, si può e non significa pregare tutta la giornata ma fare tutto il proprio dovere con il cuore aperto verso Dio, consapevole che nonostante le difficoltà si può essere santi, il Signore ci da la speranza di essere santi». «Essere santi si può – ha proseguito Francesco e non è più facile essere delinquenti che santi, è il Signore che ci può aiutare a essere santi. È il grande regalo che ciascuno di noi può rendere al mondo».
«La nostra storia ha bisogno di “mistici”: di persone che rifiutano ogni dominio, che aspirano alla carità e alla fraternità. Uomini e donne che vivono accettando anche una porzione di sofferenza, perché si fanno carico della fatica degli altri. Ma senza questi uomini e donne il mondo non avrebbe speranza».
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Fonte www.avvenire.it
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