NUOVA EVANGELIZZAZIONE – “Come figli della Chiesa dobbiamo continuare il cammino del Concilio Vaticano II, spogliarci di cose inutili e dannose, di false sicurezze mondane che appesantiscono la Chiesa e danneggiano il suo vero volto”. È l’invito rivolto dal Papa, sulla scia di quanto detto ad Assisi, ai partecipanti alla plenaria del Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione, ricevuti oggi in udienza. “Tante persone si sono allontanate dalla Chiesa”, ha detto il Papa, secondo il quale “è sbagliato scaricare le colpe da una parte o dall’altra, anzi, non è il caso di parlare di colpe. Ci sono responsabilità nella storia della Chiesa e dei suoi uomini, ce ne sono in certe ideologie e anche nelle singole persone”. In un tempo in cui “si verifica spesso un atteggiamento di indifferenza verso la fede, ritenuta non più rilevante nella vita dell’uomo”, ha esordito il Papa, “nuova evangelizzazione significa risvegliare nel cuore e nella mente dei nostri contemporanei la vita della fede”. “La fede – ha spiegato infatti Papa Francesco – è un dono di Dio, ma è importante che noi cristiani mostriamo di vivere in modo concreto la fede, attraverso l’amore, al concordia, la gioia, la sofferenza, perché questo suscita delle domande, come all’inizio del cammino della Chiesa: perché vivono così? Cosa li spinge?”.
Sono tutti interrogativi, questi, che “portano al cuore dell’evangelizzazione che è la testimonianza della fede e della carità”. “Ciò di cui abbiamo bisogno, specialmente in questi tempi – la tesi di fondo del Papa – sono testimoni credibili che con la vita e anche con la parola rendano visibile il Vangelo, risveglino l’attrazione per Gesù Cristo, per la bellezza di Dio”. In una parola, “c’è bisogno di cristiani che rendano visibile agli uomini di oggi la misericordia di Dio, la sua tenerezza per ogni creatura”. “La crisi dell’umanità contemporanea non è superficiale ma profonda”, ha detto il Papa: per questo “la nuova evangelizzazione, mentre chiama ad avere il coraggio di andare controcorrente, di con-vertirsi dagli idoli all’unico vero Dio, non può che usare il linguaggio della misericordia, fatto di gesti e di atteggiamenti prima ancora che parole”. “Chi ha incontrato Cristo, come la Samaritana al pozzo – ha detto il Papa – non può tenere per sé questa esperienza, ma sente il desiderio di condividerla, di portare altri a Gesù”. Di qui l’invito a “chiedersi tutti se chi ci incontra percepisce nella nostra vita il calore della fede, vede nel nostro volto la gioia di incontrare Cristo”.
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