Lo sport va protetto da “manipolazioni” e “sfruttamento commerciale”, sradicando il “cancro della corruzione, ma puntando a mantenerne soltanto la “genuinità”. Così il Papa incontrando in Aula Paolo VI i partecipanti all’incontro su sport e fede promosso fino a venerdì in Vaticano dal Pontificio Consiglio della Cultura e dedicato al tema: “Lo sport al servizio dell’umanità”.
Presenti il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del dicastero vaticano organizzatore dell’evento assieme ad Allianz, il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, il presidente del Comitato olimpico internazionale, Thomas Bach, ed esponenti delle religioni di tutto il mondo, tra cui l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby. Al suo arrivo, il Pontefice ha salutato le numerose personalità presenti, tra cui il sindaco di Roma, Virginia Raggi. Il servizio di Giada Aquilino:
Mantenere la “genuinità” dello sport, proteggendolo da “manipolazioni” e “sfruttamento commerciale”. Il Papa parla ai 7 mila presenti in Aula Paolo VI, dopo l’esibizione di sportivi di varie discipline: sei di loro hanno esposto le lampade degli incontri interreligiosi di pace svoltisi ad Assisi ed hanno enunciato i principi etici dello sport, accompagnati dal pianista cinese Lang Lang. Ai rappresentanti dello sport e delle aziende che sponsorizzano i relativi eventi, Francesco ricorda un “compito” e insieme una “sfida”:
“Sarebbe triste, per lo sport e per l’umanità, se la gente non riuscisse più a confidare nella verità dei risultati sportivi, o se il cinismo e il disincanto prendessero il sopravvento sull’entusiasmo e sulla partecipazione gioiosa e disinteressata. Nello sport, come nella vita, è importante lottare per il risultato, ma giocare bene e con lealtà è ancora più importante. Non dimenticatevi, tutti non dobbiamo dimenticare, quella bella parola che si dice del vero sport: ‘sport amateur’”.
“C’è anche uno sport dilettantistico, amatoriale, ricreativo, non finalizzato alla competizione, ma che consente a tutti di migliorare la salute e il benessere, di imparare a lavorare in squadra, a saper vincere e anche a saper perdere”.
Francesco si compiace che le istituzioni mondiali abbiano preso a cuore “così coraggiosamente” il valore dell’inclusione, affinché i benefici siano veramente accessibili a tutti.
“Per questo è importante che tutti possano partecipare alle attività sportive, e sono contento che al centro della vostra attenzione in questi giorni ci sia l’impegno per assicurare che lo sport diventi sempre più inclusivo e che i suoi benefici siano veramente accessibili a tutti”.
Per questo saluta i fondatori della Homeless Cup e altre realtà che, attraverso lo sport, offrono ai più svantaggiati “una possibilità di sviluppo umano integrale”. Quindi l’auspicio finale è di “meglio esplorare” il bene che lo sport e la fede possono portare nelle nostre società, augurando a tutti di andare avanti, verso “un grande successo”. Così come, in apertura dell’evento, aveva ricordato anche il cardinale Gianfranco Ravasi:
“E’ possibile vedere negli atleti, liberi dalla degenerazione della corruzione, della prevaricazione illecita, dalle manipolazioni, anche un simbolo, un emblema dell’impegno di ogni persona, soprattutto per la platea immensa di ragazzi e ragazze, di giovani e di adulti che non solo seguono le imprese atletiche, ma si dedicano loro stessi all’attività sportiva. Gli sportivi, tutti, devono perciò diventare un modello per creare ponti sulle valli delle divisioni etniche, delle separazioni socio-culturali, delle opposizioni ideologiche”.
Concetti ripresi anche dall’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby:
“Sport brings us together, to meet one another across borders…
Lo sport ci fa incontrare, ci fa incontrare oltre le frontiere, ci insegna a competere tra amici, a rispettarci gli uni gli altri, anche quando viviamo una competizione. Molti non possono praticare lo sport perché non ne hanno la possibilità o a causa di pregiudizi o interessi. Ma noi tutti abbiamo la responsabilità di contribuire affinché i benefici dello sport possano essere condivisi”.
Il presidente del Comitato olimpico internazionale, Thomas Bach, aveva parlato tra l’altro dell’esperienza della squadra dei rifugiati ai Giochi olimpici, come esempio di inclusione. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, aveva messo in luce la forza della fede e dello sport “per il bene del mondo”, evocando il loro contributo per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo dell’agenda 2020:
“Sports and faith can help us achieve…
Lo sport e la fede possono aiutarci a raggiungere queste finalità sostenendo i cambiamenti sociali e promuovendo la tolleranza, la comprensione e la pace”.
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Il video servizio a cura del CENTRO TELEVISIVO VATICANO
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Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)
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