Il Papa ha espresso profondo dolore per la strage compiuta ieri a Dacca in Bangladesh. In un messaggio a firma del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, parla di “violenza insensata perpetrata contro vittime innocenti”, un atto di “barbarie” contro Dio e l’umanità. Quindi, affida i morti alla misericordia di Dio e assicura le proprie preghiere alle famiglie delle vittime e ai feriti. L’attacco è stato rivendicato dal sedicente Stato islamico. I morti sono almeno 20: in gran parte sarebbero italiani e giapponesi. Il servizio di Roberta Barbi:
Sono almeno 20 e tutti stranieri, i morti dell’attacco terroristico conclusosi con un blitz delle teste di cuoio bengalesi questa notte in un ristorante di Dacca, capitale del Bangladesh. 13 i feriti trasportati all’ospedale tra cui, sembra, uno dei terroristi; gli altri – 9 in tutto e piuttosto giovani secondo le prime testimonianze raccolte – sarebbero morti nello scontro con le forze dell’ordine. Le vittime sarebbero state sgozzate: torturati coloro che non sapevano recitare a memoria versetti del Corano, stando al racconto dei superstiti. Almeno 11 gli italiani presenti al momento dell’attacco: lo ha confermato la Farnesina dopo un’ora di colloquio a Palazzo Chigi tra il ministro degli Esteri Gentiloni e il presidente del Consiglio Renzi che ha poi parlato alla stampa ricordando che i nomi delle vittime saranno resi noti una volta informate le famiglie. “L’Italia non arretra davanti alla follia di chi vuole disintegrare la vita quotidiana”, ha detto Renzi citando anche l’attentato in Tunisia e parlando di “stessa scia di sangue”. Queste le sue parole:
R. – Diciamo che, in questo caso, c’è in più la presa di ostaggi che, in qualche maniera, riporta a situazioni classiche del terrorismo, a cui non eravamo quasi più abituati.
R. – C’è senz’altro il tentativo da parte del sedicente Stato islamico di aprire nuovi fronti e soprattutto di aumentare la militanza. I Paesi occidentali vanno in Bangladesh e investono, perché c’è una grande manodopera a basso costo; e questa fa gola anche all’Is. Per cui, l’Is va in Bangladesh per trovare nuovi militanti e nuovi fronti di attacco.
D. – Quindi non una strategia del terrore fondata sull’emotività, ma una teoria scientifica…
R. – Purtroppo, in Bangladesh stanno crescendo da diversi decenni le scuole islamiche di tipo fondamentalista: fino a 75mila. Nella mancanza di una struttura e di una proposta educativa da parte del governo, perché troppo povero, queste scuole islamiche finanziate dai Paesi del Golfo, ed in particolare dall’Arabia Saudita, hanno fatto crescere una generazione che vede l’Islam come in pericolo; gli atei come dei nemici; e le altre religioni come da distruggere. E quindi è un processo che non distrugge ancora il carattere gioviale e amichevole dell’Islam del Bangladesh, però mette dentro alcune linee di tensione che adesso stanno scoppiando.
Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)
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