Sancta Sedes

Papa Francesco a terra in preghiera per la celebrazione della Passione a San Pietro

Omelia di padre Raniero Cantalamessa dedicata ai giovani nell’anno del Sinodo: «Abbiate il coraggio di andare contro corrente. Salvate l’amore dalla violenza e dal possesso»

La preghiera del Papa prostrato a terra, con i paramenti rossi e il capo rivolto al crocifisso posto sull’altare della Cattedra di San Pietro, avvia la celebrazione pomeridiana della Passione del Venerdì Santo. L’orazione del Pontefice – che questa sera si trasferisce al Colosseo per la Via Crucis – è intensa e silenziosa ed è accompagnata da quella di fedeli e i prelati che gremiscono la Basilica vaticana che si inginocchiano in silenzio insieme al Pontefice. Il quale, al termine, viene aiutato a rialzarsi dai due cerimonieri al suo fianco.

Come negli scorsi anni, l’omelia è affidata al predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa.

Una riflessione, quella del cappuccino, che trae le mosse dalla scena del Calvario, dove Cristo è inchiodato al crocifisso e ai suoi piedi, oltre alla madre Maria, c’è «il discepolo che amava» Giovanni. Presenza, questa, che nell’anno in cui la Chiesa celebra un Sinodo sui giovani e dei giovani per «metterli al centro della propria preoccupazione pastorale» racchiude un messaggio speciale, evidenzia Cantalamessa. «Abbiamo tutti i motivi per credere che Giovanni aderì a Gesù quando era ancora assai giovane», spiega: il suo «fu un vero e proprio innamoramento», il ragazzo, uno dei due discepoli del Battista, al comparire sulla scena di Gesù andò dietro a lui, «tutto il resto passò di colpo in seconda linea. Fu un incontro “personale”, esistenziale».

Alla sequela del Messia il giovane scoprì cosa deriva dallo stare alla sua presenza: «gioia piena», «vita in abbondanza». Nell’anno del Sinodo, sottolinea il predicatore pontificio, bisogna allora «far conoscere ai giovani ciò che Gesù ha da dare ad essi». «Giustamente ci si sforzerà di scoprire insieme con loro, che cosa Cristo si aspetta dai giovani, cosa essi possono dare alla Chiesa e alla società», osserva. Ma l’importante è che loro rinnovino l’incontro personale con Cristo, perché – afferma Cantalamessa, richiamando le parole del Papa nella Evangelii Gaudium – «incontrare personalmente Cristo è possibile anche oggi perché egli è risorto; è una persona viva, non un personaggio». E «tutto è possibile dopo questo incontro personale; nulla senza di cambierà veramente nella vita».

Con Giovanni accadde questo. Il predicatore ricorda anche le sue «commoventi» parole nella prima Lettera indirizzata ai giovani delle chiese da lui fondate: «Non amate il mondo, né le cose del mondo!». Questo mondo da non amare e al quale non conformarsi non è però «il mondo creato e amato da Dio», tantomeno sono «gli uomini del mondo ai quali, anzi, dobbiamo andare sempre incontro, specialmente ai poveri, agli ultimi», chiarisce il cappuccino. Proprio «il “mescolarsi” con questo mondo della sofferenza e dell’emarginazione è, paradossalmente, il miglior modo di “separarsi” dal mondo, perché è andare là, da dove il mondo rifugge con tutte le sue forze. È separarsi dal principio stesso che regge il mondo, che è l’egoismo».

Il mondo da rigettare «è il mondo come esso è diventato sotto il dominio di Satana e del peccato», in cui è l’opinione pubblica a svolgere un «ruolo decisivo» perché «si diffonde via etere attraverso le infinite possibilità della tecnica». Cantalamessa cita il teologo luterano convertito al cattolicesimo Heinrich Schlier: «Si determina uno spirito di grande intensità storica, a cui il singolo difficilmente può sottrarsi. Ci si attiene allo spirito generale, lo si reputa ovvio. Agire o pensare o dire qualcosa contro di esso è considerato cosa insensata o addirittura un’ingiustizia o un delitto. Allora non si osa più porsi di fronte alle cose e alle situazioni e soprattutto alla vita in modo diverso da come esso le presenta».

È, in altre parole, quello che oggi chiamiamo «conformismo», «adattamento allo spirito dei tempi». Quello che il poeta cristiano Thomas Stearn Eliot sintetizzava in tre significativi versi: «In un mondo di fuggitivi, la persona che prende la direzione opposta sembrerà un disertore». I giovani, però, possono cambiare questa tendenza. «Siate di quelli che prendono la direzione opposta! Abbiate il coraggio di andare contro corrente!», li esorta infatti il predicatore della Casa pontificia, ricordando anche il particolare compito che spetta a loro e solo a loro: «Salvare l’amore umano dalla deriva tragica nella quale è finito: l’amore che non è più dono di sé, ma solo possesso – spesso violento e tirannico – dell’altro».

L’amore da riscoprire e far riscoprire è infatti quello della croce: «agape, l’amore che si dona». Una capacità che «non si inventa in un giorno», sottolinea Cantalamessa, ma è necessario «prepararsi a far dono totale di se stessi a un’altra creatura nel matrimonio, o a Dio nella vita consacrata, cominciando a far dono del proprio tempo, del proprio sorriso e della propria giovinezza in famiglia, nella parrocchia, nel volontariato. Ciò che tanti di voi silenziosamente fa».
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di Salvatore Cernuzio per Vatican Insider

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