La storia recente del dialogo tra cattolici ed ebrei ha uno snodo cruciale 29 anni fa, nel gesto fraterno e mai visto davanti Sinagoga di Roma e nelle parole che più tardi vengono pronunciate al suo interno.
Vicino alla comunità ebraica di Roma
L’architrave di quella storia si regge sulle spalle e sul cuore di due uomini soprattutto e i nomi di entrambi, Elio Toaff e Giovanni Paolo II, diventano per il Papa il punto di partenza d’obbligo di un’udienza prevista da tempo, quella con i rabbini europei, che la scomparsa dell’antico capo della comunità ebraica romana arricchisce di sentimenti di commozione e gratitudine:
“Esprimo le mie sentite condoglianze per la scomparsa, ieri sera, del Rabbino Elio Toaff, già Rabbino Capo di Roma. Sono vicino con la preghiera al Rabbino Capo Riccardo di Segni – che avrebbe dovuto essere qui con noi – e all’intera comunità ebraica di Roma, nel ricordo riconoscente di quest’uomo di pace e di dialogo, che accolse il Papa Giovanni Paolo II nella storica visita al Tempio Maggiore”.
Ebrei e cristiani, “anima” di un’Europa secolarizzata
Uomini del dialogo come quello ebraico-cattolico postconciliare, avviato giusto 50 anni fa con la Dichiarazione “Nostra Aetate”. Francesco sottolinea i “progressi fatti” e l’“amicizia” cresciuta nel frattempo, ritenendole un valore importante per l’Europa odierna, terra di “secolarismo” e “ateismo” diffusi, in cui – dice – “si corre il rischio di vivere come se Dio non esistesse”:
”L’uomo è spesso tentato di mettersi al posto di Dio, di considerarsi il criterio di tutto, di pensare di poter controllare ogni cosa, di sentirsi autorizzato ad usare tutto ciò che lo circonda secondo il proprio arbitrio (…) Ebrei e cristiani hanno il dono e la responsabilità di contribuire a mantenere vivo il senso religioso degli uomini di oggi e della nostra società, testimoniando la santità di Dio e quella della vita umana: Dio è santo, e santa e inviolabile è la vita da lui donata”.
Basta violenze antisemite e anticristiane
A preoccupare Francesco sono anche le “tendenze antisemite e alcuni atti di odio e di violenza” che tuttora si manifestano in Europa. “Ogni cristiano – riafferma il Papa – non può che essere fermo nel deplorare ogni forma di antisemitismo, manifestando al popolo ebraico la propria solidarietà:
“È stato commemorato recentemente il 70°.mo anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, che ha visto il consumarsi della grande tragedia della Shoah. La memoria di quanto accaduto, nel cuore dell’Europa, serva da monito alla presente e alle future generazioni. Vanno altresì condannate dappertutto le manifestazioni di odio e di violenza contro i cristiani e contro i fedeli di altre religioni”.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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