No al lavoro schiavo. Una bandiera di dignità che Papa Francesco ha già più volte alzato per condannare l’ignobile sfruttamento cui sono sottoposte alcune categorie di persone in molte parti del mondo, specie se immigrate in luoghi dove per loro non esistono tutele. La stessa bandiera il Papa la innalza davanti alle delegazioni che sono da oggi all’Ilo di Ginevra per discutere del lavoro in tutti i suoi aspetti.
Per Francesco, “la tratta degli esseri umani” è come una ferita al cuore, così come lo sono – scrive nel suo Messaggio – “il lavoro coatto e la riduzione in schiavitù”. Tutti anelli di una catena di soprusi che nasce dove prospera la “globalizzazione dell’indifferenza” e che va spezzata il prima possibile. “È inaccettabile – afferma – che, nel nostro mondo, il lavoro fatto da schiavi sia diventato moneta corrente. Questo non può continuare! La tratta di esseri umani è una piaga, un crimine contro l’intera umanità. È giunto il momento – sostiene – di unire le forze e di lavorare insieme per liberare le vittime di tali traffici e per sradicare questo crimine che colpisce tutti noi, dalle singole famiglie all’intera comunità mondiale”.
Altro punto sensibile, la crisi occupazionale. Nella visione cristiana, ricorda Papa Francesco, il lavoro umano “è parte della creazione e continua il lavoro creativo di Dio”, dunque va considerato sia “un dono che un dovere”. Da ciò deriva che il lavoro “non è meramente una merce, ma possiede la sua propria dignità e valore”. Quindi, asserisce il Papa, ora che “la disoccupazione sta tragicamente espandendo le frontiere della povertà”, chi si occupa di politiche lavorative come l’Ilo deve guardare anzitutto ai giovani disoccupati, perché un’accresciuta offerta di possibilità di impiego possa restituire loro “consapevolezza del loro valore”.
Ciò, prosegue, richiede “un rinnovato impegno a favore della dignità di ogni persona”, una “più determinata realizzazione degli standard internazionali sul lavoro”, la “pianificazione per uno sviluppo focalizzato sulla persona umana quale protagonista centrale e principale beneficiario, e anche “una nuova valutazione delle responsabilità delle società multinazionali nei Paesi dove esse operano, includendo i settori della gestione del profitto e dell’investimento”. All’Ilo, Papa Francesco chiede “uno sforzo coordinato per incoraggiare i governi a facilitare gli spostamenti dei migranti a beneficio di tutti”, per eliminare la tratta di esseri umani e le pericolose condizioni di viaggio.
Qui, conclude il Papa, entra in gioco la formulazione dei cosiddetti “obiettivi dello sviluppo sostenibile”, i quali dovrebbero essere pianificati “con generosità e coraggio”, affinché riescano “effettivamente a incidere sulle cause strutturali della povertà e della fame”, arrivino a conseguire “risultati sostanziali nella protezione dell’ambiente”, a “garantire un lavoro decente per tutti” e a dare, conclude, “una protezione adeguata alla famiglia, elemento essenziale di qualsiasi sviluppo umano e sociale sostenibile”. Il servizio è di Alessandro De Carolis per la Radio Vaticana
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