Guardando ai conflitti che lacerano il mondo, ai pericolosi estremismi che mettono a repentaglio la sicurezza di tutti, Papa Francesco ricorda che la violenza ha sempre come compagne la menzogna e l’indifferenza.
Incontrando la delegazione ebraica del B’nai B’rith International il Pontefice fa appello alla comune memoria spirituale giudaico cristiana e alla domanda che Dio rivolge a Caino, responsabile di aver ucciso il fratello Abele: “Dovè tuo fratello?”. Una provocazione anche per noi perché “non si può ritrovare sé stessi senza cercare il fratello, non si può trovare l’Eterno senza abbracciare il prossimo”:
Non possiamo sostituire il sogno divino, fatto di un mondo di fratelli, con un mondo di figli unici, violenti e indifferenti. Di fronte alla violenza, di fronte all’indifferenza, le pagine sacre ci riportano al volto del fratello, alla “sfida del tu”.
La via più concreta per promuovere una maggiore fratenità è soccorrere gli ultimi, i poveri, i malati. Le persone bisognose infatti hanno diritto all’aiuto, alla solidarietà e alla speranza. Aiutare i bisognosi, per ebrei e cristiani, sottolinea, “significa pure mettere in pratica la volontà dell’Altissimo”.
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Sono parole di ringraziamento quelle che Francesco scrive ai partecipanti al Consiglio plenario della Commissione Internazionale Cattolica per le Migrazioni. In un messaggio si sofferma sull’impegno profuso negli ultimi 70 anni e in particolare “ad aiutare le Chiese a rispondere alle sfide legate al massiccio sfollamento provocato dal conflitto in Ucraina”. “Si tratta – sottolinea il Papa – del più grande movimento di profughi verificatosi in Europa dopo la seconda guerra mondiale”.
Nel testo del messaggio si ricordano anche “i milioni di richiedenti asilo, rifugiati e sfollati in altre parti del mondo, che hanno un disperato bisogno di essere accolti, protetti e amati”. Questa emergenza pone la Chiesa in una posizione di servizio e di ascolto ma anche ad impegnarsi a “lavorare alacremente per l’edificazione di un futuro di pace”.
Voi avete la possibilità di dare un volto alla carità operosa della Chiesa nei loro confronti!
Il Papa ricorda anche gli impegni ai quali è chiamata in questi giorni la Commissione, fondata da Papa Pio XII nel 1951 perché si formasse una rete tra le conferenze episcopali nel mondo che fornisse un servizio pastorale a favore di migranti e rifugiati. Tra i compiti quello di “eleggere il nuovo quadro direttivo della Commissione, approvare i nuovi statuti e determinare le linee operative per i prossimi anni”. Da qui l’indicazione di alcune linee guida come l’importanza dell’impegno comune di “accogliere, proteggere, promuovere e integrare i migranti e i rifugiati”. Francesco rammenta pure che la Commissione, nella costituzione apostolica Praedicate Evangelium, è collocata tra le competenze del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, “così che la sua natura e la sua missione siano salvaguardate in accordo con i principi originari”.
Altra indicazione è quella di favorire“lo sviluppo e l’attuazione di progetti di pastorale migratoria e la formazione specializzata degli agenti pastorali in ambito migratorio, sempre a servizio delle Chiese particolari e secondo le competenze proprie”. Un compito che il Papa definisce “ad intra” mentre “ad extra” la Commissione deve offrire programmi mirati in grado di rispondere alle sfide globali, svolgendo anche attività di advocacy. Altro punto è “una vasta sensibilizzazione internazionale circa le tematiche migratorie, al fine di favorire il rispetto dei diritti umani e la promozione della dignità delle persone secondo gli orientamenti della dottrina sociale della Chiesa”.
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