L’autorità se viene esercitata male, crea “un clima di sfiducia e di ostilità”, i discepoli di Gesù invece sono chiamati a non sopraffare gli altri, in nessun modo, e a mettersi al servizio. Così il Papa stamani all’Angelus, recitato dalla finestra dello studio del Palazzo apostolico, che guarda Piazza San Pietro. Il Papa sostanzialmente invita a non avere un atteggiamento di superbia ma di modestia, essenziale per seguire Gesù.
Le parole del Papa riflettono sul Vangelo odierno (Mt 23,1-12) nel quale Gesù rivolge critiche severe agli scribi e ai farisei, esortando ad osservare ciò che essi dicono ma a non agire secondo le loro opere perché “dicono e non fanno”. “Un difetto frequente in quanti hanno un’autorità, sia autorità civile sia ecclesiastica, è quello di esigere dagli altri cose, anche giuste, che però loro non mettono in pratica in prima persona. Fanno la doppia vita“, nota il Papa.
“Questo atteggiamento è un cattivo esercizio dell’autorità – sottolinea – che invece dovrebbe avere la sua prima forza proprio dal buon esempio. L’autorità nasce dal buon esempio, per aiutare gli altri a praticare ciò che è giusto e doveroso, sostenendoli nelle prove che si incontrano sulla via del bene”.
E Francesco esorta, quindi, a vivere l’autorità come un aiuto perché “se viene esercitata male, diventa oppressiva, non lascia crescere le persone e crea un clima di sfiducia e di ostilità e, anche, porta alla corruzione“.
Nel Vangelo Gesù si sofferma su alcuni comportamenti negativi degli scribi e dei farisei come quello di compiacersi dei “primi posti” nelle sinagoghe e dei “saluti” nelle piazze: una tentazione di superbia che non è facile da vincere, consiste nel vivere solo per l’apparenza
Gesù dà poi le consegne ai suoi discepoli invitandoli, invece, a non farsi chiamare maestri o guide perché uno solo è il Maestro: chi è più grande – dice – “sarà vostro servo”.
“Noi discepoli di Gesù non dobbiamo cercare titoli di onore, di autorità o di supremazia. Io vi dico che a me personalmente addolora vedere persone che psicologicamente vivono correndo dietro la vanità delle onorificenze. Noi, discepoli di Gesù non dobbiamo fare questo, poiché tra di noi ci dev’essere un atteggiamento semplice e fraterno”.
“Siamo tutti fratelli e non dobbiamo in nessun modo sopraffare gli altrie guardarli così, no”, prosegue avvertendo che “se abbiamo ricevuto delle qualità dal Padre celeste, le dobbiamo mettere al servizio dei fratelli, e non approfittarne per la nostra soddisfazione e interesse personale”. ll suo invito è, in sostanza, a non considerarsi superiori agli altri perché “la modestia è essenziale per una esistenza che vuole essere conforme all’insegnamento di Gesù”, che è venuto per servire, non per essere servito. La Vergine Maria, umile di cuore – auspica – ci aiuti a “rifuggire dall’orgoglio e dalla vanità”.
Dopo la preghiera dell’Angelus, Papa Francesco ha ricordato che ieri a Indore, in India, è stata proclamata Beata Regina Maria Vattalil, religiosa della Congregazione delle Suore Clarisse Francescane, che venne uccisa per la sua fede cristiana nel 1995. “Suor Vattalil – ricorda – ha dato testimonianza a Cristo nell’amore e nella mitezza, e si unisce alla lunga schiera dei martiri del nostro tempo”. “Era tanto buona. La chiamavano ‘La suora del sorriso'”, sottolinea. L’auspicio del Papa è che il suo sacrificio “sia seme di fede e di pace, specialmente in terra indiana”.
Fra i pellegrini romani e non, riuniti in Piazza San Pietro, il Papa saluta anche i partecipanti al Festival di Musica e Arte Sacra, inaugurato ieri sera nella Basilica di San Pietro, e il coro giovanile “I Minipolifonici” di Trento, chiedendogli, poi, di cantare un po’.
di Debora Donnini per la Radio Vaticana