Papa Francesco affronta il tema dell’ipocrisia nella Chiesa e non solo…
Nell’udienza generale di oggi, nell’Aula Paolo VI, Papa Francesco affronta il tema dell’ipocrisia.
Cosa è l’ipocrisia? Si può dire che è paura per la verità. L’ipocrita ha paura per la verità. Si preferisce fingere piuttosto che essere sé stessi. È come truccarsi l’anima, come truccarsi negli atteggiamenti, come truccarsi nel modo di procedere: non è la verità.
Nella Bibbia, ricorda il Papa, si trovano “diversi esempi in cui si combatte l’ipocrisia”. Una bella testimonianza “è quella del vecchio Eleazaro, al quale veniva chiesto di fingere di mangiare la carne sacrificata alle divinità pagane pur di salvare la sua vita”. Ma quell’uomo timorato di Dio rispose: “Non è affatto degno della nostra età fingere”. I Vangeli riportano inoltre “diverse situazioni in cui Gesù rimprovera fortemente coloro che appaiono giusti all’esterno, ma dentro sono pieni di falsità e d’iniquità”. “L’ipocrita – sottolinea il Papa – è una persona che finge, lusinga e trae in inganno perché vive con una maschera sul volto, e non ha il coraggio di confrontarsi con la verità. Per questo, non è capace di amare veramente – un ipocrita non sa amare – si limita a vivere di egoismo e non ha la forza di mostrare con trasparenza il suo cuore”.
“Sia il vostro parlare sì sì, no no, il di più viene dal maligno”.
(Dal Vangelo di Matteo)”
Ci sono molte situazioni, ricorda Francesco, in cui “si può verificare l’ipocrisia”.
Spesso si nasconde nel luogo di lavoro, dove si cerca di apparire amici con i colleghi mentre la competizione porta a colpirli alle spalle. Nella politica non è inusuale trovare ipocriti che vivono uno sdoppiamento tra il pubblico e il privato. È particolarmente detestabile l’ipocrisia nella Chies. E purtroppo esiste l’ipocrisia nella Chiesa, ci sono tanti cristiani e tanti ministri ipocriti. Non dovremmo mai dimenticare le parole del Signore: “Sia il vostro parlare sì sì, no no, il di più viene dal maligno” (Mt 5,37). Agire altrimenti significa mettere a repentaglio l’unità nella Chiesa, quella per la quale il Signore stesso ha pregato.
Il saluto agli atleti delle Paralimpiadi
Dopo la catechesi, Francesco ricorda che ieri a Tokyo hanno preso il via le Paralimpiadi. “Invio il mio saluto agli atleti e li ringrazio, perché offrono a tutti una testimonianza di speranza e di coraggio. Essi, infatti, manifestano come l’impegno sportivo aiuti a superare difficoltà apparentemente insormontabili”. Salutando i pellegrini polacchi, il Papa ricorda inoltre che “domani in Polonia ricorre la solennità della Madre di Dio venerata nel santuario nazionale di Jasna Gora”. “Cinque anni fa, ho potuto sostare con i giovani davanti al suo volto nero e affidarle la Chiesa in Polonia e nel mondo”. Il pensiero del Pontefice è poi andato alle vittime e alle comunità dell’Italia centrale, tra cui Accumoli e Amatrice, che hanno subito le dure conseguenze del terremoto di cinque anni fa. “Con il concreto aiuto delle Istituzioni, è necessario dare prova di ‘rinascita’ senza lasciarsi abbattere dalla sfiducia. Esorto tutti ad andare avanti con speranza”.
di Amedeo Lomonaco
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