All’udienza generale il Papa si sofferma sul brano degli Atti degli Apostoli incentrato sull’incontro di Filippo con l’Etiope. Questa pagina, osserva il Santo Padre, rivela “l’importanza di comprendere la Parola di Dio e i Sacramenti per una nuova vita in Dio”. E fa anche comprendere che, senza lo Spirito Santo, non c’è evangelizzazione
Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
Papa Francesco articola la propria catechesi intorno ad un altro, denso brano degli Atti degli Apostoli. Dopo il martirio di Stefano, si scatena una violenta persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme. “Molti cristiani si disperdono in altri luoghi della Giudea e in Samaria”. Nel libro degli Atti, osserva il Pontefice, la persecuzione “appare come lo stato permanente della vita dei discepoli” ma il fuoco dell’evangelizzazione non si spegne. Anzi la persecuzione, aggiunge il Papa, “lo alimenta ancora di più”. In questa pagina di storia, si inserisce “una nuova tappa del viaggio del Vangelo”: il diacono Filippo, ricorda Francesco, comincia ad evangelizzare la città della Samaria.
“ Filippo, sceso in una città della Samaria, predicava loro il Cristo. E le folle, unanimi, prestavano attenzione alle parole di Filippo, sentendolo parlare e vedendo i segni che egli compiva. Infatti da molti indemoniati uscivano spiriti impuri, emettendo alte grida, e molti paralitici e storpi furono guariti. E vi fu grande gioia in quella città. (Dagli Atti degli Apsotoli, 8, 5-8) ”
Nella città di Samaria il diacono Filippo, spiega il Papa, incontra uno straniero “dal cuore aperto a Dio”. È un uomo potente, un eunuco, un alto funzionario della regina di Etiopia che legge il rotolo del profeta Isaia. Riferisce a Filippo “di avere bisogno di essere guidato per comprendere la Parola di Dio”.
Questo dialogo tra Filippo e l’Etiope fa riflettere anche sul fatto che non basta leggere la Scrittura, occorre comprenderne il senso, trovare il “succo” andando oltre la “scorza”, attingere lo Spirito che anima la lettera. Come disse Papa Benedetto all’inizio del Sinodo sulla Parola di Dio, «l’esegesi, la vera lettura della Sacra Scrittura, non è solamente un fenomeno letterario, […]. È il movimento della mia esistenza» (Meditazione, 6 ottobre 2008). Entrare nella Parola di Dio è essere disposti a uscire dai propri limiti per incontrare Dio e conformarsi a Cristo che è la Parola vivente del Padre.
Dopo l’incontro con Filippo, l’Etiope finalmente comprende il testo che sta leggendo: riconosce che quel mite servo sofferente “è proprio quel Cristo che Filippo e la Chiesa tutta annunciano”. Chiede il Battesimo e professa la fede nel Signore Gesù. Ma chi ha spinto Filippo – chiede il Papa – ad andare nel deserto per incontrare quest’uomo? È lo Spirito Santo, sottolinea Francesco, “il protagonista dell’evangelizzazione”. “Se non c’è lo Spirito Santo non c’è evangelizzazione”. Evangelizzare, conclude il Pontefice, significa farsi “lasciare dallo Spirito Santo” perché è Lui che spinge nell’annuncio “con la testimonianza, anche con il martirio, anche con la Parola”.
Che lo Spirito faccia dei battezzati uomini e donne che annunciano il Vangelo per attirare gli altri non a sé ma a Cristo, che sanno fare spazio all’azione di Dio, che sanno rendere gli altri liberi e responsabili dinanzi al Signore.
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