La magia, aggiunge, non è cristiana. il Pontefice esorta anche i pastori a “vegliare per custodire il gregge”
Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
Francesco, all’udienza generale in Piazza San Pietro, riprende “il viaggio del Vangelo nel mondo” raccontato negli Atti degli Apostoli. Il fulcro della catechesi è il brano biblico sul ministero di San Paolo ad Efeso. Grazie a Paolo, ricorda il Papa, “circa dodici uomini ricevono il battesimo nel nome di Gesù”.
Diversi sono i prodigi “che avvengono per mezzo dell’Apostolo”: “i malati guariscono e gli ossessi vengono liberati” e questo accade perché “il discepolo somiglia al suo Maestro”:
“La potenza di Dio che irrompe ad Efeso smaschera chi vuole usare il nome di Gesù per compiere esorcismi ma senza avere l’autorità spirituale per farlo, e rivela la debolezza delle arti magiche, che vengono abbandonate da un gran numero di persone che scelgono Cristo. Un vero capovolgimento per una città, come Efeso, che era un centro famoso per la pratica della magia! Luca sottolinea così l’incompatibilità tra la fede in Cristo e la magia. Se scegli Cristo non puoi ricorrere al mago: la fede è abbandono fiducioso nelle mani di un Dio affidabile che si fa conoscere non attraverso pratiche occulte ma per rivelazione e con amore gratuito”.
Anche oggi, sottolinea il Santo Padre, cristiani praticanti si recano dai maghi ma “la magia non è cristiana”. E non sono cristiane tante cose, aggiunge, che si fanno per indovinare il futuro o per cambiare una situazione di vita.
Ripercorrendo il ministero apostolico di Paolo, Papa Francesco ricorda “il suo discorso di addio, una sorta di testamento spirituale che l’Apostolo rivolge a coloro che, dopo la sua partenza, dovranno guidare la comunità di Efeso”. È Una delle pagine più belle, sottolinea il Pontefice, del libro degli atti degli apostoli.
Nella parte esortativa, Paolo incoraggia i responsabili della comunità, che sa di vedere per l’ultima volta. E cosa dice loro? Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge. Questo è il lavoro del pastore: fare la veglia, vegliare su sé stesso e sul gregge. Il pastore deve vegliare, il parroco deve vegliare, fare la veglia, i presbiteri devono vegliare, i Vescovi, il Papa devono vegliare. Fare la veglia per custodire il gregge, e anche fare la veglia su sé stessi, esaminare la coscienza e vedere come si compie questo dovere di vegliare.
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Il Papa rivolge, infine, una accorata esortazione:
Cari fratelli e sorelle, chiediamo al Signore di rinnovare in noi l’amore per la Chiesa e per il deposito della fede che essa custodisce, e di renderci tutti corresponsabili nella custodia del gregge, sostenendo nella preghiera i pastori perché manifestino la fermezza e la tenerezza del Divino Pastore.
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