Francesco celebra la Messa del Mercoledì delle Ceneri nella Basilica di Santa Sabina sull’Aventino: le ceneri ci ricordano che siamo fragile argilla, non conta il gradimento del mondo ma lo sguardo di Dio
Un tempo di grazia da non disperdere, raccomanda Francesco, ma da compiere percorrendo le tre grandi vie dell’elemosina, della preghiere e del digiuno. “Non si tratta di riti esteriori”, precisa il Vescovo di Roma, “ma gesti che devono esprimere un rinnovamento del cuore” e a cui “deve sempre corrispondere sincerità d’animo e coerenza delle opere”:
L’elemosina non è un gesto rapido per pulirsi la coscienza, ma un toccare con le proprie mani e con le proprie lacrime le sofferenze dei poveri; la preghiera non è ritualità, ma dialogo di verità e amore con il Padre; il digiuno non è un semplice fioretto, ma un gesto forte per ricordare al nostro cuore ciò che conta e ciò che passa..
Eppure troppe volte i nostri gesti e riti non toccano la vita, “li compiamo solo per farci ammirare dagli altri”:
Ricordiamoci questo: nella vita personale, come nella vita della Chiesa, non contano l’esteriorità, i giudizi umani e il gradimento del mondo; conta solo lo sguardo di Dio, che vi legge l’amore e la verità.
Sotto lo sguardo di Dio elemosina, preghiera e digiuno esprimono chi siamo veramente: figli di Dio e fratelli tra noi e quindi manifestano la compassione per i bisognosi, il desiderio di incontrare il Padre, la palestra spirituale per rinunciare al superfluo e ritornare alla verità di noi stessi.
È un cammino di ritorno dunque la Quaresima: innanzitutto di ritorno alla verità di noi stessi. “Le ceneri”, prosegue il Papa, “ci ricordano chi siamo e da dove veniamo”, che “il Signore è Dio e noi siamo opera delle sue mani”, che apparteniamo a Lui:
È Lui il Creatore, mentre noi siamo fragile argilla che dalle sue mani viene plasmata. Noi veniamo dalla terra e abbiamo bisogno del Cielo, di Lui; con Dio risorgeremo dalle nostre ceneri, ma senza di Lui siamo polvere..
“Come Padre tenero e misericordioso” anche Dio “vive la Quaresima perché di desidera, ci attende, aspetta il nostro ritorno”:
Sempre ci incoraggia a non disperare, anche quando cadiamo nella polvere della nostra fragilità e del nostro peccato, perché «Egli sa bene di che siamo plasmati, ricorda che noi siamo polvere» (Sal 103,14). Riascoltiamo questo: Egli ricorda che siamo polvere. Dio lo sa; noi, invece, spesso lo dimentichiamo, pensando di essere autosufficienti, forti, invincibili senza di Lui..
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