Sono le persone, nelle tante periferie esistenziali dei nostri giorni, stanche e sfinite “come pecore senza pastore” simili alle folle di fronte a cui Gesù sentì compassione, quelle che il Papa indica ai responsabili della pastorale. Attendono la Chiesa: a noi spetta chiederci come raggiungerle e rispondere in modo saggio e generoso alle loro attese. “Il Papa – dice ancora Francesco – non ha il compito di offrire un’analisi dettagliata e completa sulla realtà contemporanea, ma invita tutta la Chiesa a farsi “ospedale da campo” e cogliere i segni dei tempi che il Signore ci offre senza sosta per riconoscere la sua presenza nel mondo di oggi”. “In mezzo a tante realtà negative, che come sempre fanno più rumore, noi vediamo anche tanti segni che infondono speranza e coraggio”:
“Questo è il “tempo favorevole”, è il momento dell’impegno concreto, è il contesto dentro il quale siamo chiamati a lavorare per far crescere il Regno di Dio”.
Quante le persone in sofferenza che chiedono alla Chiesa di essere segno di vicinanza, misericordia, bontà di Dio? Francesco esorta a non spaventarsi o ripiegarsi su se stessi per paura e difesa. E’” la tentazione del clericalismo e della sufficienza”:
“Quel codificare la fede in regole e istruzioni, come facevano gli scribi, i farisei e i dottori della legge del tempo di Gesù. Avremo tutto chiaro, tutto ordinato, ma il popolo credente e in ricerca continuerà ad avere fame e sete di Dio”.
Il Papa chiede di uscire instancabilmente ad incontrare quanti cercano il Signore. Come quel padrone della vigna che – racconta Gesù” – uscì in diverse ore del giorno per chiamare lavoratori nella sua vigna. Infine Francesco mette in guardia dal fare della pastorale “una convulsa serie di iniziative, perdendo l’essenziale dell’impegno dell’evangelizzazione ovvero “l’attenzione “alle persone e al loro incontro con Dio”. Priorità quindi alla preghiera:
“Una pastorale senza preghiera e contemplazione non potrà mai raggiungere il cuore delle persone. Si fermerà alla superficie senza consentire che il seme della Parola di Dio possa attecchire,germogliare, crescere e portare frutto”.
Infine due parole importanti: pazienza e perseveranza.
“Non abbiamo la “bacchetta magica” per tutto, ma possediamo la fiducia nel Signore che ci accompagna e non ci abbandona mai”
“Seminiamo e diamo testimonianza”, conclude Francesco:
“Le parole senza testimonianza non vanno, eh?, non servono. La testimonianza è quella che porta e dà validità alla parola. Grazie del vostro impegno! Vi benedico e, per favore, non dimenticatevi di pregare per me, perché io devo parlare tanto [ride]: anche io dia un po’ di testimonianza cristiana. Grazie”.
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