Papa Francesco, in una Lettera all’arcivescovo di Milano mons. Mario Delpini firmata dal segretario di Stato cardinal Pietro Parolin, in occasione del convegno sul beato Giuseppe Toniolo a cento anni dalla morte, si augura che i cattolici italiani imparino dal “maestro” della Dottrina sociale a superare “la tentazione dell’indifferenza” e il “rischio dell’irrilevanza” trovando “percorsi unitari di orientamenti e propositi”
Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
Papa Francesco si augura che i cattolici italiani imparino dal beato Giuseppe Toniolo, insuperato “maestro” e “profeta” dell’impegno sociale e politico del cattolici, “a interrogarsi sull’urgenza di una nuova stagione del loro impegno sociale e politico” che, senza annullare le legittime differenze, trovi percorsi unitari di orientamenti e propositi, “sottraendo la presenza cattolica nella società alla tentazione dell’indifferenza e al rischio dell’irrilevanza”. Lo scrive il Papa nella Lettera inviata, a firma del segretario di Stato cardinale Pietro Parolin, all’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, presidente dell’Istituto “Giuseppe Toniolo” di Studi Superiori, in occasione del convegno “Economia e società per il bene comune. La lezione di Giuseppe Toniolo nel centenario della morte (1918-2018)” organizzato oggi a Milano nell’Aula Magna dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
I cattolici italiani, è l’augurio del Papa, “sappiano imitare lo slancio del Beato Giuseppe Toniolo. Si pongano nell’alveo della sua ‘profezia’. E siano, anche in questo, in prima linea i giovani, che il recente Sinodo ha additato all’attenzione di tutta la Chiesa” e ai quali il professore pisano – nato a Treviso – “si dedicò con particolare premura dalla sua cattedra universitaria e stando vicino ai giovani della Fuci”. Perché pur a cento anni dalla morte, nella situazione dell’Europa e del mondo segnata “da nuovi problemi come l’acuirsi della questione ambientale e il fenomeno incalzante delle migrazioni”, la visione del Toniolo “appare ancora capace di offrire spunti di discernimento e di impegno”.
All’invito di Francesco si unisce quello del cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza episcopale italiana, nel suo saluto introduttivo, letto da monsignor Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, postulatore della causa di beatificazione di Toniolo. “Facciamoci contagiare dalla geniale creatività del beato Toniolo – scrive il cardinale Bassetti – che ha avviato percorsi coraggiosi”, come le Settimane sociali, da lui promosse nel 1907. “Dietro le nubi del disimpegno e dell’individualismo – è l’augurio del presidente della Cei – possa far capolino il sole della dedizione gratuita al bene comune”.
Nella sua lettera il Papa definisce Toniolo, beatificato il 29 aprile 2012 nella Basilica romana di San Paolo Fuori le Mura, “padre e sposo esemplare, professore di economia e modello di santità laicale”. Un “maestro” e un “profeta” dell’impegno sociale e politico dei cattolici, che “molto può dire anche al nostro tempo”. Toniolo fece proprio il mandato di Papa Leone XIII, ricorda il Pontefice, che nella Rerum Novarum invitava i fedeli a farsi carico della questione sociale, per rispondere al dramma del proletariato sfruttato da “un piccolissimo numero di straricchi”. Così si sarebbe scongiurato il pericolo che il mondo operaio “diventasse ostaggio di ideologie che, lungi dal risolverne i problemi, li avrebbero aggravati”.
Il rigore di studioso di Giuseppe Toniolo, “capace di amore alla verità fino ad andare contro corrente – scrive ancora Francesco – lo aiutò a cogliere il nodo della ‘questione sociale’, individuandolo in una economia slegata dall’etica e sviluppata sull’onda della pura legge del profitto, nel vuoto o nella debolezza dei ‘corpi intermedi’ e delle provvidenze necessarie a vantaggio dei membri più deboli della società”. E nell’organizzazione di associazioni, pubblicazione e convegni, favorendo la nascita di cooperative e banche popolari e rurali, fino alla promozione delle Settimane sociali, Toniolo preparava “per i cattolici i tempi di un impegno più specificamente politico, allora ancora prematuro”.
Nella sua lettera, Papa Francesco ricorda che il beato professore coltivò l’ideale “di una società veramente democratica, in cui la stella polare fosse il bene comune da conseguire nella convergenza di tutte le forze sociali, a vantaggio dei più poveri”. Una democrazia che, ai suoi occhi, “non avrebbe mai potuto realizzarsi adeguatamente, senza attingere linfa vitale ai valori evangelici”. Per questo “ideò la Società cattolica italiana per gli studi scientifici, lontano germe dell’Università Cattolica del Sacro Cuore”, e poi, ponendosi il problema di come garantire per il futuro la pace, chiese “alla Santa Sede di farsi promotrice di un Istituto che fosse laboratorio di un diritto internazionale ben fondato e ampiamente condiviso”.
Oggi, di fronte a scenari di guerre regionali che fanno temere un’escalation mondiale, conclude il Papa, questa esigenza diventa “impellente, per contemperare i diritti delle nazioni con le esigenze dell’universale famiglia umana”. “Come non condividere con il Toniolo – si chiede Francesco – che la prospettiva di una stabile e vera pace debba essere costruita integrando il rispetto dei diritti della persona umana con il superamento dell’individualismo, ritessendo le relazioni in cui la persona umana si espande, sulla base del valore sacro della vita e del valore costitutivo della famiglia?”
Nel suo saluto al convegno, il card. Bassetti definisce poi Toniolo un docente “visionario”, cioè “con una visione cristiana dei rapporti umani all’interno della società italiana”, che ha saputo essere “contemplativo nell’azione”. E che oggi ricorda alla Chiesa italiana “quanto sia urgente formare laici impegnati in campo economico”, per non perseverare nell’erronea convinzione “che il servizio all’economia e alla politica ci allontani dalla fede. Non è così!”. Un convegno come questo, è l’augurio del presidente della Cei, può “dare ossigeno e respiro al pensiero sociale cristiano” per guardare con fiducia ad un futuro nel quale si superi “l’irrilevanza dei cattolici nella società”.
Nella relazione introduttiva, l’arcivescovo Domenico Sorrentino ricorda che Toniolo “fu professore di azione, non solo di cattedra e scrivania”. Appena entrato in contatto con il movimento cattolico, al congresso di Modena dell’ottobre 1879, guardando alla vicina stagione invernale, “i cui rigori avrebbero messo a dura prova i poveri, propose che i cattolici dessero vita a delle cucine economiche, anche per non lasciare che simili provvidenze fossero esclusivamente gestite da ambienti filantropici lontani dalla fede”. Per Toniolo bisognava ricostituire l’intero “ordinamento sociale cristiano”, sulla scia della Rerum Novarum, perché se lo stesso Pontefice è intervenuto, “come potranno i veri cattolici starsene in disparte?”
L’ economista Stefano Zamagni, dell’Università di Bologna, parla di Toniolo come di un collega “in anticipo sui tempi” che si rifiutò di accogliere la tesi positivista “della separazione tra etica ed economia” e pose “al centro della propria elaborazione teorica la categoria di bene comune”. E questo gli provocò l’ostracismo dei colleghi del tempo, mentre “il pensiero tonioliano ha anticipato alcuni dei più recenti sviluppi del pensiero economico”. Tra questi “il superamento della tesi dell’effetto di sgocciolamento per la quale prima viene l’efficienza economica e poi la giustizia sociale e l’equità della distribuzione del prodotto”.
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Dopo di lui, tra gli altri, Leonardo Becchetti, docente di economia politica nell’Università romana di Tor Vergata, sottolinea che lo studio di Toniolo “delle patologie dei mercati finanziari fornisce spunti ed indicazioni preziose per interpretare le crisi finanziarie di oggi”. Per Becchetti “Toniolo sarebbe stato, credo, entusiasta nell’osservare gli sviluppi dell’economia comportamentale che ha confermato le sue intuizioni aprendo il campo allo studio di una vasta tipologia di preferenze non autointeressate, come altruismo, reciprocità, e avversione alla diseguaglianza”.
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