Al termine hanno registrato insieme un videomessaggio
Debora Donnini – Città del Vaticano
Non “possiamo”, né “dobbiamo” girarci dall’altra parte o chiudere gli occhi di fronte alle ferite che attraversano il mondo. Interpellano ogni uomo, chiedendogli di non rimanere indifferente, le parole del Papa nel videomessaggio registrato stamani insieme ad Antonio Guterres. Hanno quasi l’andamento di una preghiera con la forza di un appello alle coscienze fino ad arrivare, in un crescendo, a ricordare che ci sono atti che gridano vendetta al cospetto di Dio. Il loro incontro, oggi in Vaticano, cade nei giorni che precedono il Natale, proprio quelli in cui gli sguardi sono rivolti a Dio per affidargli persone e situazioni.
Il Papa accoglie nel suo studio di primo mattino il capo del Palazzo di vetro, che più tardi si intrattiene come da protocollo con il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, e l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati. L’incontro – ricorda a fine mattinata una nota della Sala Stampa vaticana – “si colloca in prossimità del 75° anniversario dell’Organizzazione”. Per Francesco, sottolinea la nota, è l’occasione per ribadire “la considerazione della Santa Sede per l’impegno delle Nazioni Unite in favore della pace nel mondo” e per riflettere sul “processo di attuazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e sulla crisi del multilateralismo, resa particolarmente evidente dalle difficoltà di gestire alcune problematiche attuali, quali le migrazioni e la tratta di persone, il cambiamento climatico e il disarmo”. E non manca uno sguardo sulle “situazioni di conflitto, instabilità sociale e gravi emergenze umanitarie”.
Ogni parte del comunicato trova riflesso in quanto il Papa e Guterres esprimono nel videomessaggio, in piedi l’uno di fianco all’altro. L’orizzonte è quello di riconoscersi “figli di un unico Padre, fratelli”. “Non possiamo salvarci da soli”, ricorda quindi il Papa che interviene per primo parlando in spagnolo. Da questa consapevolezza, nasce il “grazie” che il Papa rivolge per tutto il bene che c’è nel mondo, per “i tanti che si impegnano gratuitamente”, spendendo la propria vita per costruire una società più umana e giusta.
Non possiamo, non dobbiamo girarci dall’altra parte di fronte alle ingiustizie, alle disuguaglianze, allo scandalo della fame nel mondo, della povertà, dei bambini che muoiono perché non hanno acqua, cibo, le cure necessarie.
Lo stesso impegno va messo “di fronte a qualsiasi tipo di abuso nei confronti dei più piccoli”. “Dobbiamo tutti insieme combattere questa piaga”, sottolinea riferendosi ad una ferita che è stata al centro della sua preoccupazione, in modo molto deciso specialmente in questo 2019 che va concludendosi.
E ancora, Francesco chiede di non chiudere gli occhi di fronte “ai nostri fratelli” che per conflitti, miseria o cambiamenti climatici, lasciano i loro Paesi, andando spesso incontro a un triste destino. Quei migranti per i quali ha speso spesso parole e gesti forti, condensati in qualche modo ieri nel segno di quella croce con il giubbotto salvagente, quasi un monito perché l’“altro” non permanga come un estraneo ma diventi per ciascuno l’immagine di Cristo crocefisso.
Ma anche di fronte alla “dignità umana calpestata e sfruttata”, agli attacchi contro la vita umana, sia quella non ancora nata sia quella di ogni persona che ha bisogno di cure, non si deve rimanere indifferenti, ricorda il Papa, e alla mente tornano le sue forti parole pronunciate per i bambini nella pancia della mamma, degli anziani, dei malati.
Nel suo cuore anche i perseguitati in diverse parti del mondo e ciò che minaccia di distruggere la vita umana:
Grida vendetta al cospetto di Dio l’uso della religione per incitare all’odio, alla violenza, all’oppressione, all’estremismo e al fanatismo cieco, così come per costringere all’esilio e all’emarginazione. Ma grida vendetta al cospetto di Dio anche la corsa agli armamenti e al riarmo nucleare.
“E’ immorale – prosegue – non soltanto l’uso ma anche il possesso di armi nucleari”. Parole che richiamano alla mente la sua affermazione, nella conferenza stampa durante il volo di ritorno dal Giappone, che questa coscienza entri nel Catechismo. “Hanno una portata distruttiva tale – spiega – che anche il solo pericolo di un incidente rappresenta una cupa minaccia sull’umanità”. Ma l’esortazione a non rimanere indifferenti riguarda anche le “numerose guerre” che si continuano a combattere e che vedono morire tanti innocenti.
Per costruire un mondo pacifico “è indispensabile” “la fiducia nel dialogo” fra persone e nazioni, nel “multilateralismo”, nel “ruolo delle organizzazioni internazionali”, in sostanza nella diplomazia come strumento di intesa, dice il Papa, iniziando a rivolgere una serie di esortazioni concrete.
“Riconosciamoci membri di un’unica umanità”, chiede, “e prendiamoci cura della nostra terra” che, generazione dopo generazione, ci è stata affidata da Dio in custodia perché la coltiviamo e la lasciamo in eredità ai nostri figli. In questo senso pone come “urgente e necessario” l’impegno a ridurre le emissioni inquinanti e per “un’ecologia integrale”. “Facciamo qualcosa – esclama – prima che sia troppo tardi!”.
Ascoltiamo la voce di tanti giovani che ci aiutano a prendere coscienza di quanto sta accadendo oggi nel mondo e ci chiedono di essere seminatori di pace e costruttori, insieme e non da soli, di una civiltà più umana e più giusta. Il Natale, nella sua genuina semplicità, ci ricorda che ciò che veramente conta nella vita è l’amore.
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“In questi tempi turbolenti e difficili, dobbiamo stare insieme per la pace e l’armonia”. Così il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, fa eco all’appello di unità del Papa, intervenendo anche lui, dopo il Pontefice, nel videomessaggio. Guterres, parlando in inglese, esprime gratitudine a Francesco, “messaggero di speranza e di umanità”, dice, per ridurre la sofferenza e promuovere la dignità, con una “chiara voce morale” che risplende sia nel parlare dei più vulnerabili, compresi i migranti, sia nell’affrontare le disuguaglianze, nell’appello al disarmo, nel costruire ponti, nell’evidenziare l’emergenza climatica. Questi messaggi – nota – coincidono con i valori fondamentali della Carta delle Nazioni Unite, proprio nel riaffermare il valore della persona. Quindi, fa riferimento al bisogno di protezione della casa comune. Venendo a Roma dalla COP25, dice, “invito tutti i paesi” ad impegnarsi per l’azzeramento delle emissioni di anidride carbonica entro il 2050. La sua gratitudine è anche per il forte sostegno al lavoro dell’Onu, compresa la sua visita nel 2015.
Pensando al Natale, Guterres si dice rattristato nel vedere comunità cristiane, alcune delle più antiche del mondo, che non possono celebrarlo in sicurezza. Il suo pensiero va agli ebrei uccisi nelle sinagoghe, ai musulmani nelle moschee, ai cristiani durante le preghiere e ai loro luoghi di culto colpiti. “Dobbiamo fare di più per promuovere la comprensione reciproca e affrontare l’odio crescente”, afferma, richiamando anche lo straordinario servizio del Papa nel promuovere le relazioni interreligiose, compresa la storica Dichiarazione sulla fratellanza umana con il Grande Imam di Al Azhar. E ricorda come le Nazioni Unite abbiano lanciato un Piano d’azione per la salvaguardia dei siti religiosi e una strategia per combattere i discorsi di odio, concludendo con gli auguri per un Natale di pace e un nuovo anno benedetto.
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