Papa Francesco affida alla Vergine Maria il viaggio apostolico che da domani al 10 settembre lo porterà in terra africana
Alla vigilia del suo 31.mo viaggio apostolico che lo porterà in Mozambico, Madagascar e Mauritius, Papa Francesco si è recato, stamattina, alla Basilica di Santa Maria Maggiore, a Roma, per raccogliersi in preghiera dinnanzi all’icona di Maria Salus Popoli Romani.
Papa Francesco torna dunque, per la seconda volta dall’inizio del suo pontificato, nell’Africa subsahariana, visitando il Mozambico, il Madagascar e le Isole Mauritius. Come già accaduto precedentemente scrive l’edizione odierna dell’Osservatore Romano
, nel novembre del 2015, quando si recò in Kenya, Uganda e Repubblica Centrafricana (dove inaugurò l’Anno santo della Misericordia) nei prossimi giorni egli sarà messaggero della Buona notizia in un continente che ha fame e sete di giustizia e di pace.Dal punto di vista squisitamente pastorale, questo viaggio apostolico costituisce un preludio al mese missionario straordinario indetto dal Pontefice per celebrare i cento anni dell’Enciclica missionaria Maximum illud di Benedetto XV. Essa spiegava che la storia universale della salvezza e conseguentemente l’azione di evangelizzazione dei popoli, non potevano assolutamente essere richiamate a giustificazione delle chiusure nazionalistiche ed etnocentriche di questa o quella nazione. Da attento osservatore delle vicende umane il Papa genovese d’allora — colui che ebbe l’ardire di stigmatizzare la prima guerra mondiale definendola «l’inutile strage» — scrisse con chiarezza e coraggio profetico per quei tempi, che l’annuncio del Vangelo non doveva essere confuso con le strategie delle potenze coloniali e con i loro interessi economici e militari. Un messaggio ancora oggi attuale in considerazione dei tentativi di strumentalizzazione ideologica del dettato evangelico. Ecco che allora, nuovamente, il magistero missionario di Papa Bergoglio si colloca nel solco tracciato dai suoi predecessori.
Come egli stesso ebbe modo di scrivere nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium, la Chiesa per sua vocazione deve essere sempre «in uscita» perché l’andare è la legge della fede e dell’esistenza cristiana. Si tratta di un dinamismo proteso verso le periferie geografiche ed esistenziali di questo primo segmento del Terzo millennio. Una presenza, nei bassifondi della storia contemporanea, non certo neutrale, ma decisamente e scientemente dalla parte dei poveri. In questa prospettiva il baricentro dell’evangelizzazione si colloca sempre più a meridione, in quelle terre afflitte dal penoso «fenomeno della globalizzazione dell’indifferenza».
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