“Io ho detto tante volte che mi piaceva tanto che lui abitasse qui in Vaticano, perché era come avere il nonno saggio a casa. Grazie!”.
Ci sono state alcune testimonianze, in particolare quella di una coppia di profughi iracheni, sposati da 51 anni, fuggiti “da una violenta persecuzione”. Il Papa ha rivolto loro un “grazie speciale”:
“E’ molto bello che siate venuti qui oggi: è un dono per la Chiesa. E noi vi offriamo la nostra vicinanza, la nostra preghiera e l’aiuto concreto. La violenza sugli anziani è disumana, come quella sui bambini. Ma Dio non vi abbandona, è con voi! Con il suo aiuto voi siete e continuerete ad essere memoria per il vostro popolo; e anche per noi, per la grande famiglia della Chiesa. Grazie!”.
“Questi fratelli – ha detto il Papa – ci testimoniano che anche nelle prove più difficili, gli anziani che hanno fede sono come alberi che continuano a portare frutto”. La vecchiaia – ha proseguito – è un tempo di grazia”, nel quale il Signore “ci chiama a custodire e trasmettere la fede, ci chiama a pregare, specialmente a intercedere; ci chiama ad essere vicino a chi ha bisogno”:
“Ma gli anziani, i nonni hanno una capacità per capire le situazioni più difficili: una grande capacità! E quanto pregano per queste situazioni, la loro preghiera è forte, è potente!”.
I nonni hanno il “compito grande” di “trasmettere l’esperienza della vita, la storia di una famiglia, di una comunità, di un popolo; condividere con semplicità una saggezza, e la stessa fede: l’eredità più preziosa”:
“Beate quelle famiglie che hanno i nonni vicini! Il nonno è padre due volte e la nonna è madre due volte. E in quei Paesi dove la persecuzione religiosa è stata crudele – penso, per esempio, all’Albania, dove mi sono recato domenica scorsa – in quei Paesi sono stati i nonni a portare i bambini a battezzare di nascosto, a dare loro la fede. Bravi! Sono stati bravi nella persecuzione e hanno salvato la fede in quei Paesi!”.
Ma non sempre – ha aggiunto – l’anziano ha una famiglia che può accoglierlo:
“E allora ben vengano le case per gli anziani… purché siano veramente case, e non prigioni! E siano per gli anziani: siano per gli anziani e non per gli interessi di qualcuno altro! Non ci devono essere istituti dove gli anziani vivono dimenticati, come nascosti, trascurati”.
“Le case per anziani – ha sottolineato il Papa – dovrebbero essere dei ‘polmoni’ di umanità”, dei “santuari” di umanità “dove chi è vecchio e debole viene curato e custodito come un fratello o una sorella maggiore”:
“Fa tanto bene andare a trovare un anziano! Guardate i nostri ragazzi: a volte li vediamo svogliati e tristi; vanno a trovare un anziano, e diventano gioiosi!”.
Papa Francesco denuncia “la realtà dell’abbandono degli anziani”, spesso scartati con atteggiamenti “che sono una vera e propria eutanasia nascosta”, perché a comandare “c’è il denaro”:
“Siamo tutti chiamati a contrastare questa velenosa cultura dello scarto! Noi cristiani, insieme a tutti gli uomini di buona volontà, siamo chiamati a costruire con pazienza una società diversa, più accogliente, più umana, più inclusiva, che non ha bisogno di scartare chi è debole nel corpo e nella mente, anzi, una società che misura il proprio ‘passo’ proprio su queste persone”.
“Un popolo che non custodisce i nonni e non li tratta bene – ha esclamato il Papa – è un popolo che non ha futuro!”:
“E’ una delle cose più belle della vita di famiglia, della nostra vita umana di famiglia, è carezzare un bambino e lasciarsi carezzare da un nonno e da una nonna!”.
Dopo il discorso del Papa è iniziata la seconda fase dell’incontro coi nonni, la Santa Messa presieduta da Francesco e concelebrata da numerosi sacerdoti anziani. Il Pontefice, commentando nell’omelia il Vangelo dell’incontro tra Maria e l’anziana cugina Elisabetta, ha sottolineato che non c’è futuro “senza questo incontro tra le generazioni, senza che i figli ricevano con riconoscenza il testimone della vita dalle mani dei genitori”. “Ci sono talvolta generazioni di giovani che, per complesse ragioni storiche e culturali vivono in modo più forte il bisogno di rendersi autonomi dai genitori, quasi di ‘liberarsi’ del retaggio della generazione precedente. E’ come un momento di adolescenza ribelle. Ma, se poi non viene recuperato l’incontro, se non si ritrova un equilibrio nuovo, fecondo tra le generazioni, quello che ne deriva è un grave impoverimento per il popolo, e la libertà che predomina nella società è una libertà falsa, che quasi sempre si trasforma in autoritarismo”.
“Maria – ha sottolineato – ha saputo ascoltare quei genitori anziani e pieni di stupore, ha fatto tesoro della loro saggezza, e questa è stata preziosa per lei, nel suo cammino di donna, di sposa, di mamma”:
“Così la Vergine Maria ci mostra la via: la via dell’incontro tra i giovani e gli anziani. Il futuro di un popolo suppone necessariamente questo incontro: i giovani danno la forza per far camminare il popolo e gli anziani irrobustiscono questa forza con la memoria e la saggezza popolare”.
Al termine della Messa, il Papa ha guidato la preghiera mariana dell’Angelus ricordando la Beatificazione ieri a Madrid di mons. Álvaro del Portillo, sacerdote, vescovo e primo successore del fondatore dell’Opus Dei, San Josemaría Escrivá de Balaguer: “La sua esemplare testimonianza cristiana e sacerdotale – ha detto – possa suscitare in molti il desiderio di aderire sempre più a Gesù e al Vangelo”. Quindi, ha ricordato che domenica prossima inizierà il Sinodo della famiglia, invitando “tutti, singoli e comunità, a pregare per questo importante evento” che affida a Maria Salus Populi Romani. Infine, ha invocato “la protezione di Maria per gli anziani del mondo intero, in modo particolare per quelli che vivono situazioni di maggiore difficoltà”.
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