Noi siamo capaci di devastare la Terra meglio degli angeli. E l’uomo che ormai si sente dio distrugge tutto e scarta i poveri che chiedono pane, i bambini che sono affamati. Il dolore di Francesco è forte quando ci dice che gli uomini oggi sono in grado di distruggere terra, mare e piante.
E questo lo stiamo facendo: devastare il Creato, devastare la vita, devastare le culture, devastare i valori, devastare la speranza. E quanto bisogno abbiamo della forza del Signore perché ci sigilli con il suo amore e con la sua forza, per fermare questa pazza corsa di distruzione.
L’uomo sta distruggendo ciò che il Signore gli ha dato, sta devastando le cose più belle che ha fatto per lui, perché le facesse crescere e dare frutti. Francesco, dopo aver visto le foto di 71 anni fa, va con la memoria al bombardamento di Roma del 1943, che colpì San Lorenzo, un atto “tanto grave, tanto doloroso”, dice, che però è niente rispetto a ciò che accade oggi e alle conseguenze di questa devastazione:
L’uomo si impadronisce di tutto, si crede Dio, si crede il Re. E le guerre: le guerre che continuano, non precisamente a seminare grano di vita. A distruggere. Ma, è l’industria della distruzione. E’ un sistema, anche, di vita che quando le cose non si possono sistemare, si scartano: si scartano i bambini, si scartano gli anziani, si scartano i giovani senza lavoro. Questa devastazione ha fatto questa cultura dello scarto. Si scartano popoli.
Ora che comincia il freddo, ci sono poveri che fuggono per salvare la loro vita, e vivono nel deserto, in tende, senza medicine, affamati, perché il dio-uomo si è impadronito del Creato, del bello che Dio ha fatto per gli uomini. Ma chi paga la festa?
Loro! I piccoli, i poveri, quelli che da persona sono finiti in scarto. E questo non è storia antica: succede oggi. Dirò di più: sembra che questa gente, questi bambini affamati, ammalati, sembra che non contino, che siano di un’altra specie, non siano umani. E questa moltitudine è davanti a Dio e chiede: “Per favore, salvezza! Per favore, pace! Per favore, pane! Per favore, lavoro! Per favore, figli e nonni! Per favore, giovani con la dignità di poter lavorare!”. Ma i perseguitati, tra loro, quelli che sono perseguitati per la fede…
E oggi, nel giorno di Tutti i Santi, il Papa chiede che il pensiero vada ai santi sconosciuti:
Peccatori come noi, peggio di noi, ma distrutti. A questa tanta gente che viene dalla Grande Tribolazione: la maggior parte del mondo è in tribolazione. E il Signore santifica questo popolo, peccatore come noi, ma lo santifica con la tribolazione.
Alla fine, dopo quella della devastazione, dopo quella delle vittime, ecco la terza immagine, quella di Dio e della sua benedizione: la speranza.
La speranza che abbia pietà del Suo popolo, che abbia pietà di questi che sono nella Grande Tribolazione. Anche, che abbia pietà dei distruttori e si convertano. E così, la santità della Chiesa va avanti: con questa gente, con noi che vedremo Dio come Lui è.
In questo mondo di devastazione, di guerre, di tribolazione, se vogliamo camminare verso il Padre, conclude il Papa, dobbiamo assumere l’atteggiamento delle Beatitudini, che ci salverà dalla distruzione “della Terra, del Creato, della morale, della Storia, della famiglia”. Un cammino che porta con sé anche cose brutte, e persecuzione, ma che porterà avanti il popolo che oggi soffre per l’egoismo dei fratelli devastatori, con la speranza di trovare Dio, e di diventare santi nel momento dell’incontro definitivo con Lui.
Il Signore ci aiuti e ci dia la grazia di questa speranza, ma anche la grazia del coraggio di uscire da tutto quello che è distruzione, devastazione, relativismo di vita, esclusione degli altri, esclusione dei valori, esclusione di tutto quello che il Signore ci ha dato: esclusione di pace. Ci liberi da questo, e ci dia la grazia di camminare con la speranza di trovarci un giorno a quattr’occhi con Lui.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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