Adriana Masotti – Città del Vaticano
Custodire la fede e confermare nella fede: è il tema a cui il Papa dedica l’omelia alla messa mattutina di oggi. A suggerire la sua riflessione la Prima Lettura tratta dagli Atti degli Apostoli che descrive un momento difficile all’interno della comunità di Antiochia.
Il disorientamento del popolo di Dio
“Abbiamo saputo che alcuni di noi, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con discorsi che hanno sconvolto i vostri animi”, scrivono a quei cristiani Pietro e gli apostoli, decidendo, insieme allo Spirito Santo, di reagire per riportare la pace. Ad Antiochia, con la lettera, inviano dunque Barnaba e Paolo e altri uomini fidati. E leggendo la lettera i cristiani si rallegrano – continua il racconto degli Atti – “per l’incoraggiamento che infondeva”. Quelli che si erano presentati a difendere la gente come “ortodossi della vera dottrina” – dice il Papa – “credendo di essere i veri teologi del cristianesimo” avevano disorientato il popolo: gli apostoli, i vescovi di oggi, lo confermano nella fede.
Il vescovo vigila e veglia
“Il vescovo – afferma Francesco – è quello che sorveglia, quello che vigila”, è la sentinella, “che sa guardare per difendere il gregge dai lupi che vengono”. La vita del vescovo “è coinvolta con la vita del gregge”.
Ma il vescovo fa qualcosa di più – prosegue il Papa – come il pastore fa la veglia. Una bella parola “per descrivere la vocazione del vescovo”, e spiega:
Fare la veglia significa coinvolgersi nella vita del gregge: Gesù distingue bene il vero pastore dall’impiegato, da quello che va a pagamento e non gli interessa se viene il lupo e se ne mangia una: non gli interessa. Invece, il vero pastore che fa la veglia, che è coinvolto nella vita del gregge, difende non solo tutte le pecore, difende ognuna, conferma ognuna e se una se ne va o si perde, va a cercarla e la riporta. E’ tanto coinvolto che non lascia che se ne perda una.
Il vescovo è vicino alla sua gente
Il vero vescovo conosce dunque il nome di ciascuna pecora “e questo – afferma Francesco – ci fa capire come Gesù ha concepito il vescovo: vicino”. E lo Spirito Santo ha dato al popolo cristiano il fiuto, la capacità di capire dove c’è un vero vescovo:
Quante volte abbiamo sentito: “Oh, questo vescovo! Sì, è buono, ma non si prende cura tanto di noi, è sempre indaffarato”, o “questo vescovo si immischia negli affari, è un po’ affarista e quello non va”, o “questo vescovo si occupa di cose che non vanno con la sua missione”, o “questo vescovo è sempre valigia-in-mano, sempre in giro, dappertutto”, o “chitarra-in-mano”, ognuno può pensare … E’ proprio … il popolo di Dio sa quando il pastore è pastore, quando il pastore è vicino, quando il pastore sa fare la veglia e dà la propria vita per loro. La vicinanza.
Che non manchi la custodia dei pastori
Così deve essere la vita di un vescovo e così la sua morte e il Papa cita l’esempio di San Turibio de Mogrovejo, morto in un piccolo villaggio indigeno, circondato dai suoi cristiani che gli suonavano la chirimía perché morisse in pace. E conclude:
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Preghiamo il Signore perché ci dia sempre buoni pastori, che non manchi alla Chiesa la custodia dei pastori: non possiamo andare avanti senza. Che siano uomini così, lavoratori, di preghiera, vicini, vicini al popolo di Dio … diciamolo in una parola: uomini che sappiano fare la veglia.