All’udienza generale, Francesco mette in guardia: «Siamo tentati di pensare che il creato sia una nostra proprietà». Appello per il Sud Sudan: guerra fratricida e emergenza alimentare
«Il cristiano non vive fuori dal mondo, sa riconoscere nella propria vita e in ciò che lo circonda i segni del male, dell’egoismo e del peccato»: il Papa dell’enciclica Laudato Si’ è tornato a mettere in guardia dal rischio che l’uomo consideri il creato una sua «proprietà», agendo con «orgoglio e voracità», nel corso dell’udienza generale, e ha fatto in particolare l’esempio dell’acqua, contaminata per sfruttare i minerali nonostante sia «una cosa bellissima» che «ci dà la vita».
Il cristiano, ha detto Jorge Mario Bergoglio, «è solidale con chi soffre, con chi piange, con chi è emarginato, con chi si sente disperato» e al contempo «ha imparato a leggere tutto questo con gli occhi della Pasqua», fondamento della speranza. Francesco ha concluso l’udienza con un appello per il Sud Sudan, teatro di un «conflitto fratricida» dove, ha detto il Papa, non bastano le «dichiarazioni» ma servono misure per risolvere l’emergenza alimentare.
«Spesso siamo tentati di pensare che il creato sia una nostra proprietà, un possedimento che possiamo sfruttare a nostro piacimento e di cui non dobbiamo rendere conto a nessuno», ha detto il Papa che, nella udienza tornata oggi in piazza San Pietro dopo il periodo invernale in Aula Paolo VI, ha proseguito un ciclo di catechesi sulla speranza cristiana. San Paolo «ci ricorda invece che la creazione è un dono meraviglioso che Dio ha posto nelle nostre mani, perché possiamo entrare in relazione con lui e possiamo riconoscervi l’impronta del suo disegno d’amore, alla cui realizzazione siamo chiamati tutti a collaborare, giorno dopo giorno. Quando però si lascia prendere dall’egoismo, l’essere umano finisce per rovinare anche le cose più belle che gli sono state affidate. E così è successo anche per il creato».
«Pensiamo – ha proseguito il Papa a braccio – all’acqua. L’acqua è una cosa bellissima e tanto importante; l’acqua ci dà la vita, ci aiuta in tutto ma per sfruttare i minerali, come si contamina l’acqua, si sporca la creazione e si distrugge la creazione. Questo è un esempio soltanto. Ce ne sono tanti. Con l’esperienza tragica del peccato, rotta la comunione con Dio, abbiamo infranto l’originaria comunione con tutto quello che ci circonda e abbiamo finito per corrompere la creazione, rendendola così schiava, sottomessa alla nostra caducità. E purtroppo la conseguenza di tutto questo è drammaticamente sotto i nostri occhi, ogni giorno. Quando rompe la comunione con Dio, l’uomo perde la propria bellezza originaria e finisce per sfigurare attorno a sé ogni cosa; e dove tutto prima rimandava al Padre Creatore e al suo amore infinito, adesso porta il segno triste e desolato dell’orgoglio e della voracità umani».
San Paolo, però, invita anche «a prestare ascolto ai gemiti dell’intero creato. Se facciamo attenzione, infatti, intorno a noi tutto geme: geme la creazione stessa, gemiamo noi esseri umani e geme lo Spirito dentro di noi, nel nostro cuore». Nello stesso tempo, però, «sappiamo di essere stati salvati dal Signore e già ci è dato di contemplare e di pregustare in noi e in ciò che ci circonda i segni della Risurrezione, della Pasqua, che opera una nuova creazione».
Il cristiano, quindi, «non vive fuori dal mondo, sa riconoscere nella propria vita e in ciò che lo circonda i segni del male, dell’egoismo e del peccato. È solidale con chi soffre, con chi piange, con chi è emarginato, con chi si sente disperato… Però, nello stesso tempo, il cristiano ha imparato a leggere tutto questo con gli occhi della Pasqua, con gli occhi del Cristo Risorto. E allora sa che stiamo vivendo il tempo dell’attesa, il tempo di un anelito che va oltre il presente, il tempo del compimento. Nella speranza sappiamo che il Signore vuole risanare definitivamente con la sua misericordia i cuori feriti e umiliati e tutto ciò che l’uomo ha deturpato nella sua empietà, e che in questo modo egli rigenera un mondo nuovo e una umanità nuova, finalmente riconciliati nel suo amore».
A conclusione dell’udienza, il Papa ha fatto appello per il Sud Sudan: «Destano particolare apprensione – ha detto – le dolorose notizie che giungono dal martoriato Sud Sudan, dove ad un conflitto fratricida si unisce una grave crisi alimentare che condanna alla morte per fame milioni di persone, tra cui molti bambini. In questo momento è più che mai necessario l’impegno di tutti a non fermarsi solo a dichiarazioni, ma a rendere concreti gli aiuti alimentari e a permettere che possano giungere alle popolazioni sofferenti. Il Signore sostenga questi nostri fratelli e quanti operano per aiutarli».
Il Papa ha salutato, tra gli altri, l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, monsignor Renato Boccardo, l’Abate di Montecassino Dom Donato Ogliari e l’Abate di Subiaco Dom Mauro Meacci, i partecipanti alla manifestazione contro il bullismo con il vescovo di Palestrina, monsignor Domenico Segalini, e i membri dell’Operazione Navale Sophia, finalizzata alla prevenzione di tragedie di esseri umani nel Mediterraneo.
A conclusione dell’udienza si è svolto un breve spettacolo di circo del Rony Rollers Circus, che il Papa ha ringraziato dicendo: «Loro fanno bellezza e la bellezza ci porta a Dio, è una strada per arrivare a Dio: continuate a fare bellezza, continuate che ci fate bene a tutti noi».
Prima dell’udienza in piazza San Pietro, Francesco ha incontrato, nell’auletta dell’aula Paolo VI, i familiari delle vittime dell’attentato terroristico avvenuto nella capitale bengalese Dacca nella notte tra il 1° e il 2 luglio scorsi.
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di IACOPO SCARAMUZZI per Vatican Insider
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