Giada Aquilino – Città del Vaticano
Aprirci “pienamente” a Gesù, riconoscendo nella vita di tutti i giorni i segni della sua “presenza vivificante”. Questa l’esortazione di Papa Francesco all’Angelus in Piazza San Pietro nella seconda domenica del tempo “ordinario, comune” che, spiega il Pontefice, segue Gesù “nella sua vita pubblica, nella missione per la quale il Padre lo ha inviato nel mondo”.
Prendendo spunto dall’odierno brano evangelico di Giovanni sulle nozze celebrate a Cana di Galilea, il Papa fa notare che è alla festa di un matrimonio che si assiste all’inizio dei “segni” compiuti da Gesù, cioè al “primo dei miracoli” che Egli fece “non per suscitare meraviglia” ma “per rivelare l’amore del Padre”.
Non è casuale che all’inizio della vita pubblica di Gesù si collochi una cerimonia nuziale, perché in Lui Dio ha sposato l’umanità: è questa la buona notizia, anche se coloro che l’hanno invitato non sanno ancora che alla loro tavola è seduto il Figlio di Dio e che il vero sposo è Lui. In effetti, tutto il mistero del segno di Cana si fonda sulla presenza di questo sposo divino, Gesù, che comincia a rivelarsi. Gesù si manifesta come lo sposo del popolo di Dio, annunciato dai profeti, e ci svela la profondità della relazione che ci unisce a Lui: è una nuova Alleanza di amore.
Proprio nel contesto dell’Alleanza, osserva Francesco, si comprende “pienamente” il senso del simbolo del vino, che è al centro di questo miracolo. Al culmine della festa, il vino è finito; sarebbe stata una “figuraccia” per quella gente – riflette Francesco – “continuare la festa con acqua”: “l’acqua è necessaria per vivere, ma – aggiunge – il vino esprime l’abbondanza del banchetto e la gioia della festa”.
Trasformando in vino l’acqua delle anfore utilizzate “per la purificazione rituale dei Giudei”, Gesù compie un segno eloquente: trasforma la Legge di Mosè in Vangelo, portatore di gioia.
Allora come oggi, riflette il Papa, le parole di Maria ai servitori: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela” sono una “preziosa eredità” che la “nostra Madre” ci ha lasciato.
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In queste nozze, davvero viene stipulata una Nuova Alleanza e ai servitori del Signore, cioè a tutta la Chiesa, è affidata la nuova missione: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”. Servire il Signore significa ascoltare e mettere in pratica la sua parola. È la raccomandazione semplice ed essenziale della Madre di Gesù, è il programma di vita del cristiano.
Francesco spinge quindi a rivolgersi in ogni “esperienza” della vita a Maria.
Quando siamo in situazioni difficili, quando avvengono problemi che noi non sappiamo come risolvere, quando sentiamo tante volte ansia e angoscia, quando ci manca la gioia, andare dalla Madonna e dire: “Non abbiamo vino. E’ finito il vino: guarda come sto; guarda il mio cuore, guarda la mia anima”. Dirlo alla Madre. E Lei andrà da Gesù a dire: “Guarda questo, guarda questa: non ha vino”. E poi, tornerà da noi e ci dirà: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”.
Per ognuno di noi, prosegue, “attingere dall’anfora equivale ad affidarsi alla Parola e ai Sacramenti” per sperimentare la grazia di Dio “nella nostra vita”, in modo da poter esclamare: “Tu hai tenuto da parte il vino buono finora”.
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