Ora spetterà al Senato dire la parola definitiva, ma è improbabile che si possa arrivare a un ribaltamento del verdetto, anche se i socialisti non godono della maggioranza.
La riforma approvata dalla Camera bassa è il risultato della volontà della maggioranza socialista di “andare oltre” e in un certo senso completare la legge Leonetti del 2005, completandola. Il risultato è stata una bozza, firmata dal deputato socialista Alain Claeys e dallo stesso Jean Leonetti (neogollista) imperniata sull’introduzione del cosiddetto “diritto a una sedazione profonda e continua fino al decesso” per i pazienti affetti da malattie giudicate inguaribili che ne faranno richiesta, con conseguente sospensione di alimentazione e idratazione.
Il testo rende vincolanti le “direttive” dettate dal paziente per rifiutare l’accanimento terapeutico. “Dormire prima di morire per non soffrire”: questo, in sintesi, lo spirito del nuovo progetto legislativo, secondo quanto riferito dallo stesso Jean Leonetti. La nuova legge esclude la possibilità di eutanasia e di suicidio medicalmente assistito.
Obiezioni erano state sollevate anche dalla Accademia di medicina, il cosiddetto “Parlamento dei medici”, le cui preoccupazioni erano legate a “una interpretazione erronea, abusiva o tendenziosa del termine sedazione”. Ma, come è evidente, i parlamentari non ne hanno tenuto conto. Così come non si è tenuto conto della vasta mobilitazione del collettivo “Lenire senza uccidere” (Soulanger mai pas tuer
), composto da molte associazioni, tra cui alcune di personale medico e paramedico, che hanno denunciato il carattere potenziale di “eutanasia mascherata” della sedazione terminale. Il Coordinamento ha organizzato manifestazioni nelle principali città della Francia e lo scorso gennaio la Marcia ha avuto l’incoraggiamento di Papa Francesco. Tra i imori c’è anche quello che la nuova legge possa scoraggiare la ricerca e l’applicazione delle cure palliative.“Ci congratuliamo per il sostegno molto ampio sulla proposta di legge sul fine vita”, ha scritto su Twitter il premier Manuel Valls. Nei giorni scorsi, la maggioranza dell’aula aveva respinto i circa settanta emendamenti – presentati da alcuni esponenti della stessa maggioranza socialista, ecologisti e radicali della gauche – che puntavano a legalizzare il suicidio assistito e l’eutanasia. Il ministro
della Salute, Marisol Touraine, che nel 2009 difese una proposta di legge per un “aiuto attivo a morire”, aveva chiesto nei giorni scorsi di “non forzare la società francese” e accettare “il progresso significativo” dell’attuale progetto di legge.
Lunedì scorso, dalle colonne del quotidiano le Monde, cinque leader religiosi – un cattolico, un protestante, un ortodosso, un ebreo e un
musulmano – avevano lanciato insieme un avvertimento: “Chiediamo
che questa legge civile sia civilizzatrice, ovvero che aiuti a vivere e morire, senza mai accorciare la vita, senza mai decidere di dare la morte”.
Fonte. Avvenire
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